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Niente giri di parole, hanno cacciato anche Amadeus

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La decisione maturava da oltre un anno, cioè dal Festival di Sanremo del 2023. La destra oltranzista al governo l’aveva giurata ad Amadeus, che aveva consentito troppo. Fedez già non lo avevano fatto parlare in Rai per un anno. Le opposizioni strabuzzavano (e strabuzzano) gli occhi a sentir dire che ormai la sinistra era rappresentata da Amadeus.

Naturalmente nessuno sa come voti Amedeo Sebastiani in arte Amadeus ma certo a ripercorrere la sua carriera professionale tracce di sinistra non se ne vedono proprio. Si vedono però tracce di libertà, quella perversa convinzione degli artisti di ogni settore che, insulti e violenza a parte, bisogna che si esprima quello che si sente, senza vincoli, senza condizionamenti, e anche senza vergogna se serve.
Eppure l’incredibile è accaduto. La Rai manda via Amadeus (non vogliamo nemmeno sentir accennare alle storielle della scadenza del contratto e del costo eccessivo per una persona che ha garantito alla Rai il 67 per centro di share), si priva dell’unico nome del varietà in grado di non far perdere una serata all’azienda, non replica alle voci ormai diventate fonti certe che parlano di alcuni rifiuti di Amadeus a presenze ingiustificabili a Sanremo, non si preoccupa di un’agonia degli ascolti che di mese in mese lascia sprofondare il fu servizio pubblico dietro a Mediaset come media e molte serate dietro a emittenti come la Nove. Nel prossimo palinsesto andrà peggio, ma molto peggio.
La vicenda di Amadeus va molto oltre l’occupazione militare della Rai che solo questo governo ha portato fino a tale punto, superando – incredibile ma vero- perfino i passati governi Berlusconi. L’intolleranza a qualsiasi forma di pensiero diverso, a qualsiasi rifiuto a sottomettersi a diktat da regime non da democrazia parlamentare è ormai la scelta costante e definitiva di Giorgia Meloni e del suo governo. Amadeus è un uomo di spettacolo, non parla di politica, non fa talk show, ma non impedisce ad alcuni di parlare e pretende di tenere su un certo livello artistico i suoi prodotti.
Il livello artistico del governo è rappresentato da Povia, Pino Insegno e Hoara Borselli, i tre rifiuti di Amadeus. Del resto è il governo del Gattopardo di Lucchini, di Londra con Times Square, dell’Abruzzo con tre mari. Gli allievi che superano i maestri, quando i maestri erano quelli dei neutrini partiti dal Gran Sasso verso Ginevra e di Romolo e Remolo. Si, siamo oltre l’Ungheria.
P.S. Quarant0anni fa in questi giorni cominciava ad andare in onda “La piovra”, prima serata su Rai1. Oltre dieci milioni di spettatori. Fece scoprire agli italiani che la mafia era in costante connessione con il potere politico e fece capire il ruolo di Licio Gelli e della loggia P2 prima ancora delle conclusioni giudiziarie. Il capo del governo nella primavera del 1984 era Bettino Craxi, il ministro esteri Giulio Andreotti, il ministro dell’Interno Scalfar. Di questa compagnia di bolscevichi nessuno alzò il telefono per protestare con i dirigenti Rai che pure in qualche modo proprio loro avevano indicato. La piovra ebbe poi dieci stagioni di successo. Il primo politico che la attaccò auspicando che cose simili la Rai non le facesse più fu Silvio Berlusconi, dieci anni dopo.


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