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Bologna, sappiamo la verità e abbiamo le prove. Fu una strage fascista

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Occorre un’esplosione da cui non escano che fantasmi”. Il 2 agosto 1980, alle ore 10:25 un ordigno ad alto potenziale esplose nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna. Lo scoppio fu violentissimo. Il bilancio finale di questa strage, la più efferata compiuta nell’Italia repubblicana, fu di 85 morti e oltre 200 feriti. Il 2 agosto 1980 era il primo sabato d’agosto, un giorno spensierato per milioni di Italiani che si apprestavano a partire per le vacanze; erano appena state depositate le motivazioni del rinvio a giudizio di Mario Tuti e di altri neofascisti per la strage del treno Italicus, di appena 6 anni prima, sempre compiuta nel primo fine settimana di agosto, sempre diretta contro la nostra città. Nel documento “Linea politica” sequestrato il 2 agosto 1980 a Carlo Battaglia referente di Paolo Signorelli a Latina, si leggeva: “Bisogna arrivare al punto che i treni e le strade siano insicuri, bisogna ripristinare il terrore e la paralisi. È necessario provocare la disintegrazione del sistema. Occorre un’esplosione da cui non escano che fantasmi”. Questo volevano i fascisti. E non solo i fascisti.
I risultati del processo d’appello a Gilberto Cavallini, accusato di essere il quarto esecutore materiale del massacro del 2 agosto, confermano l’esistenza di una fitta rete di collusioni tra estrema destra, loggia massonica P2 e Servizi Segreti, con coperture ad altissimi livelli, che hanno fatto sì che attendessimo oltre 40 anni per processare i mandanti della strage del 2 agosto e non solo. Nel manifesto di quest’anno abbiamo scritto: SAPPIAMO LA VERITA’ E ABBIAMO LE PROVE
E’ bene chiarire una volta per tutte che la strage è stata ideata e finanziata dai vertici della loggia massonica P2. La sua esecuzione è stata agevolata e coperta dai vertici dei Servizi Segreti italiani ed è stata eseguita da terroristi fascisti. La sentenza d’Appello del processo ai mandanti, che vede come imputato principale Paolo Bellini appartenente ad Avanguardia Nazionale ha certificato questa impostazione:
sono emerse le prove dei rapporti tra Servizi Segreti e NAR, in particolare Cavallini e Fioravanti, e mettono in luce come sia i Servizi Segreti sia il capo della loggia massonica P2 Licio Gelli sapevano quanto stava per accadere ed erano coinvolti direttamente nella pianificazione della strage. È provato poi che i neofascisti dei NAR non erano un gruppo di romantici e sprovveduti spontaneisti, come ebbe a sostenere il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, ma una formazione terroristica militarmente preparata e interna alla strategia stragista. Eppure, resta spesso il silenzio. Sappiamo la verità e abbiamo le prove, è stato confermato nei processi e nelle sentenze, ma, ad ogni ricorrenza, puntuali, arrivano polemiche pretestuose volte a condizionare la verità, gli stessi processi e l’opinione pubblica. Il 5 agosto 2023 Marcello De Angelis, portavoce del Presidente della Regione Lazio, ha pubblicato una dichiarazione in cui si diceva certo dell’innocenza di Mambro, Fioravanti e Cavallini per la strage di Bologna aggiungendo che magistrati e istituzioni lo sanno e mentono sapendo di mentire.
