Al vertice di Washington (9/11 luglio), che ha celebrato con toni trionfalistici il settantacinquesimo anniversario della NATO non sono emerse novità rispetto agli indirizzi strategici già assunti dalla NATO a Madrid (29 e 30 giugno 2022) e a Vilnius (11 e 12 luglio 2023), ma è stato compiuto un notevole “passo in avanti” nella costruzione di un solido sistema di guerra dell’Occidente con il resto del Mondo. Per quanto riguarda l’assistenza militare all’Ucraina, superate ormai tutte le linee rosse, è stata preannunciata la fornitura di ogni tipo di arma offensiva con la capacità di colpire in profondità il territorio della Russia. Lo scopo delle forniture e dell’addestramento militare della NATO è quello di consentire all’Ucraina di costruire “una forza in grado di sconfiggere l’aggressione russa”. Poiché quest’obiettivo non è a portata di mano, il progetto è quello di proseguire la guerra a tempo indeterminato, almeno fino a quando l’Ucraina non finirà gli uomini da sacrificare sul campo di battaglia. Del resto, nel documento finale non vi è nessuna visione di una pace da raggiungere: la pace – semplicemente – non è prevista. Quello che ha suscitato qualche perplessità in una parte dei media è stato il programma di riarmo massiccio deciso a Washington per i costi che gravano sugli Alleati ed in particolare sul nostro Paese. In punto di corsa al riarmo, il vertice di Washington è andato subito al sodo precisando: “Accogliamo con favore il fatto che più di due terzi degli alleati abbiano rispettato il loro impegno di almeno il 2% del PIL annuo di spesa per la difesa ed elogiamo quegli alleati che lo hanno superato. Gli alleati stanno facendo passi avanti: la spesa per la difesa degli alleati europei e del Canada è cresciuta del 18% nel 2024, l’aumento più grande degli ultimi decenni.” In questo tripudio di armamenti e di spese folli, si inserisce una novità particolarmente allarmante: la decisione di schierare, a partire dal 2026, missili nucleari a raggio intermedio in Germania, in particolare i missili Tomahawk e le nuove armi ipersoniche.
Questa è la vera novità del vertice di Washington, nascosta nelle pieghe dei giornali ed ignorata da tutti i commentatori: sono tornati gli Euromissili!
Questo scenario ci riporta alla mente gli anni più bui della Guerra Fredda, quando il mondo viveva costantemente sotto la minaccia di un olocausto atomico. Chi ha i capelli bianchi ricorda che quaranta anni fa ci fu un’accesa mobilitazione in tutt’Europa contro lo schieramento degli euromissili, specialmente in Italia ed in Germania, paesi destinati ad ospitare i missili nucleari americani. Questa mobilitazione ebbe successo grazie alla scelta di Gorbaciov di sottrarsi alla reciprocità violenta della corsa agli armamenti. Si pervenne così alla stipulazione del Trattato per l’eliminazione dei missili nucleari a raggio intermedio (INF), siglato l’8 dicembre 1987. Il Trattato rappresentò una pietra miliare nella storia del controllo degli armamenti nucleari, segnando un passo decisivo verso un mondo più sicuro. Nel 2018 Trump si ritirò dal Trattato INF; adesso la prospettiva è stata completamente rovesciata, la NATO si prepara a dislocare proprio quelle armi che sono state vietate dal Trattato. C’è però una differenza fondamentale che rende le armi moderne molto più pericolose: i missili ipersonici. I missili ipersonici – con velocità superiore a cinque volte quella del suono (Mach 5), rappresentano un “salto di qualità” nella corsa agli armamenti. I missili ipersonici nucleari a raggio intermedio, avendo già oggi la capacità di volare a circa 10.000 km/h, saranno in grado di raggiungere Mosca in circa dieci minuti. Dati i tempi ristrettissimi che queste armi impiegano per colpire, la risposta al loro uso non potrà che essere affidata all’intelligenza artificiale. Nel caso di un incidente o di un errore umano non potremo contare su un nuovo colonnello Petrov per salvarci. È il caso di ricordare che la notte del 26 settembre 1983, in una delle fasi più calde della “guerra fredda” il mondo ha rischiato l’olocausto a seguito di una guerra nucleare scoppiata per errore. Quella notte, infatti, i sistemi di rilevazione satellitari dell’Unione sovietica segnalarono il lancio di cinque missili diretti verso il territorio della Russia. Il colonnello Petrov avrebbe dovuto segnalare l’attacco e attivare la risposta che prevedeva il lancio di un contrattacco nucleare massiccio. Il povero Petrov sudò freddo ma non avvertì i suoi superiori. Voleva essere sicuro che l’attacco fosse realmente in corso. Fu la mezz’ora più drammatica che si possa immaginare nella vita di un uomo. Ma la sua resistenza umana ci salvò. Dopo un numero interminabile di minuti il segnale sparì. Si era trattato di un falso allarme dovuto a straordinari fattori geoclimatici. Se nel 1983 l’umanità è stata salvata dal fattore umano, con lo schieramento dei missili ipersonici il fattore umano sarà bandito, la risposta sarà affidata all’intelligenza artificiale, che non ha cuore né compassione.
Fonte: “Il Fatto Quotidiano”