BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

Frase shock alla Camera: l’aborto non è mai giusto, nemmeno in caso di stupro. Un salto indietro di 40 anni

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L’involuzione dietro l’angolo, la negazione dei diritti a portata di mano e a portata di convegno. L’anno 2024 comincia così, dalla (nuova) criminalizzazione dell’aborto. Il 10 gennaio scorso il Tribunale amministrativo del Piemonte ha bocciato il ricorso presentato dalla Cgil e dall’associazione “Se non ora quando” contro il provvedimento amministrativo di istituire una “stanza di ascolto“, scaturito dalla convenzione del Movimento per la vita con l’ospedale Sant’Anna di Torino per istituire, appunto, uno spazio dove “far ricredere” le gestanti che vogliono interrompere la gravidanza. Dieci giorni più tardi un incontro a Montecitorio, organizzato con il placet della Lega per presentare la rivista Biopoetica, riporta sotto i riflettori quella voglia, fin qui serpeggiante, di negare il diritto all’aborto sancito ormai più di 40 anni fa (nel 1981) da un referendum popolare. Durante i lavori del convegno è stato ribadito che l’aborto non è “un diritto inalienabile” ma va “concepito in senso lato, come quello di uccidere, di rubare, di ferire”. E ancora: “l’aborto perfino nei casi più tragici, come lo stupro, non è mai giusto. Prima di un rapporto sessuale le donne dovrebbero prendere coscienza di tutti i possibili esiti: se si agisce è necessario accettare le conseguenze”. L’incontro era organizzato dal Centro studi Machiavelli, su invito della Lega.
All’interno della rivista viene negato che l’aborto sia un diritto, con parole molto precise: “L’aborto è una soluzione pratica, ma non è sublimabile a diritto inalienabile: non è mai giusto”. Quanto riportano indietro frasi come queste è difficile persino da immaginare e mai prima d’ora era stato così evidente l’intento di riportare indietro le lancette del tempo su un diritto come quella all’aborto, cui l’Italia è arrivata colpevolmente già molto in ritardo. Tuttavia nel 2024 resistono consistenti sacche di proibizionismo. Più di un terzo di tutte le donne del mondo in età fertile vive in Paesi dove l’interruzione di gravidanza è un diritto garantito sempre. Solo 60 Paesi al mondo permettono l’accesso libero e legale all’aborto in ben 26 Paesi è del tutto proibito.
(Nella foto i relatori del convegno)


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