Change is possible

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Non facciamo caso alla freddezza dei nostri commentatori, alla quasi generale indifferenza dei politici, al totale disinteresse degli italiani. In Gran Bretagna (o Inghilterra, o Regno Unito) è accaduta una grande rivoluzione democratica e silenziosa alla quale dovremmo guardare con molta attenzione.

Trovo molto rivoluzionario che il neo premier dall’aspetto impiegatizio e poco apprezzato dalla stampa, Keir Starmer, abbia per prima cosa detto “dobbiamo riportare la Gran Bretagna al servizio dei lavoratori”. E vi sembra poco? E oi ha proseguito: la politica al servizio del pubblico.

Sapere che, dopo 14 orribili anni in cui gli amici inglesi hanno voluto la Brexit, si sono impoveriti, non hanno neppure più la più grande regina dell’epoca moderna, finalmente decidono di riprovare ad essere quel paese che ha insegnato il welfare e prima ancora le regole della democrazia al mondo lo trovo confortante. Ed anche di lezione ai paesi europei.

Il successo di Starmer è certo figlio degli errori dei conservatori nel corso di questi anni. Pensate alla gestione inglese del Covid. Quando Boris Johnson, trattato in Italia da simpatico guascone e nella realtà uno dei politici peggiori sulla scena internazione, disse agli esterrefatti inglesi che dovevano dire addio ai propri genitori e accettare che morissero. Ricordiamolo per favore, in questo nostro paese dove la destra si permette di montare un processo parlamentare contro chi ha avuto il coraggio di chiudere il paese, limitare il numero dei morti, salvare vite e dare un esempio al mondo occidentale che ancora non era stato colpito da quella tragedia. E’ uno dei punti a sfavore dei conservatori che molto ha pesato sull’evoluzione degli ultimi anni. Starmer ha una squadra forte proprio per i temi sociali ed è probabile che nei primi mesi del governo laburista assisteremo a una maggiore disponibilità a spendere per la sanità, l’istruzione e la transizione energetica rispetto alle strategie improntate a grande prudenza annunciate durante la campagna elettorale. Per vincere, Starmer ha avuto bisogno di giocare sul sicuro. Adesso lui e la sua squadra vorranno apparire più audaci.

Non rivedremo facilmente la Gran Bretagna rientrare nell’Unione Europea, questo è vero, ma in un anno al massimo sarei pronta a scommettere che saranno ripristinate tutte le agevolazioni e gli accordi per gli scambi e la permanenza degli stranieri e sarà progressivamente modificata la politica sull’immigrazione e cancellato l’immorale progetto Rwanda. Certo, la posizione sull’Ucraina non cambierà, ma forse una maggiore pressione su Israele per costituire i due stati e fermare il massacro di Gaza ci sarà. Questo nuovo inquilino di Downing Street è figlio di un operaio e di una infermiera del sistema sanitario britannico, ha fatto il magistrato e l’avvocato di diritti umani, parla piano e lo definiscono uomo di “soft left” ma ha unito tutti sotto le bandiere del partito laburista, Mentre dai paesi europei arrivano segnali in controtendenza, il trionfo laburista inglese deve aprire il cuore ai tifosi della democrazia, ache perché in quel paese è nata quella moderna e da quel paese è stata esportata. E voglio sognare di poter fare di nuovo, in vecchiaia, la campagna “keep Britain in Europe” del 1975.

 


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