In cammino verso la felicità. I 50 anni dell’Agesci

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Si ritroveranno in ventimila a Verona, dal 22 al 24 agosto, per restare tre giorni insieme a ragionare sulla felicità. Come trovarla, come difenderla dalla tristezza del pessimismo che porta alla passività o all’indifferenza verso i mali del mondo e la politica che non sa risolverli.

Sono i capi delle migliaia di gruppi scout sparsi per l’Italia, dell’Agesci, l’associazione delle guide e degli esploratori cattolici che quest’anno compie 50 anni di vita, da quando è nata nel 1974, con una coraggiosa fusione tra il settore femminile e quello maschile, criticata o guardata con preoccupazione da quasi tutta la dirigenza episcopale.

Da giornalista vecchio scout mi hanno invitato alla serata inaugurale, chiedendomi di portare il mio piccolo contributo di riflessione sul tema e io ve lo offro volentieri in anteprima.

Sono voluto partire dal ritornello di una famosa e bella canzone di Lucio Dalla: ah, felicità…su quale treno della notte passerai…
lo so, che passerai, ma come sempre non ti fermerai…

La canzone, inserita in un album fatto insieme con Gianni Morandi nell’88 è stupenda, ma quello che mi domando è se è proprio vero che quel treno che trasporta simbolicamente la felicità non si ferma mai, come scrive Dalla…

Non c’è dubbio che il mondo così com’è non ci piace: guerre, crisi climatica, crisi economica, disuguaglianze, povertà crescente. Eppure il tempo che stiamo vivendo può essere un’occasione formidabile, il momento giusto per cambiare rotta, invertire la marcia.

Non dobbiamo avere paura di puntare in alto, alla felicità, anche se dobbiamo tenere sempre a mente che raggiungerla costa fatica. Arriva solo se accetti di metterti in cammino. Un cammino che è pieno di “beni di stimolo”, ma anche di trappole e vicoli ciechi, e per questo è meglio farlo insieme.

Bisogna ammettere però, che è sempre più difficile riunire e associare le persone per perseguire un obiettivo comune. Eppure si può fare. Si può riuscire a fermare quel treno con a bordo la felicità.
Da dove cominciare allora, per partire con il piede giusto e non sbagliare strada?

Ce lo ha suggerito il nostro capo dello Stato Sergio Mattarella, ce lo ha ricordato papa Francesco. Lo hanno fatto a Trieste, in occasione della 50sima settimana sociale dei cattolici, a inizio luglio: bisogna riportare al centro della nostra attenzione la persona, nella sua pienezza, hanno detto.

Per farlo, va abbandonata la prospettiva individualistica, che ci porta a un atteggiamento sbagliato verso il mondo. La persona è tale perché è in relazione con il resto dell’umanità, esiste solo in rapporto al luogo in cui vive, all’ambiente in cui si colloca, all’insieme dei rapporti che costruisce.

Puntare sulla persona significa prendersene cura, investendo sulla sua educazione e la sua formazione, perché impari a partecipare in modo attivo alla vita sociale e civile.
E la partecipazione va allenata con la solidarietà e la sussidiarietà, dice papa Francesco, perché solo la fraternità fa fiorire i rapporti sociali.

La sussidiarietà è la parola prima di ogni buona comunità. Afferma il valore della partecipazione individuale e sociale al bene comune. E’ lo strumento base per la tenuta di un sistema democratico.

La via per costruire un futuro migliore passa quindi dall’azione delle comunità che si organizzano per risolvere insieme i problemi, senza aspettare con il naso all’insù l’arrivo di un leader della provvidenza o di un deus ex machina che agisca al posto loro.

Le grandi sfide di fronte alle quali ci troviamo non possono essere vinte senza l’azione creativa e innovativa della società civile, ammonisce papa Bergoglio.
L’indifferenza è il cancro della democrazia, sottolinea con forza. Senza la partecipazione e la cittadinanza attiva vengono meno quegli anticorpi necessari per creare una società libera e prospera, ha aggiunto Mattarella nel suo discorso a Trieste.

Ed è proprio’ quello che si propone di fare lo scoutismo, con il suo metodo educativo, ancora straordinariamente valido nonostante i suoi oltre cento anni di vita. Far crescere il senso di responsabilità, passo dopo passo, anno dopo anno, dai più piccoli, i lupetti, ai più grandi, i rover e le scolte.

E’ quello che si propongono i tanti capi delle comunità di base dell’Agesci, seguendo criteri di formazione che si adeguano costantemente ai tempi che cambiano. La riunione di agosto, che loro chiamano “route nazionale”, è la terza che si tiene dopo la prima del 1979 e serve proprio ad aggiornare i capisaldi educativi dell’associazione.

Dobbiamo e possiamo essere ambiziosi, dicono, prendendo spunto dai risultati già raggiunti, come la proposta di introdurre nella Costituzione i principi dello sviluppo sostenibile per la salvaguardia dell’ambiente e la tutela delle future generazioni, proposta approvata dal Parlamento nel 2022: è stata un’iniziativa partita dal basso, dalle reti della società civile, ricordano i capi dell’Agesci.

Anche io ho vissuto il mio tempo di servizio attivo, tanti anni fa, ma “semel scout semper scout” e quindi, dopo la” partenza” (così si chiama l’uscita dal gruppo di appartenenza), continuo ad essere in servizio, solo che adesso il mio è un servizio extra associativo, come si dice…

Lo vivo cercando di svolgere il mio lavoro di giornalista in maniera leale, rispettando gli impegni presi quasi settant’anni fa con la promessa fatta per poter mettere con fierezza al collo il fazzolettone con i colori del mio gruppo scout: per me raggiungere la felicità è far prevalere sempre la verità, difenderla dall’assalto delle fake news, che stanno inquinando il mondo dell’informazione. Non dobbiamo sottovalutarle, perchè non sono solo strumento di distorsione della verità, ma di una vera e propria perversione sociale.

In Europa, una recente indagine di Eurostat ha rivelato che un ragazzo su due incontra messaggi di incitamento all’odio sul web. Odio razziale, sessista, etnico, sociale…

Quella della verità è l’unica dimensione che ci rende liberi e ci fa crescere interiormente. Informare ed educare per formare dunque, questo è l’obiettivo che ci accomuna, dentro e fuori dell’associazione.

Abbiamo tutti gli strumenti per costruire una società che renda più facile la realizzazione di progetti di vita che mettono al centro il bene comune. Non dobbiamo fare altro che metterci in cammino.
Raggiungere il punto di arrivo, la felicità, dipenderà solo dal nostro impegno e dalla nostra capacità di farlo insieme.
Buona strada allora…e buon lavoro a tutti!


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