Si è tenuta ieri, presso la sede della Federazione nazionale della stampa, una conferenza dal titolo emblematico «Tutti hanno (ancora?) il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero». Promossa dall’Anpi e dall’associazione Articolo21, l’iniziativa ha avuto al suo centro le testimonianze di vittime illustri del clima di maccartismo con lo sguardo all’Ungheria di Orban che il governo di destra ha instaurato.
Se siamo sotto osservazione in Europa e negli organismi internazionali per la quantità inaudita di querele temerarie che corrono quotidianamente appena qualche cronista mette il naso nei meandri dei poteri (vedi da ultimo Domani o il caso del vignettista Natangelo), la novità sta nell’attacco diretto al pensiero critico. Ecco, infatti, dispiegarsi i casi abnormi della filosofa Donatella Di Cesare, del rettore dell’università per gli stranieri di Siena Tomaso Montanari, del professore emerito e filologo grecista Luciano Canfora e del più giovane storico Davide Conti.
Di che sono colpevoli, visto che siamo di fronte persino a dei rinvii a giudizio? Il peccato è uno: l’avere esercitato il legittimo diritto di critica rispetto ad un pensiero che si vorrebbe unico e omologato. E così la presidente del consiglio Giorgia Meloni, il ministro Francesco Lollobrigida e la sottosegretaria Isabella Rauti hanno scelto la strada non già della polemica politica e culturale, bensì la più comoda via giudiziaria: comoda perché chi sta al governo ha un ruolo asimmetrico e privilegiato. Mentre personalità pur diverse tra di loro sono finite nel mirino per aver esercitato la sacrosanta libertà di espressione. Il ricorso alla macchina giudiziaria ha il fine – ben sottolineato da Donatella Di Cesare – di intimidire e criminalizzare ogni dissenso.
Insomma, si è messa in luce la novità della strategia inaugurata dalla destra, che va al di là del pur detestabilissimo periodo berlusconiano. Tra l’altro, è in corso la formazione di un polo informativo attorno alle società di un parlamentare leghista come Antonio Angelucci, ora con l’annunciata acquisizione dall’Eni dell’Agenzia Italia. Per non dire dell’occupazione in corso della Rai. Non si può sottovalutare quanto sta accadendo, visto che è tipico della nascita di un regime autoritario la messa in causa dei mondi del giornalismo di inchiesta e dell’intellettualità indipendente.
Erano presenti anche Marino Bisso e Clara Habte per la Rete NoBavaglio, Roberto Bertoni dell’Associazione per il rinnovamento della sinistra e la giornalista – querelata da Giuseppe Graviano – Sandra Amurri, nonché Marianela Diaz per i Comitati FreeAssange Italia. Proprio il caso di Julian Assange ci offre un esempio estremo.
Il presidente nazionale dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo ha concluso i lavori, ribadendo la massima solidarietà verso le vittime dell’iniziativa censoria di una destra che non riesce a pronunciare la parola antifascismo e non vuole fare i conti con un passato mai superato. Per rispondere a simile aggressione serve una militanza civile incessante, che riprenda i valori della Costituzione nata dalla Resistenza, sotto attacco quotidianamente. Il 25 aprile vi saranno numerose manifestazioni, a partire da quella centrale di Milano, che ha tra le forze promotrici il manifesto.
(Da Il Manifesto)