I valori della Costituzione antifascista difesi da Mattarella a Marzabotto. Vistose le assenze degli altri

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Non dimenticare ciò che è accaduto perché potrebbe succedere ancora, uno dei passaggi più toccanti e significativi del discorso del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella nel giorno della commemorazione di Marzabotto rimette i tasselli in ordine nella ricostruzione della nostra Storia e delle stragi nazifascisti che qualcuno vorrebbe “edulcorare”.
“Dobbiamo sempre dire ‘grazie’ al Presidente Mattarella che anche ieri a Marzabotto ha salvato l’onore della Repubblica antifascista. – dice il coordinatore dei presidi di Articolo 21, Giuseppe Giulietti – Vistose invece alcune assenze, come quella della Presidente del Consiglio. Assenze che segnano un altro passo verso l’equiparazione tra fascismo e antifascismo, premessa per svellere le radici della Costituzione”.

Di seguito riportiamo il discorso pronunciato dal Presidente della Repubblica nel corso del suo intervento a Marzabotto.

Siamo qui – afferma Mattarella – per chinare insieme il capo davanti a tante vite crudelmente spezzate, per riempire con i sentimenti più intensi di solidarietà quelle voragini che la disumana ferocia nazifascista ha aperto in queste terre, in queste comunità.
Siamo qui per ricordare, perché la memoria richiama responsabilità. Nella Seconda guerra mondiale si toccò il fondo dell’abisso. La barbarie, la cancellazione di ogni dignità umana”. 

“Italia, Germania ed Europa sono state capaci di risorgere da quell’inferno, costruendo libertà, pace, democrazia, diritti, comunità, una nuova sicurezza. I nostri genitori, i nostri nonni non si abbandonarono alla rassegnazione. Furono capaci di trasformare il dolore più indicibile e inspiegabile in una forza generatrice. In una nuova epoca .In un sistema che, benché imperfetto, intendeva guardare al rispetto della dignità di ogni persona. Non è stato facile ricostruire un continente dalle macerie materiali e morali cui nazismo e fascismo l’avevano condannato. Ha richiesto coraggio e sacrificio”.

 “Quasi ottocento le vittime, uccise tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 nei Comuni di Marzabotto, Monzuno e Grizzane Morandi. Quasi duecento i bambini. Marzabotto e Monte Sole sono simbolo tra i più sconvolgenti della strategia di annientamento che accompagnò la volontà di dominio, il mito razziale, la sopraffazione nazionalista, insomma quell’impasto ideologico che sospinse il nazismo – e i loro complici, tra cui il regime fascista – a perseguire il catastrofico progetto di conquistare l’Europa e svuotarla della sua storia”.   “Sui pendii di Monte Sole vennero uccisi anche sacerdoti.
Don Ubaldo Marchioni era all’altare di Casaglia di Caprara.
Non si trattava soltanto di disprezzo verso la religione. Era “la negazione radicale di ogni umanità”, come scrisse Giuseppe Dossetti, capo partigiano, Costituente, dirigente politico di primo piano, che lasciò la politica attiva per fondare, proprio a Casaglia, la sua comunità di monaci, per riposare poi, a pochi passi dalla chiesa distrutta, in quel piccolo cimitero divenuto anch’esso teatro di sterminio”.  “Perché? Perché tutto questo? Si può, si deve dimenticare? Continuiamo a chiedercelo percorrendo questi luoghi, sostando dinanzi ai memoriali. Le domande penetrano le nostre coscienze, senza riuscire a fornire una risposta esaustiva, definitiva, segnalando, piuttosto, una irrisolta inquietudine. “E’ accaduto, quindi può di nuovo accadere”, ci ammonì Primo Levi. Può accadere se dimentichiamo”. 

 “Ma, oggi, i conflitti in atto, i luoghi della sofferenza dove il diritto umanitario internazionale non trova applicazione, ci richiamano bruscamente alla responsabilità di non essere né ciechi, né addormentati, né immemori. Non dobbiamo mai dimenticare, anche se fatichiamo a comprendere. O forse, per citare ancora Levi: ‘quanto è avvenuto non si può comprendere, anzi, non si deve comprendere, perché comprendere è quasi giustificare'”. 
“In questa giornata, alla presenza del Presidente Steinmeier, possiamo affermare, con le parole pronunciate dal Presidente Rau nel 2002, che Marzabotto è divenuto luogo che non separa più tedeschi e italiani ma li unisce“.


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