Ricordiamoci che anche Hitler era austriaco

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Bisognerebbe conoscere la storia per evitare di ripeterla. E in Europa, purtroppo, sembra che ce la siamo scordata un po’ tutti, nonostante il presidente tedesco Steinmeier sia venuto in Italia a rendere omaggio, insieme a Mattarella, alle vittime delle stragi nazi-fasciste del ’44 sull’Appennino tosco-emiliano. E così, mentre si verificava questa splendida iniziativa, in Austria si tornava ale urne e a prevalere è stata l’estrema destra del FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs, Partito della libertà austriaco), un partito guidato da tale Herbert Kickl che desta spavento solo a pronunciarlo. Del resto, perché stupirsi, dal momento che la cattolicissima Ursula von der Leyen ha da poco affidato il dicastero continentale relativo all’Immigrazione a Magnus Brunner, un sostenitore dei muri e dei fili spinati? E perché sorprendersi della rabbia popolare, dato che i democraticissimi partiti sedicenti europeisti, da due anni e mezzo, stanno infliggendo sanzioni insostenibili ai loro popoli, con la conseguenza di favorire tutti gli amici di Putin che a parole dicono di voler combattere?
Il voto austriaco,  non a caso, segue a ruota quello in Sassonia, Turingia e Brandeburgo, tre land nei quali i degni amici del FPÖ austriaco, ossia i membri di Alternative für Deutschland, hanno compiuto un’avanzata che potrebbe rivelarsi decisiva in vista delle Politiche del prossimo anno. Al che, conoscendo l’andamento delle questioni internazionali, ci sorge il sospetto, e anche il timore, che oltreoceano stia per tornare Donald Trump. Perché è vero che l’America indirizzi gli equilibri occidentali ma è altrettanto vero che l’Europa spesso li anticipi, come avvenne nel 2016 con la Brexit.
Non osiamo immaginare, dunque, cosa potrebbe accadere in Francia se si dovesse tornare a votare a breve dopo l’ennesimo atto di arroganza di Macron: un Napoleone a Sant’Elena che si crede ad Austerlitz, un imperatore senza consenso e senza corona, un personaggio che ha deciso arbitrariamente chi possa governare e chi no, incurante delle indicazioni popolari e delle innumerevoli bocciature che ha subito nelle varie tornate elettorali. L’impressione è che il duo Le Pen-Bardella non avrebbe argini, specie se quel che resta del Partito Socialista dovesse rifiutare ogni forma di collaborazione con Mélenchon, in nome di una purezza riformista fuori luogo e fuori dalla realtà, pertanto assai probabile considerando l’insipienza della sua classe dirigente.
Sull’Italia ci asteniamo da ogni commento: sapete già tutto.
Tornando alle questioni austro-tedesche, crisi energetica, recessione, collasso industriale, insicurezza, aumento dell’immigrazione anche per via della guerra in Ucraina e del conseguente esodo in massa dei profughi in fuga da una terra martoriata, eredità del neo-liberismo pseudo-porgressista di inizio secolo e altre tragedie simili fanno sì che oggi si sia venuta a creare una miscela che prevede caccia all’ebreo e allo straniero in generale, economia ai minimi termini, in perfetto stile Weimar, e implosione di un sistema istituzionale pensato per tempi di pace e inadatto a far fronte a una stagione di guerra e distruzione. Le conseguenze politiche si stanno materializzando sotto i nostri occhi.
Come sosteneva amaramente Gramsci, “la storia insegna ma non ha scolari”. Ci permettiamo di aggiungere una piccola nota biografica: Adolf Hitler era austriaco e il resto, qualunque siano le sorti di un soggetto come Kickl, dovremmo saperlo.

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