Contro l’Autonomia differenziata, un nuovo CNL

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Volete voi che sia abrogata la legge 26 giugno 2024, n. 86, “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”?

E’ un quesito secco, inequivocabile, che esprime una avversione non negoziabile al progetto di rottura dell’Unità della Repubblica e dell’eguaglianza dei diritti, insito nell’Autonomia differenziata, di cui la legge Calderoli è strumento di attuazione.

E’ significativo che il 5 luglio si siano presentati in Cassazione per depositare il quesito tutti leader dell’opposizione, Schlein, Conte, Bonelli, Fratoianni, Acerbo, Boschi, Magi, La Valle, assieme al Segretario della CGIL, Landini, al Presidente dell’Anpi, Pagliarulo, con Acli, Arci, Cna, Uil, Wwf, Demos, Legambiente, Link, Rete degli Studenti Medi e Unione degli Studenti. Poi i comitati specifici come No AD, con Marina Boscaino, il Coordinamento per la democrazia costituzionale con Massimo Villone, i costituzionalisti Gaetano Azzariti e Alessandra Algostino, oltre a personalità politiche come Rosy Bindi e Franco Bassanini.

La spinta per questa eccezionale mobilitazione è venuta dal basso, è stata trainata dalla Via Maestra, promossa dalla CGIL con la partecipazione di centinaia di associazioni attive nella società civile. La domanda politica manifestata attraverso innumerevoli iniziative in tutto il paese e la presentazione di una legge di iniziativa popolare, che ha raccolto oltre 106.000 firme, ha travolto le indecisioni e le incertezze delle forze politiche; indecisioni presenti soprattutto nel PD, ove si consideri che il Governo Gentiloni, in articulo mortis, il 28 febbraio 2018, aveva firmato delle pre-intese per l’autonomia differenziata con il Veneto, la Lombardia e l’Emilia Romagna.   

Adesso la partecipazione dei leader di PD e 5 Stelle sta ad indicare che non sono possibili ripensamenti: la richiesta di abrogazione della legge Calderoli lancia una sfida che non si può più ritirare. Di fronte ad un pericolo esiziale, si è creato un fronte popolare, una unità di tipo resistenziale, nel quale partiti con programmi e culture differenti, si ritrovano assieme alle forze sindacali e ai movimenti più attivi nella società civile per mantenere vivi i beni pubblici repubblicani che i Costituenti hanno assegnato al popolo italiano. Non si è mai vista una richiesta di referendum sostenuta da uno spettro così ampio di forze politiche e sociali. Inoltre, alla mobilitazione popolare si aggiunge l’iniziativa politica di cinque Regioni governate dal Centro-sinistra che si apprestano a deliberare la medesima richiesta di referendum abrogativo della legge Calderoli e a sollevare la questione di legittimità costituzionale con ricorso diretto alla Consulta, ex art. 127, secondo comma Cost.

Di fronte a questo evento, che segna una svolta politica di grande rilievo, non possiamo chiudere gli occhi sulle responsabilità che hanno generato il disastro politico che stiamo cercando di arginare e gli altri che sono annunciati.

E’ lapalissiano che, in presenza di un’altra maggioranza, la legge Calderoli non sarebbe mai stata approvata. Così come nessuno avrebbe tentato di cambiare la forma di Stato e la forma di Governo consegnateci dalla Costituzione. Se siamo arrivati a questo punto, ciò è accaduto perché in Italia nel corso del 2022 è stata compiuta una chiara scelta politica che, alla luce della legge elettorale vigente, non poteva avere nessun altro effetto che quello di produrre l’avvento al potere di questa destra caratterizzata da venature eversive e incostituzionali. iI PD a guida Letta, dopo il fallimento della scissione atlantista di Di Maio, ha preferito rompere il “campo largo” e consegnare il nostro Paese nelle mani della Meloni, pur di non correre il rischio di portare al governo una forza non “affidabile” per la NATO, come i 5Stelle. Il soldato Letta, ha fatto harakiri, si è immolato sull’altare della fedeltà atlantica, inabissando la sua stessa armata.

Adesso che l’opera di demolizione della Repubblica sta avanzando di gran lena, con il Premierato, l’Autonomia differenziata e la “riforma della giustizia”, finalmente gli apprendisti stregoni del centrosinistra si sono resi conto che lo spirito nero è uscito fuori dalla bottiglia e cercano di correre ai ripari. La foto che ritrae sulle scale della Cassazione tutti i leader politici di sinistra e centro-sinistra uniti ai sindacati e alle forze sociali è un buon inizio. E’ dall’unità di popolo e partiti che bisogna ripartire.


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