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Qual è la verità sulla vendita Agi? E quali i rischi di concentrazione dei media in Italia

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Ci sarebbe anche una questione di fondi pubblici dietro l’acquisto dell’Agi. Per l’anno 2024 l’Agenzia Agi può contare su un contributo statale di 3,1 milioni di euro, assegnato con la Determina del Dipartimento Editoria del 6 dicembre 2023. E proprio in questi giorni può concorrere per vedersi assegnato uno degli 11 lotti del nuovo bando per servizi di carattere specialistico, anche video-fotografico, per un totale di 55,8 milioni di euro: si va dai 22,4 milioni di euro del primo e più ricco lotto, fino ai 570mila euro dell’ultimo. L’acquirente, secondo molte fonti, sarebbe il senatore della Lega Antonio Angelucci, già editore di Libero, Il Tempo e Il Giornale. Proprio perché ci sono in ballo anche ingenti fondi per continuare l’attività è difficile comprendere perché l’Eni venda o abbia persino già venduto. Eccezione che è stata sollevata sull’Huffington Post da Michele Anzaldi, già deputato con Pd e Italia Viva, già Segretario della Commissione di vigilanza Rai. La notizia della vendita era stata anticipata da La Stampa che aveva scritto: l’Eni dichiara di aver ricevuto dal gruppo del senatore leghista “una manifestazione di interesse spontanea”. Altre fonti giornalistiche affermano che la vendita c’è già stata, settimane fa.
“È normale -si chiede Anzaldi- che un esponente politico, peraltro appartenente ad un partito al governo che guida con un suo esponente il ministero dell’Economia, chieda ad un’azienda pubblica (di cui il Mef indica i vertici) di poter acquistare un suo asset? Se davvero l’Eni ha intenzione di procedere con un’operazione di mercato, perché non mette l’Agi in vendita in maniera trasparente, consentendo a tutti gli editori e imprenditori interessati di accedere alle informazioni sulla testata e valutarne l’acquisto?”. Secondo quanto riportato dall’agenzia Askanews durante il briefing quotidiano della Commissione europea per la stampa, il 25 marzo scorso, un giornalista ha chiesto se la cessione dell’Agi a un parlamentare della Lega, già proprietario di diversi media, non comporti il rischio di una concentrazione. “Non ho molto da dire in merito – ha risposto un portavoce della Commissione, Christian Wigand – Posso solo ricordare in termini generali che, naturalmente, nel contesto del rapporto sullo stato di diritto, guardiamo agli sviluppi in tutti i nostri Stati membri”. Wigand ha fatto altresì riferimento all’Emfa di recente approvazione:  “Ricordiamo che il ‘Media Freedom Act’  è pressoché definitivo e sarà in futuro rilevante per tali situazioni di fusioni. Quando si tratta di fusioni dei media, è parte del campo d’azione del Media Freedom Act guardare a questi problemi. Ma non vorrei commentare un caso specifico in questa fase. Controlleremo e vi daremo aggiornamenti”.
(Nella foto Antonio Angelucci)

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