Il trionfo di Trump una sfida per l’Europa. Il fallimento di chi aveva previsto un serrato testa a testa per la Casa Bianca
“God bless America“, dice ogni buon politico statunitense, a conclusione del suo discorso. Va aggiornato, al buon Dio tocca un compito supplementare, ora che Donald Trump è stato rieletto presidente: “God bless the world“, benedica il mondo intero.
È comunque curioso che appena ventiquattr’ore dopo l’elezione di Trump tutti gli osservatori, gli analisti, gli inviati sappiano spiegarci le ragioni che hanno indotto milioni di americani a dargli fiducia nonostante quello che è, che ha fatto, che promette di fare. Curioso che “oggi” sappiano spiegare tutto, mentre fino alla vigilia del voto era tutto un inno e un peana a Kamala Harris, la candidata democratica incoronata quale vittoriosa alla testa di milioni di donne che avrebbero disobbedito, nel segreto dell’urna, alle indicazioni dei loro mariti e compagni. Purtroppo, non è andata così.
Curioso anche ci abbiano assicurato che sarebbero occorsi giorni se non settimane per avere i risultati delle elezioni americane. Invece no: in poche ore i risultati…Ancora una volta invece di raccontare l’America ci siamo raccontati l’America. Forse invece di andare dove ci portava il cuore, si doveva andare in un market… Non nel lussuoso e fascinoso Food on a budget di Grand Central Station di Manhattan; piuttosto in un market periferico di qualche paesino della “cintura” di New York, o anche solo allungarsi nel Bronx o a Queens… se avessimo provato a chiedere a quelle signore che comperano uova e patate quanto le pagano, quanto le hanno pagate un anno fa…
Sì, con Joe Biden e la sua erede Kamala Harris l’economia nel suo complesso va bene, l’occupazione sale… Però quelle uova e quelle patate costano sempre di più. Anche il biglietto dell’autobus e l’abbonamento sono aumentati. Forse questi costi “spiccioli” hanno avuto un peso non irrilevante nella scelta di chi mandare alla Casa Bianca. Più di Ucraina e Medio Oriente. Forse quelle migliaia di persone che ogni giorno da ogni sobborgo del New Jersey sbarcano al Port Authority per poi avviarsi al lavoro nella Big Apple, sì è vero: si trovano davanti alla maestosa sede del “New York Times” che invita a votare per Kamala Harris e mette in guardia dal pericolo Trump, dipinto come un presidente perfino peggiore di James Buchanan. Però più che al raffinato e colto endorsement, a loro pesa il costo delle uova mangiate a colazione, pensano a quanto costano le patate della cena…
In fin dei conti è la vecchia lezione: lo slogan coniato da James Carville, stratega politico di Bill Clinton: “It’s the economy stupid!“. Era il 1992, George H.W. Bush, dopo la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell’URSS sembrava imbattibile. Vinse Clinton, grazie appunto all’economia: al denaro che l’elettore vedeva in concreto entrare e uscire dalle sue tasche.
Di sicuro andranno studiate, queste elezioni USA: Trump apparentemente ha fatto di tutto per perderle, e le ha invece vinte. Chissà: forse, per paradosso, da un Trump potrà venire perfino un bene: l’Europa, che è poco più di un’espressione geografica, forse si deciderà a diventare davvero Stati Uniti d’Europa, dando corpo a quel sogno che da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi poi si è dipanato in Adenauer, De Gasperi, Schuman. Forse il Partito Democratico americano tornerà da Marte dove attualmente si trova, e tornerà ad essere credibile alternativa all’oggi trionfante partito repubblicano di Trump, Vance e Musk…