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Ripartiamo dal 6 maggio: contro i bavagli e contro i crumiri della Rai, ma sempre per l’articolo 21 della Costituzione

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Oggi che non solo gli “scripta” ma anche i “verba” rimangono e non volano via– dalle chat ai podcast – amaramente constatiamo che lo avevamo detto e scritto quasi due anni fa, nella ormai lontanissima estate del 2022.

L’esito di possibili elezioni politiche era scontato, pervicacemente scandito da sondaggi quotidiani di ogni tipo, scorretti e forse inammissibili, che favorirono le scelte sciagurate di chi fece cadere il governo Draghi, dopo che altre scelte sciagurate avevano fatto cadere il secondo governo Conte.

Era tutto pronto, chiaro, scritto, definito. La vittoria della destra unita ancora una volta in un patto elettorale ma ben diversa al suo interno, con il partito di ultradestra cardine del progetto populista, sovranista e reazionario e la sua leader, altrettanto estremista, lanciata al centro della scena.

Lo sapevamo? Si. Immaginavamo cosa avrebbero fatto una volta al governo? Si. Prevedevamo l’attacco permanente alla libertà di informazione, alla magistratura, ai poteri di bilanciamento del governo, ai diritti sociali in particolare quelli delle donne, alla sanità e alla scuola pubblica, al sindacato ricorrendo al crumiraggio? Si. Mettevamo in contro il tentativo di riscrivere la storia e di corrodere passo dopo passo la Costituzione? Si.

La comunità di Articolo 21 come quelle di altre (poche) organizzazioni non è composta da veggenti, maghi o interpreti di sfere di cristallo e di tarocchi. Niente di tutto ciò. Semplicemente sapevamo di cosa si parlava. E sapete perché era semplice? Perché la destra destra non si nascondeva. Non c’era stato solo il discorso della Meloni a Vox, ne aveva fatti a centinaia ovunque sempre e solo con quei contenuti e quel tono.

Ma perché mai da gente così ci si doveva aspettare moderazione e rispetto dele regole?

Già, quando si è al governo tutto cambia. Ricordate? I cori della maggioranza dei media: Meloni è allieva di Draghi, si parlano tutti i giorni. Figuriamoci se toccano le leggi come la 194. Certo prenderanno più posti alla Rai, come gli altri, come tutti. Ma sono atlantisi veri posiamo stare tranquilli, rispetteranno le regole della democrazia. Si potrebbero, e si potranno, scrivere volumi e volumi su tutti questi giudizi più o meno in buona fede che oggi sotto gli occhi di tutti, anche di chi li emetteva, risultano palesemente sbagliati.

Avevamo ragione, ma la ragione è dei cretini si dice…

E io dico: non è mai troppo tardi.

La Cgil capì e mostrò lo scorso anno che esisteva un popolo alla ricerca di una opposizione in grado di contrapporti, ma davvero, alla “capocratura” che si mostrava in tutta la sua ferocia. Del resto, di non volere una democrazia parlamentare, liberale e antifascista non lo hanno mai nascosto, diciamoci la verità.

E oggi la nostra Italia scende di altri 5 posti nella scala della libertà di espressione e l’azienda del fu servizio pubblico – io sono fra quelli che non la riconoscono più come tale – foraggia in modo plateale il crumiraggio di un presunto sindacato che più giallo non si può.

Il comunicato del finto sindacato dei giornalisti Rai è semplicemente vergognoso e deve porre anche a tutti noi delle domande su come sia stato possibile per una professione come il giornalismo scendere ad un livello così basso. Speriamo solo che serva a far capire qualcosa a chi si ostina a non vedere, non sentire, non parlare.


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