Ci manca Roberto

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Ci manca Roberto: un uomo, un giornalista di talento, un amico. Ci manca il suo impegno, la profondità del suo lavoro i suoi pensieri lunghi, l’amore e la passione, “contagiosi”, nelle cose che faceva: tutte e sempre.

Dal 1962 al 2006 in Rai: impossibile raccontare in poche righe questa sua storia. Straordinaria e sempre con idee innovative e da sperimentare, coinvolgendo giovani che con lui sono diventati giornalisti. Memorabili molti suoi servizi: come quello che rivelò i rapporti della CIA con la P2 di Licio Gelli (1990) e che lui stesso racconterà anni dopo su Libera Informazione alla morte di Francesco Cossiga; la messa in onda dell’ultima intervista di Paolo Borsellino; da fondatore di Rainews24 la famosa inchiesta “Fallujah la strage nascosta” (curata da Sigfrido Ranucci e Maurizio Torrealta) sull’uso del fosforo bianco da parte degli USA nell’offensiva del novembre 2004 in Iraq. Nel 2007 Roberto diventa direttore di Libera Informazione (Osservatorio sull’informazione per la legalità e contro le mafie).

Abbiamo rinsaldato la nostra amicizia dopo l’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin il 20 marzo 1994: seguendo il corso delle indagini, difficili, lacunose omertose piene di carte false e depistaggi; con la sua preziosa collaborazione alle edizioni dei premi giornalistici a Ilaria dedicati. I primi premi dedicati a Roberto sono stati una sezione speciale del premio Ilaria Alpi.

Possiamo solo immaginare che Roberto in questi giorni difficili per il nostro Paese sarebbe accanto al Presidente Sergio Mattarella che quasi ogni giorno ci rassicura, con una “pillola” di saggezza che infonde speranza sulla solidità della nostra democrazia che anche negli anni più bui fece vincere la vita sulla morte. Le sue parole le sue azioni e il suo rigore etico sono un’ancora forte per tutti e per la nostra Repubblica che è oggi sotto attacco nei suoi valori fondanti sanciti dalla Costituzione che è nata dalla Resistenza ed è antifascista. Roberto mostrerebbe che la libera stampa, il diritto di critica e il dovere di informare i cittadini esigono “un giornalismo che è prima di tutto testimonianza civile”.

Roberto, in occasione del premio Ilaria Alpi 2008, cura la pubblicazione “Giornalismi e Mafie” alla ricerca dell’informazione perduta”. Giancarlo Caselli nel lungo elenco di persone assassinate di cui parla nella prefazione, a proposito di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin scrive: ”Risaltano, come specialmente significative, le pagine del libro riservate alla loro vicenda. “L’omicidio di Ilaria Alpi – Alta mafia tra coperture, deviazioni, segreti”: è il titolo che Roberto dà alla ricostruzione di quel duplice delitto (raccontato da Luciana e Giorgio Alpi insieme alla sottoscritta) . Una svolta che consentirà a tutti noi di diventare una comunità che pochi anni dopo diventerà quella di #NoiNonArchiviamo.

Il premio Nobel per la Pace 2024 è stato assegnato all’associazione dei sopravvissuti alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki “… per i suoi sforzi per realizzare un mondo libero dalle armi nucleari”:

Il suo presidente Nihon Hidankyo vedendo la strage di bambini a Gaza, le distruzioni di scuole ospedali tutto, ha dichiarato: abbiamo pensato “a Hiroshima Nagasaki di quasi 80 anni fa”.

La scelta di sganciare le bombe su due città del Giappone a guerra praticamente conclusa e vinta: un segnale concreto della supremazia americana da far pesare nelle trattative post belliche.

Quelle bombe mostrarono al mondo come la guerra non poteva più essere considerata la prosecuzione della politica con altri mezzi (“Della guerra” di Carl von Clausewitz) e continuare ad avere una funzione di trasformazione della realtà. Era vero invece che un’altra guerra sarebbe stata autodistruzione dell’umanità e quindi fine della politica. Per questo Le nostre madri e nostri padri costituenti scrivono, tra i principi fondamentali, l’articolo 11 della Costituzione “l’Italia ripudia la guerra … “

Inascoltati così come l’appello/Manifesto del 1955 di Albert Einstein e Bertrand Russel insieme ai più grandi scienziati e altri premi Nobel.

