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Bavagli italiani e tutele europee. Smeriglio: l’Emfa offre garanzie, azione congiunta per la sua attuazione

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Chi ha paura della cronaca giudiziaria italiana? E perché è talmente difficile difendere il diritto di cronaca in Italia, al punto da dover riporre ormai tutte le speranze nel Parlamento Europeo? Lo abbiamo chiesto a Massimiliano Smeriglio, uno dei pochi rappresentanti in ambito Ue che seguono l’evolvere dei bavagli contro i giornalisti e, più in generale, contro il diritto dei cittadini alla conoscenza.

 Noi giornalisti abbiamo timore che sia in atto la creazione di una rete che renda impenetrabili le notizie di giudiziaria. Ma il problema è che non siamo i soli a pensarlo, anche l’Europa ci controlla da vicino. Che si può fare?

Lo scorso ottobre a Strasburgo il Parlamento europeo ha approvato la sua posizione negoziale  sul Media freedom Act, un regolamento fondamentale per garantire la libertà, l’indipendenza e il pluralismo dei media. L’atto per la liberta dei media è un’opportunità per migliorare il sistema dell’informazione europeo tutelando al massimo livello giornalisti e redazioni. La Commissione europea ha deciso di agire, il Parlamento ha risposto assumendo una posizione ambiziosa a tutela dell’indipendenza delle testate. In particolare il voto sulla protezione delle fonti giornalistiche è un atto di civiltà. In troppi Stati membri assistiamo a tentativi di silenziare il lavoro dei giornalisti, soprattutto del giornalismo di inchiesta. Non vi sono democrazie sane laddove i giornalisti non possono svolgere il loro lavoro come dovrebbero e sono vittime di forme di pressione e censura. Con le disposizioni votate abbiamo inserito salvaguardie importanti: colpiti tutti i tentativi e le tecnologie utilizzate per spiare redazioni e singoli; messi in discussione i motivi di sicurezza nazionale, spesso invocati strumentalmente per poter limitare la protezione dei giornalisti e delle loro fonti. Molte le garanzie a tutela dell’indipendenza dei media di servizio pubblico. Dobbiamo controbattere la volontà degli Stati nazionali di mantenere il controllo, vedremo il voto finale. Siamo fiduciosi.

 Torniamo sul caso dell’emendamento Costa: davvero tutelerà di più gli indagati? E se un gip dovesse sbagliare, mandare in carcere un innocente? Chi potrà più controllare?

A mio modo di vedere il problema dell’emendamento di Enrico Costa è che si inserisce all’interno di un quadro che è preoccupante nel suo complesso. Il deputato di Azione ha inteso riportare la normativa inerente la pubblicazione letterale delle ordinanze di custodia cautelare all’ambito originario dell’articolo 114 del codice di procedura penale. Del resto di abusi ce ne sono molti e li vediamo sui quotidiani tutti i giorni. In questo senso abbiamo certamente un problema relativo alla sanzione per chi viola la norma. Attualmente il reato commesso è «oblabile», cioè si estingue, con un’ammenda che varia fra 58 e 258 euro. Una cosa ridicola. Però come dicevo il problema è quello del panorama in cui si inserisce un approccio garantista, che condivido. Il contesto generale purtroppo è quello di una riforma dell’editoria in senso censorio e securitario.
 La difesa della libertà di stampa viene postulata da tutti, però purtroppo si nota una certa trasversalità quando si parla di riforme-bavaglio. Pensa sia possibile trovare unità tra le forze di opposizione, almeno le più progressiste, contro emendamenti come quello di Costa?

Guardi, il problema è esattamente quello che le dicevo e riguarda l’orizzonte generale in cui certamente potrebbe inserirsi un’iniziativa politica unitaria delle opposizioni. Lo scorso 7 gennaio, in un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica, Federico Mollicone, Presidente della Commissione Cultura, Scienza ed Istruzione della Camera dei deputati del Parlamento italiano, ha dichiarato che il governo starebbe lavorando ad una proposta di modifica del Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (TUSMAR) al fine di “certificare la veridicità delle notizie”. Stando alle dichiarazioni rilasciate, tale proposta di riforma dell’editoria verrebbe avanzata con l’obiettivo di tutelare il giornalismo, in particolare l’attendibilità delle fonti e la veridicità delle informazioni a seguito della “deriva sensazionalistica della stampa”. Alla luce di quanto esposto ho presentato un’interrogazione alla Commissione europea per chiedere se si ritiene che tale ipotesi di riforma sarebbe in linea con l’accordo raggiunto tra Parlamento e Consiglio sul Media Freedom Act. Vogliamo anche avere dalla Commissione un’ulteriore valutazione, per sapere se il controllo delle scelte editoriali può essere considerata una limitazione della libertà di stampa. Penso che su questo binario anche in Italia l’opposizione possa marciare unita. Senza ulteriori cedimenti al populismo giustizialista.

 Molte associazioni, tra cui Articolo 21, No Bavaglio, le associazioni di stampa regionale, Fnsi e Cnog sperano in un aiuto dall’Europa e in specie dall’approvazione del testo finale dell’Emfa a marzo prossimo. Cosa si può fare qui per sostenere quella legge nel momento in cui arriverà al voto?

Il negoziato si è concluso a fine 2023 e pochi passi ci separano ora dall’approvazione finale del regolamento e la successiva entrata in vigore, prevista per il 2025. Nel complesso, l’accordo raggiunto in trilogo riflette una buona parte del mandato del Parlamento. In particolare, sono previste solide garanzie a tutela dei giornalisti e delle loro fonti. Garanzie che non possono essere aggirate da motivi di sicurezza nazionale. Sono inoltre previsti requisiti di trasparenza sulla proprietà dei media, diretta e indiretta, anche attraverso informazioni disponibili al pubblico attraverso banche dati aggiornate. Perfino la vicenda del canone Rai inserito nella fiscalità generale, dunque dipendente dal Governo in carica, potrebbe violare il regolamento. Rimango fiducioso, bisogna fare pressione, vigilare, tenere vivo il dibattito nell’opinione pubblica per evitare colpi di coda degli Stati che con la scusa della sicurezza nazionale vorrebbero ridimensionare la portata riformatrice dell’Emfa.
(Nella foto l’europarlamentare Massimiliano Smeriglio)


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