De Angelis ha presto ritrattato parlando di semplici dubbi, ma la sua dichiarazione ignobile e falsa, è comunque arrivata come messaggio forte e chiaro alle orecchie di chi, camerata di ieri, oggi siede su poltrone importanti. De Angelis infatti, oltre che pregiudicato per banda armata, già in passato aveva preso le difese dei fascisti imputati per la strage di piazza della Loggia. È anche cognato di Luigi Ciavardini, fratello di sua moglie, la quale aveva messo in piedi un business milionario attraverso una serie di cooperative a cui veniva affidato il reinserimento dei detenuti privilegiando ex eversori fascisti tra cui figurava anche Gilberto Cavallini; per quest’ultimo fu fondata una sede ad hoc in quel di Terni permettendogli così di lavorare all’esterno del carcere. La scoperta di una sorta di operazione di soccorso dell’eversione fascista ha portato alla chiusura per decreto di alcune di queste cooperative, perché operavano contro la legge, ma si può stare certi che i vecchi sodali dei neofascisti non abbandoneranno gli esecutori materiali della strage di Bologna e continueranno a premiarli e a coprirli per il loro silenzio su chi armò le loro mani. Quest’anno Ciavardini è stato ulteriormente condannato a 3 anni e 4 mesi per falsa testimonianza aggravata perché commessa nell’ambito delle indagini sulla strage di Bologna: a 44 anni di distanza, continua a rifiutarsi di rivelare chi lo aiutò durante la latitanza e in particolare chi lo ospitò a Treviso e chi lo curò dopo l’attentato in cui fu ucciso l’agente Evangelista. Proprio nel momento in cui la commissione antimafia deve far luce su presenze inquietanti di personaggi coinvolti a vario titolo con l’eversione fascista e nelle stragi del ’92 – ’93, il Governo nomina presidente della commissione stessa l’On. Chiara Colosimo. La foto che la ritrae in posa non proprio istituzionale con il terrorista stragista Ciavardini, diffusa e discussa ampiamente su giornali e televisioni, ci induce a ritenere quella nomina politicamente inopportuna al massimo livello; ma, per questi manovali del terrore, gli anni comminati dalle Corti di giustizia non sono un problema: basti pensare ai nove e otto ergastoli meritati da Mambro e Fioravanti, che nella pratica si sono trasformati in due mesi scontati per ogni morte causata. E questo senza pentirsi, senza dissociarsi, senza mai
minimamente collaborare con la giustizia. È bastato non parlare. Evidentemente, il loro silenzio vale oro, ancora oggi. In questo contesto non può inoltre passare sotto silenzio il recente attacco alla Magistratura italiana attraverso un rinnovato progetto che fu della loggia massonica P2 di separazione delle carriere tra magistrati requirenti e giudicanti. Una magistratura autonoma e indipendente secondo l’attuale quadro costituzionale è invece una garanzia per tutti i cittadini e riteniamo dia forza anche alla ricerca della verità. Respingiamo dunque i progetti di normalizzazione che nascondono sotto la parola ‘riforma’ una pericolosa aspirazione politica di burocratizzazione della giustizia e di controllo dell’esercizio dell’azione penale da parte del Potere esecutivo. L’equilibrio fra i poteri dello Stato è garanzia in primo luogo per i cittadini e da questo luogo noi vigileremo sempre sul rispetto dei valori democratici e antifascisti. La strage di Bologna è stata la ferita più profonda per numero di morti e per ferocia della storia italiana. Nessun Paese in Europa ha visto una strage provocata dal terrorismo interno di questa portata. Le radici di quell’attentato, come stanno confermando anche le ultime due sentenze d’appello nei processi verso Gilberto Cavallini e Paolo Bellini, affondano nella storia del postfascismo italiano, in quelle organizzazioni nate dal Movimento Sociale Italiano negli anni cinquanta: Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale oggi figurano a pieno titolo nella destra italiana di Governo. Per questa parte politica, lo stragismo e in particolare la strage di Bologna, rappresentano una macchia da togliere a tutti i costi dalla loro storia, da negare oltre ogni evidenza. Lo sapeva bene Stefano Delle Chiaie, che per questo aveva ideato e perseguito il progetto “Centro neutro”: una vera e propria strategia di guerra psicologica, con l’obiettivo di creare un fronte parlamentare di opinione pubblica (attraverso i media) e giudiziario (attraverso alcuni avvocati) per cancellare la colpa della Destra nelle stragi. La strategia della tensione, dalla strage di Piazza Fontana a quella della stazione di Bologna, doveva essere attribuita esclusivamente ad apparati dello Stato più o meno deviati e doveva apparire in realtà come un complotto ordito contro la destra neofascista. Il Centro