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Distrazione di massa e decreto carceri: quando i problemi seri si “prendono a pugni”

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Distrazione di massa. Mentre diventa un caso politico la resa all’incontro di boxe dell’Olimpiadi di Parigi di Angela Carini, che ha scelto di non affrontare il match contro la pugile intersessuale  Imane Khelif, ritirandosi dopo solo  46 secondi, tanto da scatenare l’intervento di alte cariche dello Stato italiano, con la conseguente espolosione di commenti social (a destra si difende l’alteta italiana, a sinistra quella algerina);  passa sotto silenzio mediatico il decreto carceri, che poco vara rispetto alla situazione dei preoccupanti suicidi dovuti al sovraffollamento italiano, tra i più vergognosi d’Europa. Eppure i dati sono terribili: 61 i suicidi di detenuti e 6 quelli di agenti penitenziari.  Nulla stabilisce anche per le madri e i bambini cresciuti dietro le sbarre, affossando, così, la legge Paolo Siani sul ‘”Mai più bambini in carcere”.
Νel frattempo viene anche abolito il commercio della canabis light… Fatto che arricchirà gli spacciatori, mandando in rovina migliaia di oneste aziende del settore.

Insomma si “prendono a pugni” diritti essenziali, ma i fatti non toccano i leoni da tastiera, che in poche ore, pur di entrare a gamba tesa nella polemica delle due pugili, sono diventati esperti genetisti, arbitri, statisti di chiara fama.
“Le donne incinte – racconta Siani – pediatra, già parlamentare ed ex Vice Presidente Commissione parlamentare Infanzia e Adolescenza – condannate per reati minori, non possono stare in carcere perché è impossibile garantirgli la necessaria assistenza. Già nel 1930 il legislatore aveva rivolto attenzione al rapporto tra la madre detenuta e la prole, attraverso il possibile differimento dell’esecuzione della pena per la donna incinta e la madre di prole in tenera età, norma che adesso il governo italiano vuole abolire.. E’ noto che rispetto alle donne incinte della popolazione generale, le donne in carcere hanno maggiori fattori di rischio associati a esiti perinatali sfavorevoli, tra cui neonati pretermine e piccoli per l’età gestazionale e un rischio maggiore di essere sottoposte a taglio cesareo. Vivere i primi anni di vita in un carcere per un bambino è un’esperienza tossica che ne segna, in negativo, la vita per sempre. Senza fare sconti di pena a nessuno chiediamo alle parlamentari e ai parlamentari di tutte le forze politiche di riflettere bene quando dovranno votare in aula il decreto giustizia, l’articolo 12 sulle donne in gravidanza deve essere emendato, va rispettato il supremo interesse del minore senza lasciare impunite donne che delinquono”. Lo stesso sta facendo circolare una petizione per fermare questa deriva, per firmare di seguito il  link:https://chng.it/6KdKX5Km4X

(Nella foto Paolo Siani)

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