Cittadine e cittadini democratici francesi hanno scelto un modo efficacissimo per trasmettere a tutta l’Europa e al mondo una volontà comune: devono appartenere a tutti i valori su cui gli straccioni definiti con disprezzo sans culottes da Luigi XVI e dalla sua aristocrazia vinsero la loro rivoluzione e immaginarono un futuro costruito sulla ‘Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del cittadino’ e su ‘Liberté-Egalité-Fraternité’.
Non hanno atteso domenica prossima, 14 luglio, per riaffermare il valore dei principi fondanti di qualunque democrazia. La festa per il 235esimo anniversario della ‘Presa della Bastiglia’, così caratteristica e tutta francese, è stata anticipata di una domenica, il 7 luglio, in modo che tutti noi fossimo coinvolti in una riflessione che riguarda proprio quanti pericoli stanno correndo quei valori attaccati da una destra che li rinnega.
E la risposta, inequivoca, non è stata solo nella montagna di voti che ha rimesso al suo posto Le Pen e Bardella, ma anche nelle decine di migliaia di persone che hanno festeggiato scendendo in piazza, così come nella volontà di condividere quella gioia oltre i confini nazionali, come nel canto di ‘Bella Ciao’ o degli slogan ‘Siamo tutti antifascisti’ urlati in italiano.
Scelta che nasce dalla coscienza unitaria di un popolo che non perde occasione di dimostrare la propria forte volontà di partecipazione, di essere tenuto in considerazione. A partire proprio da quella festa nazionale che ricorda la Rivoluzione dell’89 ma non il terrore, il regicidio, la triste conclusione con Napoleone. La scelta è stata rivolta proprio a ricordare l’abbattimento da parte del popolo dell’orribile carcere simbolo della tirannia. Il popolo protagonista, come nelle lotte operaie, contro la riforma delle pensioni, come nel maggio studentesco. Popolo protagonista e riconosciuto anche da un importante giornale come Le Monde, così ben descritto in questo stesso sito da Roberto Reale soprattutto quando lo ha confrontato con la triste decadenza di tanta stampa italiana.
Coscienza di popolo e di Stato che nella nostra povera Italia sembra aver definitivamente ceduto il passo all’appartenenza. E mi son chiesto: ma i francesi, con il senso della Storia e dello Stato che hanno, avrebbero mai permesso che un partito rubasse lo slogan storico di sostegno alla Nazionale di Calcio e si presentasse impunemente come ‘Forza Italia’ o l’altro, ben più grave sopruso, di chi si è impossessato, senza alcuna protesta, delle prime parole dell’inno italiano, trasformandolo quasi nell’inno di partito su una fiamma tricolore come segno di continuità con un passato tutt’altro che glorioso?
Rassegnazione? Passiva accettazione di quel che accade, tanto da cominciare a disertare le urne? In un passato recente non è mai stato così. Dalle massicce partecipazioni alle iniziative e lotte sindacali – che per fortuna continuano ad essere importanti, come dimostra ‘La via Maestra’ – all’indimenticabile reazione di Genova, medaglia d’oro della Resistenza, che nel 1960 respinse con sdegno il congresso del Movimento Sociale, organizzato in città, seguendo appassionata le infuocate parole di Sandro Pertini o la reazione di Reggio Emilia, pochi giorni più tardi, con l’uccisione di cinque operai e le successive dimissioni del governo Tambroni.
Oggi gli eredi di quella formazione politica che non solo non rinnegava ma faceva riferimento al fascismo, stanno attaccando i principi fondamentali della Costituzione, costruiti proprio su Liberté-Egalité-Fraternité, dalla legge sull’Autonomia differenziata, al Premierato, agli attacchi all’indipendenza della magistratura e alla libertà di stampa.
Attacchi concentrici contro i quali bisogna tenere alta la guardia come ci ricorda costantemente Beppe Giulietti. Intorno a lui e ad Articolo 21 si sta costruendo un’aggregazione di intelligenze e di forze che va ben al di là del solo mondo dell’informazione. Articolo 21, come ha dimostrato l’affollata e partecipata Festassemblea dell’8 luglio, sta progressivamente diventando un punto di riferimento dell’ampio mondo democratico che si riconosce nella Costituzione. Una lunga, costante, continua azione di conoscenza e diffusione di ricostruzione della partecipazione democratica che è l’unica difesa efficace contro fascismo e autoritarismo, comunque si definiscano. Noi l’abbiamo persa per strada per varie, colpevoli, responsabilità. La Francia ci ha dimostrato che il fiume carsico della coscienza democratica è pronto in ogni momento a riapparire e a spazzare via tutto. Possiamo, dobbiamo riuscirci anche noi.