C’è un filo rosso che collega piazza Fontana e le stragi di mafia del biennio ’92-’93 ed è il sistematico tentativo, da parte di poteri occulti e pervasivi, di sconvolgere, stravolgere e modificare drasticamente il corso della storia italiana, smantellando i principî della Costituzione anti-fascista nata dalla Resistenza.
Giuliano Turone, magistrato di lungo corso e narratore storico di prim’ordine, racconta da par suo questo delicato periodo, analizzando in profondità i singoli eventi ma, soprattutto, ricostruendo il quadro d’insieme, che è ciò che più fa arrabbiare i fascisti vecchi e nuovi, intenzionati a riscrivere la vicenda nazionale a loro piacimento. Ecco, dunque, che tornano in scena il Berlinguer del compromesso storico, vittima dell’attentato a Sofia ad opera dell’universo sovietico che ne avversava la propensione riformista, e il Moro del covo delle BR, vittima del terrorismo italiano e dei fautori della “logica di Jalta”, cui aveva cercato di ribellarsi in nome dell’indipendenza del nostro Paese e di un pieno coinvolgimento di tutti gli attori politici nell’esercizio democratico. E ancora: la stazione di Bologna, il caso Carnevale, l’intreccio perverso fra poteri dello Stato e poteri criminali, l’eversione e altri orrori che hanno cambiato in peggio l’Italia e gli italiani. Crimini inconfessabili, per l’appunto, con conseguenze drammatiche per il nostro stare insieme, in un contesto sempre più fragile, sfibrato e caratterizzato dalla sfiducia di una cittadinanza che non ci crede più e quindi non vota. Eppure, ci tiene a sottolineare Turone, una reazione civile c’è stata; pertanto, non tutto è perduto, neanche in questa stagione di revisionismo storico imperante.
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