Stato di polizia

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La Camera ha da poche ore approvato con 162 sì contro 91 no il disegno di legge governativo 1660 sulla Sicurezza che, se approvato anche al Senato, trasformerebbe lo Stato di diritto in Stato di polizia. Il ddl contiene disposizioni repressive che ricordano i periodi più bui del nostro Paese. Anche l’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, ha espresso forti preoccupazioni, in un suo documento ufficiale sta scritto: La maggior parte di queste disposizioni ha il potenziale di minare i principi fondamentali della giustizia penale e dello Stato di diritto. Se qualcuno aveva dei dubbi su quanto l’accoppiata Meloni-Salvini potesse essere deleteria per la libertà, la giustizia sociale, soprattutto la libertà delle idee, ne ha la dimostrazione. Non si può rimanere passivi nei confronti di un Governo che vuole spaccare il Paese tra nord e sud con l’Autonomia differenziata, trasformare l’Italia attraverso il Premierato con l’elezione diretta del capo del Governo che porterebbe ad indebolire il ruolo del presidente della Repubblica come previsto dalla Costituzione.
 Cosa cambierà:

Il blocco stradale e quindi gli scioperi diventano reato penale con condanna fino a 2 anni di carcere.
Le proteste in carcere o nei Cpr anche passive possono essere punite fino a 20 anni.
La protesta contro grandi opere è punibile con il carcere.
La propaganda delle lotte è punibile fino a 6 anni, essendo considerata terrorismo della parola.
Carcere fino a 7 anni per chi occupa una casa sfitta o solidarizza con le occupazioni. Fino a 15 anni per resistenza attiva.
Facoltà per forze dell’ordine di detenere una seconda arma personale al di fuori di quella di ordinanza e al di fuori del servizio.
Carcere immediato anche per le madri incinte o con figli di età inferiore a un anno.
Si vieta agli immigrati senza permesso di soggiorno l’uso del cellulare, vincolando l’acquisto della SIM al permesso di soggiorno.
L’articolo 18 inserisce la cannabis light tra le sostanze stupefacenti.

Questo ddl sulla Sicurezza rappresenta la cartina di tornasole: ci fa comprendere perché Giorgia Meloni non vuole pronunciare la parola antifascismo perché antifascista non lo è, quell’autoritarismo che ha radici lontane è nel suo dna.                    La nostra democrazia è messa fortemente a rischio.

Ciò che maggiormente deve preoccupare è togliere al cittadino il diritto di lottare, di manifestare le proprie idee. Arrivare a definire terrorismo della parola la propaganda delle lotte è più che preoccupante.                                                                                                    Dopo l’approvazione al Senato di queste norme sulla Sicurezza (dobbiamo chiederci di chi?) cosa un giornalista potrà scrivere in libertà?


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