Cosa chiedono gli studenti italiani

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Non ci provate!
Così parlò Giuseppe Valditara: “Valditara a testa in giù”, urlavano sotto il Ministero. E sarebbero questi gli interlocutori democratici? La scuola italiana non ha bisogno di replicanti degli estremisti degli anni ’70”.
Così parlò, invece, Giorgia Meloni: “Anche oggi abbiamo assistito a inaccettabili scene di violenza e caos in alcune piazze, ad opera dei soliti facinorosi. Diversi agenti delle Forze dell’Ordine sono finiti al pronto soccorso a causa di ordigni e scontri. La mia totale solidarietà va a tutti gli agenti feriti, con l’augurio di una pronta guarigione. Spero che certa politica smetta di proteggere o giustificare queste violenze e si unisca, senza ambiguità, nella condanna di episodi così gravi e indegni”.

Ora, qui saremo netti. Posto che condanniamo da sempre ogni violenza, chiunque sia a commetterla, ci teniamo a far presente ai massimi esponenti di questo governo e all’intera maggioranza che utilizzare la piattaforma social del loro amico Musk per mettere alla berlina un movimento studentesco che si batte in nome della dignità e dei diritti di ragazze e ragazzi, contro gli ennesimi favori alle scuole paritarie, mentre quella pubblica crolla a pezzi, e in nome del popolo palestinese, da oltre a un anno sottoposto a una carneficina per la quale ormai mancano parole e aggettivi, non è tollerabile. Che degli adulti non siano in grado di prestare ascolto a piazze unanimi nel condannare i provvedimenti dell’esecutivo, che vadano avanti come carri armati senza fermarsi di fronte a nulla e a nessuno e che puntino incessantemente sullo scontro rende l’idea di dove vogliano arrivare. Al che diciamo a questi signori: non ci provate! Qualunque cosa abbiate in mente, lasciate perdere. Questo Paese, infatti, non può vivere in un clima di perenne scontro, con tensioni crescenti, furie incontrollabili ed estremismi che ne percorrono le vene da Nord a Sud.
Già aver consentito a dei fascisti conclamati di offendere la memoria della Strage di Bologna, innescando proteste sacrosante, fortunatamente non sfociate in azioni ben più gravi di quelle cui abbiamo assistito, già questo la dice lunga sull’indirizzo che state seguendo. Prendersela ora con studenti e studentesse che cercano il proprio futuro in un’Italia ridotta allo stremo, nella quale nessuno li ascolta né si sforza minimamente di comprenderli, però, costituisce il salto di qualità. E lasciate perdere anche gli anni Settanta, o meglio: studiateveli prima di parlarne. Qui, difatti, nessuno ha sparato, nessuno ha messo bombe, nessuno ha dato vita a organizzazioni terroristiche, nessuno ha lanciato proclami eversivi e nessuno ha compiuto spese proletarie e simili. Semmai, una generazione umiliata, irrisa e massacrata da molteplici governi sta cercando di affacciarsi sulla scena pubblica con manifestazioni composte di dissenso. Abbiatene rispetto e non vi trincerate dietro a un volto imbrattato: la politica deve saper affrontare anche gli eccessi dell’adolescenza, compresa la più spettinata e combattiva.
Il resto si chiama repressione e vogliamo ben sperare che non sia questo il vostro intento, anche perché ne conosciamo le conseguenze.

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