Dal documento 1955 promosso da Bertrand Russel e Albert Einstein

“… …

La maggior parte di noi non è neutrale, ma in quanto esseri umani dobbiamo tenere ben presente che affinché i contrasti tra Oriente e Occidente si risolvano in modo da dare una qualche soddisfazione a tutte le parti in causa, comunisti e anticomunisti, asiatici, europei e americani, bianchi e neri, tali contrasti non devono essere risolti mediante una guerra.

Ci appelliamo, in quanto esseri umani, ad altri esseri umani: ricordate la vostra umanità, e dimenticate il resto. Questo è dunque il dilemma che vi sottoponiamo crudo, spaventoso e ineludibile. Dobbiamo porre fine alla razza umana o deve l’umanità rinunciare alla guerra? …”

Invece nel mondo oggi sono attivi oltre cinquanta conflitti, come emerge dall’edizione 2024 del Global peace index, pubblicato a giugno dall’Institute for Economics & Peace. Due guerre vicine ci coinvolgono: in Europa con l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin e in medio oriente con le stragi degli innocenti a Gaza dopo il brutale attacco terrorista di Hamas in Israele.

La spesa militare mondiale è aumentata per il nono anno consecutivo raggiungendo il massimo storico di 2.443 miliardi di dollari nel 2023 (+6,8% rispetto al 2022).

La corsa agli armamenti conduce a un’unica conseguenza: lo scoppio di guerre sanguinose e devastanti.

Immaginare un mondo senza guerre e costruirlo è il compito più ambizioso e necessario che la specie umana si possa dare.

L’Europa può diventare una potenza “di pace” e contare nel mondo per questo. Deve e può costruire una nuova stagione politica e culturale capace di offrire un nuovo orizzonte ideale in sintonia e oltre il manifesto di Ventotene del 1941“…la Federazione Europea è l’unica garanzia che i rapporti con i popoli asiatici e americani possano volgersi su una pacifica cooperazione in attesa di un più lontano avvenire in cui diventi possibile l’unità politica dell’intero globo…”

Nel 2021 il premio Nobel per la pace è stato assegnato per la prima volta a due giornalisti: Maria Ressa, filippina e Dmitry Andreyevich Muratov direttore del Novaya Gazeta, il giornale di Anna Politovskaja. Lo ha dedicato a Alexei Navalny, morto nelle carceri siberiane di Putin il 24 febbraio scorso. “… Per la coraggiosa lotta per garantire la libertà di espressione; in rappresentanza di tutti i giornalisti che difendono questo ideale in un mondo in cui democrazia e libertà di stampa affrontano situazioni sempre più avverse. … Il giornalismo libero basato sui fatti protegge dagli abusi di potere e dalle bugie e dalla propaganda di guerra…”

Questo premio Nobel per la pace insieme a quello di quest’anno assegnato ai sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki sarebbero piaciuti molto a Roberto e anche a Ilaria. Indicano due priorità: costruire la pace e insieme dire No alla guerra. Attuare l’articolo 21 della Costituzione “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. …”

Nel ventennale della morte di Ilaria e la sua storia sbagliata, durante il ventesimo premio dedicato a lei e il quarto a Roberto, abbiamo conosciuto un’altra storia sbagliata, quella di Andrea Rocchelli. Un bravo fotoreporter, trentun anni, ucciso a Sloviansk nel Donbass da ripetuti colpi di mortaio sparati dall’esercito e dalla guardia nazionale ucraina; muore con lui anche il suo amico giornalista russo Andrej Mironov mentre il fotoreporter francese William Roguelon è ferito gravemente, si salva e sarà un testimone prezioso: è il 24 maggio 2014 (Ilaria nasce il 24 maggio 1961). Una mostra con le fotografie di Andrea è allestita nei giorni del 20° premio giornalistico dedicato a Ilaria: sono presenti i genitori di Andrea, Elisa e Rino, la compagna Mariachiara e il piccolo figlio Nico. Abbiamo evidenziato in questi anni i tratti “lucenti” simili di Ilaria e Andrea, uccisi entrambi in luoghi di guerra. Una storia sbagliata è la guerra, sempre. Ilaria e Andrea: testimoni della verità uccisi entrambi in luoghi di guerra e che ancora attendono giustizia e verità. “È una storia vestita di nero/ è una storia mica male insabbiata/ non ci chiedere più come è andata/ tanto lo sai che è una storia sbagliata”: sono versi di una canzone di Fabrizio De André del 1980 per ricordare il tragico assassinio di Pier Paolo Pasolini del 2 novembre 1975.