Neutro doveva convincere politici, giornalisti e formatori di opinione non legati alla destra, sull’innocenza del neofascismo eversivo rispetto alle stragi. Non stupisce, quindi, che ciclicamente vengano somministrate all’opinione pubblica le più strampalate panzane: dopo la pista teutonica, quella internazionale, quella libica e quella palestinese – ormai riscontrate come palesemente insostenibili – è stata la volta, nel novembre scorso, della proposizione di una estemporanea pista israeliana, in una sorta di grottesca “par condicio” magari per approfittare opportunisticamente dei drammatici conflitti in corso a livello internazionale. Falliti miseramente i depistaggi processuali, i trabocchetti procedurali, insistono con i depistaggi mediatici, ma risulta sempre più chiara a tutti che i negazionisti della matrice fascista della strage di Bologna si distinguono in due sole categorie: i prezzolati cialtroni e coloro che sono completamente, colpevolmente ignoranti. Sono ormai quindici le sentenze passate in giudicato e le ulteriori risultanze processuali vanno tutte nella medesima direzione: la responsabilità dei Servizi Segreti, della Loggia Massonica P2, dei terroristi fascisti per il massacro del 2 agosto 1980. Questa verità fa ancora paura ai nostri attuali governanti, e allora si mette in campo la strategia più disperata, ma anche la più subdola e viscida: quella del silenzio. L’attuale presidente del consiglio, On. Giorgia Meloni, in occasione del 43°anniversario parlò di terrorismo, di vigliaccheria e di ferocia, ma si guardò bene dal nominare la matrice fascista. Sui processi ancora in corso per la strage di Bologna si tace: stampa e mass media sono silenti o trattano sbrigativamente la questione come un fatto locale. Così come nel nostro Paese non si deve parlare della Resistenza, dell’antifascismo, dello stragismo fascista, di quello che è accaduto in questa piazza, in questa stazione, in questa città, 44 anni fa. Questa si chiama censura. E allora qui, oggi, contro la strategia della censura vogliamo leggere un breve estratto dal monologo che lo scrittore Antonio Scurati avrebbe dovuto pronunciare alla Rai in occasione del 25 Aprile scorso, ma gli è stato impedito: “il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neofascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via”. E noi vogliamo dire una cosa forte e chiara: il tentativo di riscrivere la storia repubblicana cancellando le responsabilità del mondo neofascista nello stragismo non passerà, troverà la nostra ferma opposizione. Milan Kundera ha scritto: “la lotta dell’uomo contro il potere è la lotta della memoria contro l’oblio”. Eppure sembra quasi un disturbo, un’anomalia che le vittime e i loro familiari si organizzino e ricerchino la verità con i mezzi a loro disposizione! Occorrerebbe spiegare alle cittadine e ai cittadini e ai familiari delle vittime, perché nell’ambito del cosiddetto giusto processo, art. 111 della Costituzione, vengono, giustamente, tutelati i diritti del presunto innocente e non vengono trattati i diritti delle vittime. Sappiano gli indifferenti o i neo garantisti cui piace ignorare la tutela delle vittime che noi saremo sempre qui a difendere le ragioni di chi ha subito gli effetti di reati di enorme gravità. 43 anni fa noi parenti delle vittime del 2 agosto ’80 ci siamo costituiti in associazione per ottenere giustizia e verità. Il nostro
cammino continua e la nostra battaglia è ancora in corso, ma tutto questo non avrebbe senso se non avesse uno sguardo orientato verso il futuro, verso le giovani generazioni a cui trasmettere la conoscenza e la memoria sui fatti della nostra storia, della storia del nostro Paese. Per questo proseguono le attività con le scuole, con il coordinamento prezioso della storica Cinzia Venturoli. Come spieghiamo sempre ai ragazzi, ribadire le responsabilità penali, civili e morali di chi attuò e volle la strage del 2 agosto ’80 non equivale a evocare intenti persecutori o ingiustificabili quanto inutili volontà di vendetta, bensì significa restituire una dignità autentica a tutti; ai morti, in primo luogo, ma anche agli stessi autori di quelle azioni, che solo nella verità potrebbero davvero ”liberarsi” e, non da ultimo, all’intera popolazione italiana che di quegli atti violenti è stata comunque, a sua volta, vittima indiretta e che ancora, in parte, ne paga lo scotto.
A quella grande parte di popolazione che ogni anno si ritrova al nostro fianco, in carne e ossa o con il cuore, che da 44 anni non ci fa sentire soli, ci sostiene, e non ha mai permesso che il dolore fosse più forte della gratitudine, vogliamo dire ancora una volta. Grazie!”


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