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Salute, sempre peggio. E con l’autonomia differenziata le liste d’attesa aumenteranno

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Oggi, fine luglio 2024, a Roma, la capitale d’Italia, se hai bisogno di una ecografia addominale completa puoi trovare un posto nel Lazio, con il servizio sanitario nazionale, non in città, a settembre-ottobre 2025. Utilissimo per esempio per chi è sotto colica renale, o a ha ematuria nelle urine o peggio sospetta qualche anomalia più grave, tipo alla prostata…

Va un tantino meglio se devi fare una ecografia meno lunga e complessa dell’addominale, ad esempio lo la tiroide, il seno, l’orecchio. In 10 mesi l’appuntamento te lo danno.

Se ti sposti elle Marche  i tempi per l’addominale sono 12 mesi, in Toscana 5, il Sud è completamente a macchia di leopardo ma dall’Istituto Superiore di Sanità proprio oggi arriva una spiegazione drammatica: gli screening, cioè la prevenzione oncologica, stanno sparendo e il risultato è che proprio nelle regioni che avevano minor incidenza di tumori ora la situazione si sta ribaltando.

Riporto le parole del documento ufficiale:

In Italia, la mortalità per tumore della mammella dal 2001 al 2021 si è ridotta del 16%, ma con ritmi diversi nelle diverse aree del Paese: nel meridione la riduzione di mortalità è stata inferiore rispetto a quanto osservato nel Nord (-6% contro -21%).

Il dato si registra in alcune Regioni del Sud, quali Calabria, Molise e Basilicata, si osservano addirittura degli incrementi rispettivamente pari al 9%, 6% e 0,8%. Anche per il tumore del colon gli andamenti sono simili: dal 2005 al 2021 risulta che nelle donne la mortalità si è ridotta di circa il 30% nelle aree del Nord (-29%) e del Centro (-27%) e molto meno al Sud (-14%).

Il divario tra Nord e Sud risulta ancora più ampio fra gli uomini, dove la riduzione è stata pari a -33% nel Nord, -26% al Centro e solo -8% nel Meridione. La regione più critica è rappresentata dalla Calabria dove in 15 anni la riduzione è stata minima nelle donne (-2%) e praticamente nulla negli uomini (-0,9%).

In sostanza, meno ecografie, meno mammografie, meno analisi del sangue e delle urine, meno scoperta precoce di tumori e già indice di mortalità. Sono da ani gli esami più semplici quelli che portano passo dopo passo a salvare la vita delle persone, ce lo spiegò per primo Umberto Veronesi.

Si potrebbe pensare, e questo governo tende ad accreditare questa tesi, che in Italia i macchinari non sono sufficienti e spesso sono obsoleti. Non abbondiamo ma in qualsiasi struttura ospedaliera ti spiegano che NON è questo il problema principale.

Il problema è la mancanza di personale, il capitale umano bistrattato, umiliato, malpagato e relegato ad esecutore con pochissime possibilità di avanzamento di carriera. Bisogna smetterla di parlare di dotazioni ospedaliere, bisogna capire che l’indice di mortalità degli italiani sta scendendo perché non c’è assistenza sanitaria pubblica adeguata con medici, infermieri, tecnici e operatori a sufficienza e adeguatamente preparati! Noi cittadini, le associazioni, i sindacati, tutti abbiamo sbagliato. Era questo che dovevamo rivendicare da anni e ancora di più negli ultimi due anni. Il governo ha cancellato il Covid, che nell’ultimo mese è aumentato in Italia del 62 per cento, ha ridotto le campagne vaccinali, parla di aumenti di orario, di lavoro notturno e festivo, ma chi lo farà questo lavoro? Gli infermieri stanno scappando in tutta Europa, i medici sono in fila davanti alle cliniche private delle grandi città (parlo di Milano, Roma, Napoli Genova, Torino, Palermo) dove trovano posti e stipendi migliori, orari tranquilli, strutture dignitose. Cliniche che riempiono le strade con cartelloni che annunciano aperture di pronto soccorso H 24 e ogni genere di specializzazioni e di assistenza anche infermieristica.

Pagano i cittadini, pagano le assicurazioni, pagano i più ricchi e gli altri si arrangino. Come può un governo presentare una riforma a costo zero? Come può pensare che ai turni attuali un tecnico di laboratorio aggiunga anche il servizio festivo per fare ecografie e radiografie? E che un infermiere aggiunga alle ore di ospedale, con numero sempre maggiore di letti, anche un turno in poliambulatorio o a domicilio?

E i medici di medicina generale, abbandonati ai loro mini ambulatori senza più un assistente perché tanto “è tutto informatizzato”??? Mentre i complottasti bloccano anche i fascicoli sanitari elettronici.

E l’assistenza domiciliare a cui saranno sottratti altri infermieri per i famosi turni festivi? Ma qualcuno ha mai analizzato tutti i casi di richiesta di intervento di fine vita da parte dei malati? Ci sono centinaia di persone con malattie croniche neurodegenerative che se fossero in grado di ricevere a casa, non pesando magari su genitori anziani, i trattamenti e l’assistenza necessari preferirebbero continuare la loro vita pur difficile ma con le persone che amano. Invece si arrendono. Perché – lo scrivo brutalmente – se hai bisogno di aiuto per tutte le funzioni vitali e un po’ di aiuto può dartelo solo una mamma di 80 anni allora la voglia di andartene ti viene davvero, ma se un infermiere ogni mattina passasse a casa e ti aiutasse per quelle funzioni, avessi una sua reperibilità, uno specialista che ti viene a visitare quando serve, la Asl che ti manda a casa i supporti che servono…siamo sicuri che preferiresti morire?

Questa analisi drammatica parte anzitutto dall’esperienza personale e dallo studio dei numeri. Guardando al rischio che si apre adesso con lo sciagurato progetto dell’autonomia differenziata che esaspererà queste carenze soprattutto di personale nelle regioni già in difficoltà.

Sarà il colpo di grazia alle diseguaglianze geografiche, cioè alla più grave diseguaglianza sociale del paese, la salute. E in questo è una forte picconata alla Costituzione e al suo articolo 32. Cerchiamo di capire che questo assalto alla Carta che difende la nostra democrazia avrà dall’autonomia differenziata il colpo più duro da 75 anni ad oggi. E questa battaglia per il referendum ha tempi stretti e appannati da un clima che sta portando sempre più anziani nei pronto soccorso, abbandonati sui lettini in attesa del nulla.

 


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