Secondo Trump il tasso di criminalità a Caracas, in Venezuela, è crollato a tal punto che si può passeggiare per le vie del centro più tranquillamente di quanto di possa fare in qualsiasi metropoli nordamericana. Il motivo, secondo Trump, è semplice: tutti o almeno la maggior parte dei criminali venezuelani sono arrivati negli Stati Uniti. E a farli entrare è stata Kamala Harris.
Non vale neanche la pena di citare dati e statistiche per capire che è un’affermazione priva di qualsiasi fondamento. Ma questa e altre affermazioni anti immigrati non sono l’invenzione estemporanea di Trump ma il suo ricorrere ad alcuni elementi costanti e profondi della subcultura americana.
Nel 1753 Benjamin Franklin, ricorda il New York Times, deprecava il carattere degli immigrati dalla Germania. Nell’8oo gli immigrati irlandesi erano bollati come terroristi, gli ebrei come bolscevichi e gli italiani come anarchici (come Sacco e Vanzetti).
Poi ci sono le malattie. Nel 1956 gli immigrati messicani venivano spruzzati con il ddt per timore portassero dentro il suolo americano pericolose infezioni.
Ho visto con i miei occhi il lager separato di Guantanamo dove erano segregati gli immigrati haitiani contagiati dall’Aids. Tenerli sull’isola cubana sembrava garantire il sacro suolo nordamericano dal contagio. Ma durò poco perché i tribunali statunitensi giudicarono l’isolamento illegale e ordinarono il ricovero e la cura degli Haitiani all’interno di ospedali americani.
In mancanza di crimine o malattie entra in campo la genetica. Trump ha parlato chiaramente di inquinamento del sangue americano da parte degli immigrati (“Sono assassini. È nei loro geni”). Anche in questo caso nulla di originale: nel 1924 il congresso americano approvò una legge per favorire l’ingresso negli Stati Uniti di immigrati dal nord Europa piuttosto che dall’est o dal sud Europa.
Vietati del tutto gli ingressi dall’Asia. Il contatto con l’eugenetica nazista è evidente.
Anche la trovata più nota di Trump, quella sugli immigrati Haitiani che mangiano cani e gatti (totalmente infondata) è in realtà la riproposizione di un vecchio paradigma.
Durante la guerra con le Filippine (1899) e quella di Corea (1950) gli americani irridevano filippini e coreani come mangiatori di cani.
E sul Pittsburgh Press del 14 febbraio 1894 compare il titolo: “Immigrati italiani mangiano cani e gatti” .