“Con loro come loro” (Paoline), pubblicato a fine agosto e frutto del lavoro di Gennaro Giudetti e Angela Iantosca, è il viaggio che Gennaro, operatore umanitario, ha scelto di compiere da 14 anni, vivendo al fianco di chi è considerato ultimo. Un viaggio in cui i numeri diventano storie e volti, braccia tese, mani che si allontanano.
Era un ragazzo difficile Gennaro finché si è trovato di fronte a chi non aveva nulla e che in lui ha visto solo un giovane arrivato in Albania per dare una mano.
Un viaggio che comincia in mare, con i salvataggi e prosegue nei campi profughi del Libano e in Colombia con la Comunità di pace che all’odio risponde con l’amore. In Ucraina e poi negli ospedali di Codogno e dello Yemen durante l’emergenza Covid e in Kenya tra gli ultimi degli ultimi dove chi non rispetta le regole viene bruciato vivo nei copertoni abbandonati delle auto. Dove i bambini non conoscono il mare e che per dimenticare la fatica del vivere fumano colla tutto il giorno.
A distanza di due mesi dalla prima pubblicazione del libro, ora, una nuova edizione che ha al suo interno il capitolo “Gaza”. Da giugno ad agosto 2024, infatti, Giudetti ha lavorato nella striscia di Gaza per la risposta all’emergenza umanitaria.
“Abbiamo pensato fosse necessario riportare questa esperienza così forte e segnante per Giudetti e le Edizioni Paoline hanno immediatamente sposato questa idea”, spiega Angela Iantosca autrice del testo con Giudetti.
Gennaro ha potuto toccare con mano ciò che sta capitando in quel territorio in cui non può entrare la stampa internazionale ed era fondamentale il suo racconto per far conoscere “quelle ferite e quegli esseri umani disumanizzati da una guerra che vuole colpire i terroristi, ma piega la gente. La umilia privandola di tutto: anche degli assorbenti, che costano decine di euro al pacco. E dei deodoranti. E dell’acqua. E di una casa. Di un letto. Delle strade. Del mare che non si può toccare. Di un luogo in cui stare entro quel fazzoletto di terra lungo quarantuno chilometri e largo dodici. Si vive di attese, a Gaza: attesa di cibo che non arriva, attesa che il sibilo del drone diventi una esplosione, attesa di una notizia, attesa del silenzio e che quel silenzio finisca. Attesa della morte. Perché a Gaza chi sino a ora è sopravvissuto è questo che sta attendendo: il quando, non il se” (passo tratto dal libro).