“Lisistrata” di Aristofane.
Castello di Donnafugata, Ragusa.
“Compagnia Godot” di Bisegna e Bonaccorso.
Costumi, riduzione e libero adattamento di Federica Bisegna.
Parti cantate Alessio Barone.
Scelte musicali, scene e regia Vittorio Bonaccorso.
Dieci anni dopo “La Pace”, Aristofane torna a scrivere un testo, “Lisistrata”, dove il desiderio di vivere torna a prevalere su tutto, durante la devastante guerra del Peloponneso tra Ateniesi e Spartani. Il commediografo greco continua la sua personale e rivoluzionaria battaglia contro i tragici greci, soprattutto Euripide, proponendo ancora un testo dal linguaggio realistico e dai contenuti incredibilmente avanti per il tempo. La decisione dell’ateniese Lisistrata di organizzare uno “sciopero” del sesso da parte delle sue connazionali e delle donne spartane, per costringere gli uomini a chiudere con la carneficina della guerra, contiene già tanti motivi della cultura protofemminista che proprio nell’antica Grecia troverà terreno fertile. La contrapposizione di Eros e Thanatos, che informa tutta la tradizione letteraria e filosofica ellenica, trova nella commedia di Aristofane la sua punta più alta in quanto a parodia e sberleffo nei confronti della “cultura alta”. In questo senso, l’urgenza pacifista, quanto mai attuale, viene esplicitata nei modi più divertiti e nello stesso tempo più aggressivi nei confronti del Potere politico e “mediatico” dell’epoca. Quello di Aristofane è un testo rivoluzionario, destinato con l’avvento del Cristianesimo a diventare anche “scandaloso”, perchè lo sciopero del sesso va letto non soltanto come impedimento al maschilismo fallocratico imperante ma, soprattutto, come manifestazione del pieno possesso del loro corpo da parte delle donne, anche nella prospettiva della sopravvivenza stessa del genere umano, la cui continuità è , innanzitutto, nella loro volontà di concepimento. Lo straordinario lavoro di messinscena di Bonaccorso sta tutto nell’esplicitare al meglio i due riferimenti principali cui abbiamo accennato, il realismo linguistico e il contenuto rivoluzionario del testo, non come variabili indipendenti ma come come elementi strettamente e necessariamente legati tra di loro. Alla decisa ateniese Lisistrata, una straordinaria Federica Bisegna, si affianca la disinibita spartana Lampitò, una sorprendente Emma Bracchitta, il cui dire dialettale siciliano comunica una straordinaria decisione al cambiamento nei rapporti di forza con il Maschio. Sembra quasi che il regista e interprete ragusano abbia fatto ricorso in questa scelta linguistica alla tradizone della commedia all’italiana, confermando il suo interesse per la contaminazione teatro-cinema, traendo spunto dal vernacolo inventato de “L’armata Brancaleone” di Monicelli o da quello fortemente parodistico di “Divorzio all’italiana” di Germi. Mentre lo splendido esilarante duetto (vedi foto) tra Fottino, un inarrivabile Lorenzo Pluchino, e Mirrina, l’irresistibile Benedetta D’amato, marito e moglie impossibilitati per volontà di lei a consumare un amplesso, sembra provenire direttamente dallo spirito iconoclata e dissacratorio de “La città delle donne” di Federico Fellini, che in verità, sembra essere il vero leitmotiv di tutta la messinscena di Vittorio Bonaccorso. Anche il personaggio dell’Anziano da lui interpretato è un altro Ko alla tradizione del vecchio saggio tanto in voga all’epoca quanto oggi. Il suo adoperarsi perchè la conservazione trionfi diventa ilare sconfitta per chi si colloca ormai fuori dalle ragioni del mondo, anche al costo del peggiore sberleffo. A merito della straordinaria regia, i cui tempi di realizzazione della messinscena lasciano letteralmente di stucco per precisione ed efficacia, va anche l’aver saputo fondere una certa atmosfera da glorioso avanspettacolo ai toni della tensione dettati dalla musica degli Area, con la straordinaria voce di Demetrio Stratos, cui si sono uniti gli impeccabili interventi musicali del sempre più eclettico Alessio Barone. Encomiabili oltremodo tutti gli altri attori, tra cui spiccano per bravura e presenza scenica Federica Guglielmino, Rossella Colucci, Alessandra Lelii e Cristiano Marzio Penna. Ma non sono certamente da meno i numerosi altri interpreti, da Monica Chessari ad Alfredo Gurrieri, da Andrea Lauretta a Francesca Lelii, da Mario Predoana ad Althea Ruta, da Maria Grazia Tavano a Mattia Zecchin. Una ricca Compagnia salutata dagli applausi scroscianti del numeroso pubblico sold out, che ha dato così l’arrivederci al prossimo anno all’ormai celebre Teatro verticale della Compagnia Godot, ricavato sulla splendida scalinata dell’altrettanto splendido Castello di Donnafugata.