Fumata nera per il giudice della Corte Costituzionale: le opposizioni non votano, la destra non rischia

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La compattezza delle opposizioni ha fermato la forzatura che la maggioranza voleva fare, ora accettino il dialogo

Con queste parole Elly Schlein ha commentato la ritirata tattica (323 schede bianche) del centro destra sulla nomina del nuovo giudice della Corte Costituzionale.

Penso che non accetteranno il dialogo, ma ci riproveranno in un altro momento in un modo migliore, perché il disegno complessivo portato avanti dagli “Eredi-al-quadrato” (del Duce e di Berlusconi) è purtroppo chiaro, coerente e si iscrive nel più ampio progetto perseguito dalle destre sovraniste in tutto l’Occidente, un progetto fortemente sostenuto da una parte significativa di turbo-capitalismo globalizzato (Musk è soltanto la maschera più iconica), che ha capito di poter fare affari sempre più remunerativi senza dover concedere altro spazio alla democrazia liberale e pluralista come forma di organizzazione delle società consumiste. In questo senso il giudice voluto dalla Meloni, che prima scrive le Leggi volute dal Governo e poi le giudica come membro della Consulta, più che in conflitto di interessi, definizione questa che adopereremmo noi nostalgici della Costituzione repubblicana attribuendovi una accezione negativa, sta in “accumulo di interessi”, definizione questa che potrebbero ben adoperare gli eredi-al-quadrato attribuendovi, naturalmente, una accezione positiva.

Infatti l’accumulo di interessi è la cifra caratterizzante la deriva illiberale, autoritaria delle nostre democrazie, dove sull’altare ipocrita della governabilità e della sicurezza si sacrifica ogni strumento di controllo e di limitazione del potere, che una volta preso (ancora formalmente in maniera democratica) va adoperato per comandare e non per governare.

L’accumulazione di interessi pubblici o privati o pubblico-privati, pericolo mortale per ogni democrazia liberale perché provoca una sproporzione irresistibile tra forze in campo destinata a piegare irreversibilmente qualunque alternanza nella gestione del potere, è invece vista come una benedizione da parte di chi, disprezzando la libertà come riflesso della uguale dignità di ogni essere umano, intenda cristallizzare una volta per tutte la distanza tra chi conta e decide da un lato e chi non conta e subisce dall’altro.

L’accumulazione tra interessi e quindi tra poteri è stato non soltanto il tratto distintivo dell’avvento del fascismo, ma anche quello del successo del sistema-Berlusconi, che per ora ha epigoni non all’altezza del “maestro” (che infatti si merita aeroporti e francobolli celebrativi). L’abolizione dell’abuso d’ufficio e il condono per gli evasori fiscali (l’evasione fiscale è una forma di abuso di potere), sono due facce della stessa medaglia, così come lo sono la criminalizzazione del dissenso da un lato e l’introduzione “dell’avviso di arresto” per gli indagati dall’altra. Per tralasciare qui la crescente spudoratezza con la quale si dà la caccia alle fonti giornalistiche con la “scusa” di sanzionare condotte penalmente rilevanti (come l’utilizzo illecito di informazioni riservate).

Ma al di là di tutto questo, che sappiamo, come suonano bene quelle parole della Schlein: “La compattezza delle opposizioni ha fermato la forzatura della maggioranza” (!).

Parole che fanno sognare che sia possibile non soltanto fermare una forzatura, ma fermare tutta questa deriva illiberale, fermare questo Governo. “La compattezza delle opposizioni” è ciò che ogni democratico si augura rimanga e anzi si radichi diventando davvero forza di trasformazione delle cose.

Una responsabilità che, pur avendo declinazioni differenti, dovrebbe avere un tratto comune ed irrinunciabile: l’avversione ad ogni “accumulazione di interessi” come viatico alla gestione del potere pubblico. Un punto “programmatico” che vale la pena mettere agli atti nel momento in cui il primogenito del celebrato cavaliere scalda i motori ed evoca altre roboanti “discese in campo”, mentre il fidato Tajani sposta Forza Italia dal campo del sovranismo bellicoso a quello del riformismo arcobaleno, già eccitando la fantasia di qualche campione del campo (fin qui) avversario. Primo e seconda-genita del leccato cavaliere potranno essere delle preziose risorse per la salvaguardia della democrazia in Italia un minuto dopo aver trasformato il “biscione” in una public company.


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