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“Io so”. Perché la strategia della tensione ci riguarda tutte e tutti

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Tanti applausi, qualche occhio lucido, e soprattutto la voglia di dire “Questo lavoro va portato nelle scuole, nelle piazze”.

Non c’è forse riconoscimento migliore di quest’ultimo per un testo teatrale come quello andato in scena in prima nazionale sabato sera 18 maggio al teatro “Garybaldi” di Settimo Torinese. Una drammaturgia che si occupa di un tema che scandalosamente non trova ancora spazio nei testi scolastici, e che nel dibattito pubblico pare cristallizzato all’epoca dei fatti: il periodo della “strategia della tensione”, delle bombe e delle stragi, compiute o fallite, nel decennio a cavallo fra la fine degli anni 60’ e il 1980. Eppure sono trascorsi 50 anni, tempo ampiamente sufficiente per sussidiari da un lato e serie analisi sulle responsabilità dall’altro.

“Io so inchiesta sulla strategia della tensione” è però anche e soprattutto un’analisi del potere. Del potere politico in particolare. Un potere pronto a qualsiasi atto pur di alimentarsi e di difendere patti indicibili.

Se è vero che “tutto è politica” si comprende allora l’attualità della proposta e l’urgenza di ragionarci. Per questo “Io so” racconta quel decennio ma parla anche a noi oggi. Non soltanto per ricordare, ma per ricordarci di guardare sempre dietro e sotto le luci accese.

Una bravissima Elena Ruzza in scena diventa così Mariano Rumor, Giuseppe Saragat e vari altri protagonisti dell’epoca, ma soprattutto è Aida, una ragazza dei nostri tempi raggiunta da voci e vicende che non conosce e che eppure percepisce come parte della sua storia, del suo ieri ma anche del suo oggi.

Una tesi di laurea come cura rappresenta l’artificio letterario che, nella drammaturgia scritta da Davide Rigallo, ci consente un tuffo nel baratro di scelte che hanno causato centinaia di morti, migliaia di feriti e mutilati, in una sorta di guerra civile a bassa intensità, pilotata per continuare a tener lontana qualunque idea di un coinvolgimento delle forze di sinistra nel governo del Paese. Con responsabilità, mani sporche di sangue dalla manovalanza armata fino alle stanze dei bottoni, non solo italiane.

Una produzione del gruppo di lavoro “Sotto i Fanali”, dell’Associazione culturale “Terra Terra”, realizzato con i fondi dell’Otto per mille della Chiesa valdese e in collaborazione con “Articolo 21 Piemonte”, Associazione familiari caduti vittime di Piazza Loggia, “Riforma.it”,”Zonafranca Spazi interculturali Ets”, che avrà nuove date nei prossimi mesi, a partire dal 30 giugno a Torre Pellice (To) nell’ambito della “Scuola della democrazia”, per poi giungere in maniera significativa anche a Brescia, nell’anno del cinquantenario della strage di Piazza della Loggia. Il saluto e augurio iniziale di Manlio Milani, presidente dell’associazione familiari di quella strage e instancabile testimone di giustizia, va proprio a ricordarci di non smettere di interrogarci e interrogare su una stagione da cui dobbiamo ricevere ancora risposte, molte delle quali riguardano anche il nostro oggi.


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