Hanno stipendi molto bassi, come la grande fuga in Europa del Nord dimostra, sono decurtati da un governo di destra che vuole marginalizzarne il ruolo pubblico in materia di salute, sono picchiati… ma chi la deve difendere la Sanità Pubblica se i cittadini titolari italiani non si rendono conto della truffa in atto?
Ieri tutta la Sanità pubblica ha scioperato, oltre mille medici e infermieri hanno manifestato a Roma, ma non c’è stata particolare attenzione da parte dei cittadini e, francamente, neanche dei media. Non riusciamo a capire che senza una sanità pubblica di alto livello, come in Italia abbiamo avuto per una ventina di anni, neanche chi, come noi giornalisti ha una assicurazione privata, è al riparo da guai molto seri per la propria salute.
I soldi alla sanità cominciarono a toglierli il governo Berlusconi (i tagli lineari di Tremonti) e il governo Monti (il patto di stabilità), continuarono i governi successivi, qualcuno più qualcuno meno, fino ad arrivare al trucco del governo Meloni che finge di stanziare di più e invece taglia ancora. I medici avranno 14 ore di più al mese, gli infermieri 7.
Il tutto nel delirio della disorganizzazione e del mancato ricambio dei turn over, a partire dai medici di base, quelli di medicina generale, che per molti paesi decentrati sparsi nel nostro territorio sono ormai un lontano ricordo.
Il governo attuale, addirittura, chiede una deroga al patto di stabilità per le armi e non per la salute degli italiani, il sottosegretario alla salute Gemmato fa pubblicità ai propri ambulatori privati baresi che non hanno le liste di attesa del servizio sanitario nazionale, non si tassano gli extra profitti delle banche ma si continuano a chiudere piccoli presidi sanitari sul territorio.
Le colpe della politica sono quindi enormi, ma la sensazione è che i cittadini siano ormai talmente scoraggiati da non lottare più per salvare il sistema sanitario che durante la pandemia sembrava un tempio intoccabile e che poteva e doveva essere potenziato con il progetto, ancora eccellente, delle case della salute. Al netto degli scalmanati che al posto della rassegnazione mettono gli assalti fisici ai medici dei pronto soccorsi accusati di ogni nefandezza mentre sono come soldati in trincea alla mercè dei cannoni nemici (la burocrazia, la disorganizzazione, l’insufficienza dei numeri, la mancanza di posti letto, la obsolescenza dei macchinari).
Dobbiamo svegliarci anche noi e porre al centro della difesa dei diritti quello alla salute e alle cure per tutti.
Altro che autonomia differenziata, l’Italia ha bisogno di un indirizzo sanitario innovativo e forte a livello centrale che possa calarsi attraverso le regioni sul territorio ma in modo omogeneo.