La follia d’amore dell’infelice Lucia di Donizetti plana sul palco del Bellini di Catania

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Una donna, vittima di raggiri e losche trame di potere maschilista, consegnata alla follia da un tradimento e da un infelice amore, è la struggente protagonista di Lucia di Lammermoor, il melodramma più famoso del celebre compositore bergamasco, rappresentato nel 1835, che rivive al Teatro Massimo catanese in una nitida e toccante edizione dell’opera, dove nell’accurata regia di Giandomenico Vaccari elementi scenografici tradizionali si intrecciano a innovazioni tecnologiche, come ai personaggi reali si affiancano figurazioni simboliche incarnate in quattro sinistri uomini nerovestiti, che rappresentano il Male e in due scarmigliate donne biancovestite che incarnano la Follia e la Morte. L’atmosfera cupa del castello degli Ashton a Lammermoor, con fregi, corazze e stendardi si anima di suggestive videoproiezioni a sfondo paesaggistico dove nuvole vaganti e fiocchi di neve evocano l’algida tragedia di una delle figure femminili più strazianti del melodramma ottocentesco.
La storia di Lucia, ambientata a Lammermoor, nella Scozia settecentesca durante il regno della regina Anna, tratta dal romanzo di Walter Scott “The Bride of Lammermoor”, che attinge a fatti realmente accaduti, è tra le più dolorose mai narrate. Giovane e bella rampolla di nobil casata, Lucia ama riamata Edgardo, ma i due giovani non vivranno il loro amore.

Lord Enrico Ashton, il fratello di Lucia, infatti è nemico giurato di Sir Edgardo di Ravenswood a cui ha usurpato i beni, il castello e ucciso il padre. I due giovani, nonostante le difficoltà della loro unione, si giurano eterno amore scambiandosi la promessa con un anello, prima che Edgardo parta per difendere la sua patria. Lucia rimane così in balìa del crudele fratello che distrugge l’amore dei due giovani con uno stratagemma. Con una falsa lettera fa credere all’infelice che Edgardo la tradisce con un nuovo amore e spietatamente le propone nuove nozze con Arturo Bucklaw, un suo alleato, sacrificando la sorella alle sue mire espansionistiche. Lucia delusa e disperata accetta lo sposalizio con la morte nel cuore. Durante la cerimonia di nozze però irrompe nel castello Edgardo, pazzo di gelosia, reclamando il suo anello alla presunta traditrice e scatenando la disperazione di Lucia e l’ira di Enrico che lo sfida a duello. La notte di nozze sarà notte di lutti tremendi. Lucia impazzita dal dolore uccide lo sposo e ormai in preda alla follia, apparsa davanti a tutti con le vesti insanguinate, vaneggia delle sue nozze con Edgardo, suscitando la pietà negli astanti e il rimorso nel fratello. Infine la misera morirà, consumata dalla follia e dal dolore. Alla terribile notizia Edgardo si pugnala a morte, perché la sua vita senza Lucia non ha più senso. Su questa ennesima tragedia cala la tela.
L’opera, di forte impatto, è considerata l’acme di una nutrita schiera di componimenti, più di una settantina, che Donizetti ha prodotto instancabilmente, costituendo un prezioso asse di congiunzione tra Rossini e Verdi. L’approfondimento psicologico dei personaggi e il romanticismo della trama e del tessuto musicale furono gli elementi innovativi introdotti dal compositore, avanguardie di un nuovo stile che porterà il melodramma ai vertici della cultura romantica.
L’armonia delle melodie, lo squisito ricamo della tessitura vocale negli a solo, la forza dei duetti, dei concertati e delle scene corali fanno di questo componimento una delle perle dell’intera produzione del melodramma.
In questa pregevole edizione, nell’assetto convincente dell’impianto scenografico e degli eleganti costumi di Alfredo Troisi si incastona la bellezza e il nitore esecutivo delle squisite esecuzioni canore, che hanno deliziato il pubblico, esploso in ripetuti applausi a scena aperta. La tenera Lucia di Grazia Schiavo spicca per la limpidezza e la potenza della grazia esecutiva, soprattutto nella celebre e toccante scena della follia, affiancata validamente dall’appassionato Edgardo di Francesco Demuro, che modula ed esegue la sua partitura stemperando artatamente forza e dolcezza. Si impone altresì il bel timbro e la disinvoltura esecutiva dell’Enrico di Christian Federici. Alle tre voci portanti si sposa un cast ben modulato che insieme al coro hanno dato vita a una interpretazione impeccabile, a cui le ovazioni degli spettatori hanno dato meritorio riconoscimento.
Chiude con questo gioiello del melodramma la prima parte della stagione operistica dell’Ente lirico catanese che riaprirà i battenti a Ottobre con “Trilogia dell’estasi”, regia e coreografia di Roberto Zappalà su musiche di Debussy, Ravel, Stravinskij.

 

LUCIA DI LAMMERMOOR
Musica di Gaetano Donizetti
Edizioni musicali Kalmus
Opera in tre atti su libretto di Salvatore Cammarano

Lucia Maria Grazia Schiavo/Irina Dubrovskaya
Lord Enrico Ashton Christian Federici/Francesco Landolfi
Lord Arturo Bucklaw Marco Puggioni/Andrea Schifaudo
Sir Edgardo di Ravenswood Francesco Demuro/Giulio Pelligra
Raimondo Bidebent George Andguladze/Gaetano Triscari
Alisa Claudia Ceraulo
Normanno Nicola Pamio

Direttore Stefano Ranzani
Regia Giandomenico Vaccari
Scene, costumi e proiezioni Alfredo Troisi
Assistente alla regia Alessandro Idonea
Aiuto costumista Giovanna Giorgianni
Luci Antonio Alario
Maestro del coro Luigi Petrozziello
Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Massimo Bellini di Catania
allestimento del Teatro G. Verdi di Salerno

Al Teatro Massimo Bellini di Catania fino a Sabato 27 Aprile

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