Russia: le scarcerazioni di oggi devono segnare l’inizio di una svolta sui diritti umani

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Nell’ambito di uno scambio negoziato tra Russia e Bielorussia da una parte e Germania, Norvegia, Polonia, Slovenia e Stati Uniti dall’altra, le autorità di Mosca e Minsk hanno concesso la grazia, scarcerato ed esiliato 16 persone, tra cui gli attivisti e difensori dei diritti umani russi Oleg OrlovAleksandra (Sasha) Skochilenko, Lilia Chanysheva, Ksenia Fadeeva, Vladimir Kara-Murza, Andrei Pivovarov, Ilya Yashin e, tra gli altri, i giornalisti Evan Gershkovich e Alsu Kurmasheva.  Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l’Europa orientale e l’Asia centrale, ha dichiarato: “Partecipiamo con sollievo e felicità alla liberazione dei difensori e delle difensore dei diritti umani, delle persone attiviste e dei giornalisti che erano in carcere e che presto potranno finalmente abbracciare i loro cari. Siamo grati che le voci delle organizzazioni mondiali e russe per i diritti umani siano state ascoltate e che sia stata negoziata la libertà di queste persone. Non avrebbero mai dovuto essere incarcerate: la loro persecuzione è stata gravemente ingiusta”.
“Sebbene la loro scarcerazione rappresenti un passo importante, questo non deve rimanere un episodio isolato. La strada giusta da seguire è quella dello smantellamento del sistema di repressione politica in Russia, non lo scambio di esseri umani. Le autorità russe devono liberare incondizionatamente tutte le altre persone detenute arbitrariamente per motivi politici, come Natalia Filonova, Aleksei GorinovMaria Ponomarenko, Vladimir Rumyantsev e molte altre, e risarcirle per la loro ingiusta incarcerazione. Le leggi repressive che consentono queste persecuzioni devono essere abolite”.

 Le 16 persone e altri detenuti liberati erano state imprigionate a seguito di processi iniqui con accuse politicamente motivate, legate a critiche alle autorità, attivismo contro la guerra e attività giornalistica. In cambio, sono state consegnate alla Russia otto persone condannate in Germania, Norvegia, Polonia, Slovenia e Stati Uniti per accuse di spionaggio e altri reati.

(Foto tratta dal sito di Amnesty International)


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