Tra gli obiettivi rientrano difesa della Costituzione, della libertà di espressione e promozione dei diritti
Gli attuali referenti nel territorio sono i giornalisti Sara Lucaroni, Francesco Caremani e Gloria Peruzzi
AREZZO – Costituito ad Arezzo il presidio di “Articolo 21, liberi di…”, l’associazione che riunisce giornalisti, scrittori, registi o giuristi uniti dalla comune volontà di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero. Difesa di costituzione, libertà di stampa e diritti, parità di genere e di generi, legalità e antifascismo sono alcuni degli obiettivi che hanno sostenuto la nascita di un movimento che collaborerà con associazioni e realtà del territorio affini per sensibilità e impegno. Il nuovo presidio di “Articolo 21, liberi di…” dà seguito a esperienze già avviate in città quali Lucca, Firenze e Rosignano Marittimo, andando a rafforzare la presenza e l’attivismo dell’associazione in Toscana. Gli attuali referenti nel territorio sono i giornalisti aretini Sara Lucaroni (nella foto), Francesco Caremani e Gloria Peruzzi. «In questi tempi così difficili – spiega Sara Lucaroni, – in cui l’Italia è fanalino di coda in Europa per la libertà di stampa, in cui la Costituzione e i suoi principi sono sotto attacco, in cui la giustizia sociale è in fondo all’agenda politica, in cui la pace è bollata come folclore idealista e in cui la democrazia è indebolita da populismi e sovranismi, vogliamo essere una presenza nel territorio attenta ai fatti e pronta a fare da collante per tutte quelle realtà che ogni giorno si impegnano nel concreto e condividono i valori custoditi nella Costituzione».
“Articolo 21, liberi di…” nasce il 27 febbraio 2002, fondata dai giornalisti Federico Orlando (già collaboratore di Indro Montanelli), Sergio Lepri (già direttore dell’Ansa), Giuseppe Giulietti e l’avvocato Tommaso Fulfaro. Con decine di presidi in tutto il territorio nazionale, riunisce giornalisti, giuristi, economisti, esponenti del mondo della comunicazione, della cultura e dello spettacolo. Da allora sono state centinaia le campagne promosse su scala nazionale, a partire da quella contro la cacciata di Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi dalla Rai per volontà politica. E altrettante le denunce di episodi di attacchi, mobbing, censure e intimidazioni subiti da giornalisti, registi, autori, magistrati, scrittori, che talvolta hanno pagato con la vita: da Ilaria Alpi a Mario Paciolla, da Andrea Rocchelli a Giulio Regeni, passando per Daphne Caruana Galizia e i giornalisti uccisi a Gaza. Una quotidiana attività di “illuminazione mediatica” è stata inoltre dedicata a temi di stretta attualità quali la legalità, la pace, la giustizia sociale, l’inclusione, la sicurezza sul lavoro o l’immigrazione. Dal 21 dicembre 2017, l’associazione è presieduta a livello nazionale da Paolo Borrometi, giornalista antimafia costretto a vivere sotto scorta, mentre Barbara Scaramucci è la presidente onoraria e la portavoce è Elisa Marincola. Il sito è un quotidiano online, www.articolo21.info, diretto da Stefano Corradino (giornalista di Rai News). «L’associazione è un arricchimento fondamentale per la nostra comunità – aggiunge Gloria Peruzzi. – Viviamo in tempi in cui diritti e libertà, troppo spesso dati per scontati, sono sempre più sotto minaccia. Il presidio aretino vuole essere uno spazio aperto a chiunque condivida l’impegno nella promozione di una cultura di pace, inclusione e rispetto».
Aperto a collaborazioni, idee e progetti provenienti dal territorio, il presidio aretino di “Articolo 21, liberi di…” ha l’obiettivo di essere un nuovo punto di riferimento in città per chi intende promuovere la libertà di manifestazione del pensiero secondo il principio contenuto nell’Articolo 21 della Costituzione italiana, da cui il nome dell’associazione), con l’intenzione di affermare il “no” ai bavagli e alla censura nel mondo dell’informazione, della comunicazione e della cultura. «Il mondo dello sport non è mai stato neutrale, come si è storicamente e ipocritamente affermato, lì dove razzismo, fascismo, antisemitismo, illegalità e altri disvalori trovano troppo spesso terreno fertile – sottolinea Francesco Caremani. – Questa estate ho ricevuto strampalate minacce di morte, di cui si sta occupando il mio avvocato, e sono stato preso di mira sui social dopo avere scritto degli approfondimenti sul calcio inteso come fenomeno culturale, economico, inclusivo, politico e sociale. Minacce e atteggiamenti verso i giornalisti che non devono avere diritto di cittadinanza in un Paese che si dice democratico, perché come affermava George Orwell: “Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire”».