Non so perché ma del tennista che è stato numero uno del mondo per 209 settimane mi torna subito alla mente l’immagine di Rafa Nadal che spala il fango per strada dopo l’alluvione di Maiorca del 2018. Poi apre i locali della sua accademia di tennis, smonta i campi e li fa diventare alloggi per quelli rimasti senza casa. Poi, ovviamente, fa donazioni importanti.
L’epica incredibile di Nadal, con quella faccia da lottatore e quel fisico duro, coriaceo, con i suoi tic scaramantici e quelle prese di fiato diffuse in mondovisione, a me sembra rappresentata soprattutto dal suo essere sempre stato una persona corretta, solidale, generosa, e resistente. Un grande resistente.
Anzitutto al dolore, e al passare del tempo. Che oggi lasci lo sport professionistico ci sembra anche tardi, ma voleva farsi vedere in campo da suo figlio, non è una leggenda, è davvero così.
Nadal è quel tennista che ha vinto partite importanti con le costole rotte e con le coliche intestinali.
Nadal è quello che più di una volta in campo non ha ascoltato nessuno di quelli che lo hanno reso un campione unico e che oggi ringrazia: il padre Sebastian, lo zio Toni, la moglie Marthi, la sorella, la madre e tantissimo i suoi tifosi. Quando non li ha ascoltati è stato per continuare a giocare, e più volte vincere, anche sotto un o sforzo fisico inaudito.
Ora, dopo la finale di Coppa Davis a Malaga, il più grande tennista spagnolo e uno dei migliori di tutti i tempi, appende la famosa racchetta al chiodo.
Farà altre cose, tutte buone.
Nadal mancherà al tennis più di Federer e di Djokovic, con i quali ha condiviso un ventennio di rivalità, di successi, di sconfitte, di finali memorabili, di coppe alzate, di smorfie di dolore, di lacrime, di sorrisi. Con il serbo non ha condiviso le polemiche in campo, le ironie sul pubblico e contro il pubblico, gli atteggiamenti spocchiosi che al Djokovic tennista sono congeniali.
E’ stata una stagione meravigliosa per il tennis, alla quale ne sta seguendo un’altra ancora più entusiasmante per noi italiani.
Con Nadal si allontana dallo sport non una leggenda e neppure solo un campione, ma un combattente della vita, un uomo immerso nella società contemporanea, uno di noi ma diverso da noi. Un giornalista che lo ama molto, Aldo Cazzullo, ha paragonato Nadal al Prometeo che ruba il fuoco agli dei per portarlo agli uomini. Molti di noi lo hanno effettivamente vissuto un po’ così.
Anche i francesi lo hanno sentito così, scegliendolo per portare per primo la torcia del fuoco di Olimpia a Parigi.