Qualche anno fa, in Guatemala, José Rubén Zamora aveva fondato e diretto “El Periódico”. Ora la rivista non c’è più e lui è in carcere, ormai da 800 giorni.
Arrestato il 29 luglio 2022 con la pretestuosa accusa di riciclaggio di denaro sporco, il 14 giugno 2023 Zamora è stato condannato a sei anni di carcere: la procura ne aveva chiesti 40. Un anno fa la corte d’appello ha annullato il verdetto ma il nuovo processo non si terrà prima del settembre 2025.
Nel frattempo, il giornalista è stato raggiunto da altre due accuse, ugualmente fabbricate: ostacolo alla giustizia e falsificazione di documenti.
“La detenzione preventiva di mio padre si è trasformata in una pena anticipata per reati che non ha commesso”, ha dichiarato sua figlia.
Tre mesi fa, a luglio, al termine di una sua visita in Guatemala, la Commissione interamericana dei diritti umani ha denunciato la mancanza d’indipendenza del potere giudiziario e l’uso sproporzionato delle misure giudiziarie contro le voci critiche, come ad esempio i giornalisti.
Amnesty International, Article 19 Mexico y Centroamérica, Commitee to protect journalists, Ifex-Alc, Free press unlimited, Fundación por la libertad de prensa, Fundamedios, Protection International Mesoamérica e Reporteros sin fronteras continuano a chiedere alle autorità del Guatemala di annullare ogni accusa e rimettere in libertà José Rubén Zamora.
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