La studentessa in abiti intimi e la narrazione iraniana delle donne “pazze” che piace anche da noi

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Hanno fatto il giro del mondo le immagini di Ahou Daryaei, dottoranda in letteratura francese presso l’Università Azad di Teheran, fermata sabato scorso nel suo ateneo dalla polizia morale con indosso solo biancheria intima e poi violentemente arrestata.
Nelle immagini, Ahou si toglie e i vestiti e inizia a camminare, finendo fuori dal campus. Viene assalita, presa a calci e pugni e portata via con violenza dai paramilitari Basiji. Ha “gravi disordini mentali ed emotivi”, la stessa formula usata contro le alunne delle scuole di tutto l’Iran, vittime di una misteriosa campagna di intossicazioni all’inizio dell’anno scolastico 2022-2023.
Insomma, Ahou è una pazza da ricoverare in un ospedale psichiatrico.
A dare man forte alla narrazione ufficiale arrivano aiuti insospettabili, con l’obiettivo di depoliticizzare il gesto di Ahou e ciò che è seguito. La BBC Persian, sulla base di fonti anonime che erano all’interno dell’università, rafforza l’idea della “pazza” che ha dato in escandescenze in aula per motivi che non c’entrano nulla col velo. La BBC Persian viene ripresa anche in Italia.
Sul corpo e sulla sorte di Ahou inizia una battaglia tra chi accredita la versione della “pazza”  apolitica e chi sostiene che il suo sia stato un gesto che, politico o meno, è stato in ogni caso reso politico dalla reazione delle autorità. Del resto, anche quello di Mahsa Jina Amini era stato solo un atto di distrazione. La sua morte, in custodia dello stato iraniano. è stata politica. E ciò basta e avanza.
Sullo sfondo, le relazioni tese (sul punto di una guerra regionale) tra Iran e Israele. Non c’è dubbio che il tema delle violazioni dei diritti umani sia strumentalizzato da chi chiede un cambio di regime a Teheran, se servisse anche attraverso una campagna militare. Ma occorre aggiungere che, dal campo opposto, c’è chi minimizza storie come quelle di Ahou per timore che diventino un pretesto per attaccare l’Iran. O anche, semplicemente, perché qui da noi la ministra Roccella ha preso le sue difese.
Ma torniamo alla notizia.
Compito di chi fa informazione dovrebbe essere quello di esaminare una pluralità di fonti. Ben prima delle testimonianze anonime accreditate dalla BBC Persian, ben prima dei “a me che conosco la lingua persiana sembra di sentire che…”, ci sono le agenzie di stampa governative iraniane. Tra queste la Fars, che già il 2 novembre, racconta che Ahou è stata fermata da agenti dell’intelligence dell’università (gli herasat) perché indossava “vestiti inappropriati”, la formula con cui si descrivono le donne che non si conformano all’obbligo del velo. Gli herasat aggrediscono Ahou, strappandole parte dei vestiti. A quel punto lei decide di fare il resto, rimanendo con la sola biancheria intima.
Passano i giorni e Ahou è sempre più ufficialmente una “pazza”. Tutto molto rassicurante, vero? Pazienza se sia finita in un ospedale psichiatrico, un luogo istituzionalizzato di tortura.

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