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Contro la guerra dovremmo bloccare tutto e fermarci tutti

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Si è appena concluso ad Assisi l’Incontro Nazionale delle Costruttrici e dei Costruttori di Pace promosso dalla Fondazione Perugia Assisi e in diversi abbiamo partecipato il 18 maggio all’Arena di Pace a Verona con Papa Francesco e tutti i movimenti che chiedono Pace e Giustizia. Ma la voce della Pace non arriva nei media e sulla stampa. A parlare sono sempre generali, ministri deputati, magari con intensità diversa, ma sempre a favore della necessità della guerra. Coloro che sono a favore della Pace, di un modo diverso di affrontare i conflitti non trovano spazio e questo non crediamo sia corretto e democratico. In una Nazione fondata sul ripudio costituzionale della guerra chi invoca e lavora per la pace ( come espresso nella Costituzione) viene attaccato, espulso dal sistema, messo all’indice,… Papa Francesco all’Arena di Pace il 18 maggio ha detto che per risolvere i conflitti armati, lui ha fiducia soprattutto nei popoli e in chi lavora per la Pace. Forse è per questo che anche sua Santità viene messo a tacere e viene trattato un po’come una macchietta. C’è un’alternativa alla guerra, ma non le si dà spazio e non viene sperimentata. Si continua a perpetrare il conflitto armato. Dopo 940 giorni di guerra in Ucraina, dopo 350 giorni di massacri a Gaza, noi dobbiamo riconoscere che alcune forze potenti stanno facendo di tutto per trascinarci in guerra e che i principali responsabili della politica internazionale, europea e italiana non stanno facendo nulla per impedirlo. Come si può assistere senza intervenire all’orrenda carneficina che si protrae a Gaza? Come si può fare i tifosi di fronte al milione di vittime del conflitto ucraino? E i morti della Somalia, del Myanmar, del Sudan, del Congo e di tutti gli altri Paesi? Forse non è chiaro a tutti che continuando l’escalation potremmo arrivare ad una situazione ancora peggiore? Perché ignorare sistematicamente gli appelli e le risoluzioni dell’ ONU? Perché escludere dagli organismi economici internazionali i paesi in via di sviluppo? I potenti dimostrano assoluto disprezzo per la vita umana e per le sorti dell’umanità, pensano solo a come continuare la guerra e si fidano solo delle armi. Non hanno un’idea di come si possa mettere fine ai combattimenti, non hanno un’idea di come si possa arrivare alla pace e stanno trascinando l’Europa intera in una guerra senza precedenti. Dall’altra parte noi crediamo che chi è davvero convinto che siamo arrivati ad un passo dal punto di non ritorno, dovrebbe mettere in campo tutte le proprie forze per fermare le guerre. Durante la raccolta delle oltre 5000 firme contro la guerra e per il ricorso a trattative, abbiamo parlato con tante persone di diversa estrazione sociale, culturale e politica. Naturalmente c’era anche chi diceva che era tutto inutile, ma tante persone offrivano il loro sostegno e alcuni parroci erano sorpresi che ci fossero persone che non firmavano e ci dicevano: “ Contro la guerra dovremmo bloccare tutto e fermarci tutti.” Abbiamo riflettuto e crediamo abbiano ragione. Sappiamo che non è facile perché la propaganda di guerra in atto nel nostro Paese e negli altri dell’Europa, impedisce di avere chiara la situazione ma pensiamo che sia giunto il momento di lanciare uno “Sciopero dei produttori e dei consumatori “ contro la guerra e le difficoltà economiche che derivano da essa. E’ in corso una vertiginosa corsa al riarmo mondiale, stanno aumentando le spese militari che costringono a tagliare le risorse per la salute e l’istruzione, stanno installando nuovi missili nucleari in Europa, ci stanno impoverendo e lasciando tutti sempre più soli. Allora se davvero siamo convinti che “è adesso” il momento di fermare l’escalation della guerra dobbiamo chiedere ai sindacati di valutare la proclamazione di uno sciopero generale e chiedere ai lavoratori ( per 4 ore o per tutta la giornata) di fermare la produzione e scendere in piazza. Nello stesso momento dobbiamo chiedere ai consumatori, cioè a tutti noi, di astenersi, nello stesso lasso di tempo, dall’acquisto. Una grande dimostrazione di opposizione alla guerra e di consenso verso la Pace. Sappiamo che è una cosa grande e non facile, ma questi non sono momenti facili. Accettiamo il rischio di sentirci dare risposte che non ci piacciono, ma ci piacerebbe sentire che cosa ne pensano i cittadini e che cosa rispondono i sindacati.
La Pace non ha tempo di aspettare! Noi aspettiamo le vostre risposte!


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