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No all’accordo Rama-Meloni, no ai CPR. Manifestazione in corso in Albania

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È in corso in Albania la mobilitazione del Network Against Migrant Detention contro il patto Rama-Meloni, per la chiusura definitiva dell’hotspot di Shëngjin e il centro di detenzione di Gjäder.

Dal primo dicembre  un gruppo di oltre 150 attiviste e attivisti ha manifestato al porto di Shëngjin con diversi striscioni contro il protocollo e i lager di Stato.

“Il protocollo Rama-Meloni è un progetto neocoloniale, nascosto dietro la facciata di “amicizia” e “cooperazione” tra Italia e Albania. Noi però ricordiamo le violenze della polizia italiana nei confronti di tutte le persone albanesi migrate verso le coste italiane. Sappiamo anche che l’accordo non è che è un ulteriore tentativo di esternalizzare il controllo dei confini”, è stato detto dal megafono.

Dal presidio davanti al porto le persone si sono mosse in corteo attraversando la cittadina, scandendo a gran voce: “Marrëveeshja ilegale, rezistenca globale” “l’accordo è illegale, la resistenza è globale”.

Il corteo è poi terminato sulla spiaggia a pochi passi dall’hotspot, dove è stata composta una grande scritta “NO LAGER”, in aperta denuncia della disumanità della detenzione di persone in movimento all’interno di questi centri.

“Siamo tutti qui grazie alle compagne e i collettivi albanesi e della diaspora in Italia, che per primi si sono attivati contro l’accordo Italia Albania, che ci hanno accolto calorosamente e permesso di organizzare questa iniziativa storica”, è stato detto al microfono.

“Siamo noi l’amicizia storica italo-albanese! Non la partnership ai vertici tra Rama e Meloni, che è invece neocolonialismo criminale e che la Von der Leyen ha definito un modello per tutta l’Europa. Un modello che vuole impedire a tutti i costi l’arrivo delle persone sulle coste italiane ed europee. Che ha permesso di portare avanti delle vere e proprie deportazioni direttamente dal mare, prolungando la sofferenza e il disagio delle persone sopravvissute a naufragi, che invece di essere sbarcate nel porto sicuro più vicino, vengono portate in territorio extra-UE, dove ora delocalizziamo i nostri hotspot e CPR: dei non-luoghi degradanti, ora ancora più lontani per renderli ancora più invisibili. Vergogna! Quello che è avvenuto in questo porto a Shengjin e nel CPR a Gjader ha alzato l’asticella dell’orrore delle politiche migratorie italiane ed europee. L’accordo è sospeso in attesa della pronuncia della Corte di Giustizia Europea, che si esprimerà sulla lista italiana dei Paesi sicuri, ma saremmo ingenue a pensare che questo basti a fermare queste politiche. Il protocollo Italia-Albania è una sperimentazione del Patto UE su migrazioni e asilo, che ha l’esternalizzazione e la detenzione al centro del meccanismo. Qui affermiamo ancora una volta – hanno concluso – che nessun Paese è sicuro se non sono tuttə al sicuro! E che NESSUNA persona dev’essere deportata e rinchiusa per aver esercitato la propria libertà di movimento. Oggi siamo qui per esprimere la nostra rabbia. La rabbia contro un governo che opprime i corpi e le libertà di tutti noi. Lo fa attraverso strumenti repressivi come il ddl “sicurezza”, ovvero il ddl paura, che criminalizza il dissenso e l’autodeterminazione delle persone migranti e che risponde col carcere a qualsiasi problema sociale. Esprimiamo un NO chiaro e definitivo a tutto questo e di fronte a questo hotspot, simbolo di un nuovo scenario che si vuole imporre a tutta l’Europa, gridiamo NO a questo sistema di respingimento e detenzione automatica delle persone. Chi viene soccorso in mare dalle autorità italiane dev’essere sbarcato in Italia, nel porto sicuro più vicino. Vogliamo la chiusura dei centri di Gjader e Shengjin e l’annullamento definitivo dell’accordo.

Pretendiamo l’abolizione della detenzione amministrativa e che i CPR in Albania, in Italia, ovunque, vengano smantellati. I nostri occhi vigileranno su ogni luogo di oppressione e segregazione. Denunceremo, e ci mobiliteremo. Per ogni persona deportata. Per ogni corpo oppresso. Siamo tutte vulnerabili. Libertà di movimento per tutti e tutte!”

 

(da Pressenza)

(Nella foto il il centro di detenzione di Gjäder)


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