Nei prossimi giorni si terrà nell’area altoadriatica l’iniziativa “Fari di Pace”, promossa da Pax Christi insieme agli storici coorganizzatori della Marcia per la Pace di ogni 31 dicembre (Commissione CEI Problemi sociali e del Lavoro, Caritas Italiana, Azione Cattolica Italiana, Focolari Italia, e Agesci) e, per questa edizione, insieme alle medesime realtà coniugate a livello locale, altre legate sempre al territorio: in primis la Diocesi di Trieste, poi Acli, Uciim, Accri, Sant’Egidio, Centro “Balducci” e Articolo 21.
L’iniziativa coglierà inoltre il passaggio in regione della World March for Peace and Nonviolence, la 3a Marcia mondiale per la Pace e la Nonviolenza, promossa dall’Associazione internazionale “Mondo senza guerre e senza violenza” e partita il 2 ottobre scorso da San Josè, in Costa Rica, per farvi ritorno il 5 gennaio p.v.
Ma cos’è “Fari di Pace”? Nasce nel 2022 come esigenza di un momento di riflessione e confronto sulla Pace a sostegno dell’art. 11 della Costituzione («L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali») e della Legge 185/90, che prevede la pubblicazione delle operazioni di export di armi e l’elenco delle banche che le finanziano e ne offrono servizi. A fronte di quella saggia Legge, si deve purtroppo evidenziare la sua progressiva disattesa applicazione fino ad arrivare alla proposta di modifica, in discussione in Parlamento, per un traffico d’armi sempre meno trasparente.
Al fine di partire da basi solide, in questi anni gli organizzatori si sono avvalsi della preziosa collaborazione dell’Associazione Weapon Watch, che ha condiviso contatti sindacali e politici oltre a competenze utilissime sul piano del monitoraggio delle attività in materia di movimentazione armi e di altro materiale militare. La convinzione, frutto di evidenze pervenute anche da tali dati, è che le guerre comincino proprio dai porti, dove generalmente s’imbarcano le armi. E possono aver inizio perché c’è chi le foraggia e fornisce loro servizi finanziari per farne commercio e profitto in un contesto di progressivo, accelerato e pericolosissimo riarmo.
Legato a questo, il continuo crescere della spesa militare italiana, che il ministro degli Esteri Tajani ha confermato di voler ulteriormente innalzare per raggiungere la quota del 2% del Pil, come richiesto con insistenza dalla Nato: per il 2025 si attesterebbe sui 32 miliardi di euro, record storico con un aumento del 12,4% rispetto al 2024 e del 60% sul decennio.
Per questi motivi “Fari di Pace” ha iniziato a illuminare il porto di Genova nel 2022, sostenendo in particolare quei lavoratori portuali obiettori che si erano opposti, come i colleghi di altri porti come Livorno per casi analoghi, al carico delle armi in partenza su una nave saudita destinate ad alimentare il conflitto nello Yemen.
È tradizione che a ogni tappa venga consegnata all’Autorità Portuale una lettera per chiedere la vigilanza al rispetto delle leggi che vietano il caricamento ed il transito di navi che portano armi a Paesi in guerra.
Dopo aver illuminato anche i porti di La Spezia, Napoli, Bari – dove è nato l’Osservatorio della produzione bellica in terra pugliese – e Ravenna, l’edizione 2024 di “Fari di Pace” approda a due porti della terra giuliana, vicini e sotto la medesima Autorità portuale (Trieste e Monfalcone), ma al medesimo tempo non può non guardare a quelli d’oltre confine poco distanti (Capodistria-Koper in Slovenia e Fiume-Rjeka in Croazia) e alla situazione del territorio che vede, a esempio, ad Aviano, nel pordenonese, la presenza presso la Base Usaf di una cinquantina di bombe nucleari (lo scorso mese di febbraio è stata presentata un’interrogazione parlamentare e la Tavola per la Pace del Fvg ha denunciato il prefetto di Pordenone per non aver mai fornito informazioni adeguate sui piani di emergenza nucleare a quella Base).
Anche se il commissario dell’Autorità di sistema portuale Torbianelli afferma che il porto di Trieste sia un porto fondamentalmente commerciale, che non sia un avamposto della Nato e vi siano regolamenti molto forti sul transito di armi ed esplosivi, è assodato che vi si esportino grandi quantità di armi, tanto da risultare nel 2022 al 3° posto tra le province italiane (ma si tenga conto che Istat oscura i dati di province come La Spezia e Cagliari).
Inoltre diverse aziende tra i principali produttori nel settore difesa hanno sede o stabilimenti a Trieste e Monfalcone (Next; Fincantieri che, sempre più in sinergia con Leonardo, si è aggiudica commesse per navi da guerra destinate a esempio in Egitto, oltre che in Arabia Saudita), Cormons (Cmf2 Lavorazioni Meccaniche), Villesse (le aziende del gruppo Goriziane con la manutenzione dei mezzi blindati dell’esercito), Ronchi dei Legionari (Leonardo, che costruisce i grandi droni Falco, venduti anche al Pakistan, e i simulatori di volo per l’addestramento dei piloti e del personale operativo), Savogna d’Isonzo (Pipistrel per i velivoli elettrici),…
«In un’economia di pace – ha spiegato Roberto Cingolani, a.d. di Leonardo nel febbraio 2024, presentando il bilancio del gruppo e le prospettive future – l’antitrust garantisce l’economia di mercato, ma ora siamo in un’economia quasi di guerra e bisogna chiarire quali sono le priorità, a mio parere dal punto di vista dei cittadini ora la priorità è la difesa». In generale la proposta dei “Fari di Pace” si propone di contrastare le due affermazioni apodittiche di Cingolani, sia sul punto dell’efficacia dell’antitrust, che su quella della presente priorità della difesa, che implicitamente si giustifica con l’allarme collettivo e su una fragilità italiana (ed europea) data per scontata.
Il primo appuntamento, in collaborazione con il Comune di Trieste, si svolgerà, nel capoluogo giuliano nel pomeriggio di martedì 19 novembre, a partire dalle ore 16, presso la Sala “Luttazzi” al Magazzino 26 del Porto Vecchio.
All’introduzione di Norberto Julini, coordinatore di Pax Christi, e all’accoglienza delle staffette della 3° Marcia mondiale della Pace a cura di Alessandro Capuzzo, con un video saluto di Raphael De La Rubia e una rassegna di foto della Marcia, seguiranno gli interventi di Paolo Iannaccone, presidente del Centro “Balducci” sull’ecclesialità di “Fari di Pace” a partire dalla Pacem in Terris di Giovanni XXIII; di Carlo Tombola di Weapon Watch su guerra e logistica dei porti dell’Adriatico; di Carlo Cefaloni, giornalista di Città Nuova sulla sfida di un laboratorio permanente di riconversione industriale oggi in Italia per andare al cuore della democrazia economica; di José Nivoi, rappresentante e portavoce del Collettivo autonomo Lavoratori portuali di Genova su i portuali genovesi contro la guerra, e di Antonio Pittelli, segretario generale Fit Cisl del Fvg sulla sfida di costruire un futuro giusto tra ideali e realtà.
La consegna della lettera all’Autorità portuale e l’intervento della stessa Autorità portuale verranno accompagnate dalle parole del vescovo di Trieste, Enrico Trevisi.
Concluderà l’incontro Nicolò Spanghero, che presenterà in un reading letterario-musicale la simulazione di un incidente nucleare alla Base di Aviano.