Lo scoop sul nonnismo costa caro al giornalista Innocenti: perquisizioni e sequestri. L’intervento di Carlo Bartoli

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E’ facile capire che cosa si sta rischiando in Italia in termini di restrizione dello spazio di agibilità dell’informazione e di caccia alle fonti. Basta, per tutto e per tutti, quello che è accaduto al giornalista del Corriere della Sera che ha trovato una notizia di sicuro interesse pubblico e l’ha scritta per il suo giornale. Riguarda un caso di sospetto nonnismo nella Scuola Marescialli di Firenze. Risultato: hanno perquisito la sede fiorentina del Corriere e sequestrato la postazione in redazione. E’ una caccia aperta alla fonte ma anche una palese caccia alle streghe dell’informazione. E poi c’è ancora qualcuno (anche tra i giornalisti) che sostiene non esista un problema di bavagli in Italia. Di seguito il comunicato del comitato di redazione del Corriere.

“Dalle 14, per due ore, cinque poliziotti e un magistrato hanno perquisito la sede del Corriere Fiorentino. Gli agenti hanno sequestrato la postazione del collega Simone Innocenti, il suo computer, il suo tablet e i suoi telefoni. Altri agenti, alle 12.30, hanno inoltre perquisito l’abitazione privata del collega. Le perquisizioni sono state motivate con la ricerca delle fonti di Innocenti a seguito della pubblicazione di un articolo sul suicidio di una carabiniera della Scuola Marescialli di Firenze per un sospetto caso di nonnismo. Il cdr del Corriere della Sera stigmatizza con forza la decisione della procura di procedere con una perquisizione invasiva e l’atteggiamento intimidatorio delle forze dell’ordine, ricordando che il segreto delle fonti è un cardine inviolabile della professione giornalistica”.
A Simone Innocenti la solidarietà di Articolo 21.
“Trovo inaccettabile che si perquisisca un giornalista, la sua casa e una redazione per una non meglio specificata fuga di notizie. Il cronista del Corriere Fiorentino, Simone Innocenti, cui va la nostra solidarietà, ha svolto il suo mestiere riportando un fatto di interesse pubblico
ottenuto da fonte verificata. Non si comprende quindi l’accusa di concorso in rivelazione di segreto d’ufficio che non può certo riguardare il giornalista che esercita il diritto di cronaca e agisce in base alla tutela del segreto professionale sancito dalla legge italiana e dal diritto europeo”. Così in una nota Carlo Bartoli, presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti.

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