Per il trentennale del 20 marzo 1994 c’è una nuova stella. È nelle pleiadi, costellazione del toro, scoperta dai giovani astronomi e astrofili del MARSEC (Marana Space Explorer Center) nell’ estate del 2023. È la Stella di nome Ilaria Alpi. Un progetto proposto dalla comunità #NoiNonArchiviamo e che ha coinvolto moltissime scuole organizzazioni e territori: si è concluso il 24 maggio compleanno di Ilaria a Roma presso la Camera dei Deputati.

Le stelle che ammiriamo nelle notti d’estate vivono molto più a lungo di noi. E, anche quando muoiono, la loro luce continua a illuminarci: è il fenomeno astrofisico della luce delle stelle morte. Una luce che viene dal passato. Ilaria Alpi è morta ma, come una stella morta, la sua luce ci ha accompagnato in tutti questi anni, accanto a Luciana e Giorgio, i suoi indomiti genitori; non smetterà di illuminare ancora la sua vita e la sua tragica uccisione. Ci illuminerà nell’impegno per giustizia e verità che ancora non ci sono compiutamente. Un modo per avere memoria non passiva del passato, nostalgia, ma memoria del futuro: non si limita a conservare ciò che è stato ma …lo riscrive in una forma nuova: si chiama gratitudine come inedita relazione tra passato e futuro che ritroviamo nella conoscenza, anche quella scientifica. Indietro non si torna ma si può utilizzare la luce del passato per costruire il futuro agendo sul presente che non va bene!

Il premio giornalistico Roberto Morrione è arrivato alla tredicesima edizione con questa idea della memoria e della gratitudine per la sua eredità.

Per ricordare Roberto. Insieme a Mara, inseparabile e straordinaria compagna.

Per portare avanti il suo impegno. Soprattutto per offrire una Stella polare ai giovani che intendono intraprendere la strada di un giornalismo che ripristini un rapporto di fiducia con i cittadini nel nome della libertà di stampa per informare con responsabilità trasparenza verità, sempre “con la schiena dritta”.

Un premio che simboleggia un uomo, il suo lavoro la sua vita e la sua “eredità” preziosa: grazie Roberto.

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 Dichiarazione del Presidente Sergio Mattarella nel 30° anniversario dell’uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin 20 marzo 2024

«A trent’anni dall’agguato mortale che spezzò le vite di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, il loro ricordo è presente come nei giorni drammatici in cui la terribile notizia da Mogadiscio piombò sul nostro Paese.

Erano giornalisti di valore alla ricerca in Somalia di verifiche e riscontri su una pista che avrebbe potuto portare a svelare traffici ignobili.

Le Medaglie d’oro al Merito Civile, di cui Alpi e Hrovatin sono stati insigniti, testimoniano il valore che la Repubblica riconosce alla loro opera.

Un prezzo pagato nell’esercizio di un diritto, quello all’informazione, che è un presidio essenziale alla libertà di tutti e un pilastro su cui si regge la vita democratica.

Gli assassini e i mandanti sono ancora senza nome e senza volto dopo indagini, depistaggi, ritrattazioni, processi finiti nel nulla. È una ferita che riguarda l’intera società. Le Istituzioni sanno che non ci si può mai arrendere nella ricerca della verità.

Il valore dell’autonomia della stampa libera è sotto attacco in tante parti del mondo. Molti giornalisti pagano con la vita la loro indipendenza dai poteri, la loro ricerca di verità.

Il ricordo di Alpi e Hrovatin suona anche impegno, a rimuovere gli ostacoli alla libertà di informazione, ovunque si manifestino».

 

 


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