Reazionario. Ecco una parola che da qualche decennio non usiamo più nel nome del “moderatamente corretto” che soffoca il nostro tempo. Non la adoperiamo perché non ci serve? Per scoprire che non è così basta digitare il termine su Google. Apprendiamo che l’aggettivo/sostantivo reazionario si riferisce a un soggetto “dichiaratamente favorevole al ripristino di un assetto sociale e politico storicamente superato, decisamente ostile a qualsiasi spinta o tendenza innovatrice e progressista sul piano politico sociale”. Stiamo parlando del passato o piuttosto del presente? Non vi pare che di personaggi così sia risultata incredibilmente affollata la nostra vita pubblica nel 2023, che la definizione non calzi a pennello per molti dei nostri governanti?
Se la voce “reazione” ci aiuta a leggere il presente, ci è poi decisamente utile (tornando indietro di qualche altro secolo rispetto alla rivoluzione francese) riandare al termine controriforma. Con questa parola piombiamo nel pieno dell’attualità politica perché il 2024 sarà l’anno dello scontro sugli assetti istituzionali del nostro paese. Come affrontiamo questa sfida? Loro (i potenti di turno) da tempo si sono impadroniti del termine “riforma” e ne hanno completamente ribaltato il senso. Conviene per questo ribadire un semplice concetto: non tutti i cambiamenti disegnano un progresso, una crescita, una “riforma”. Va sempre compresa la direzione di marcia: si guarda al futuro o vogliono riportarci al passato? E allora quella dell’uomo solo al comando (nella loro logica “fluida” il potere rende le donne maschi) non è altro che il ritorno a qualcosa di già visto, a ciò che c’era prima della Repubblica Antifascista. E’ tutto di una chiarezza cristallina. Per questo uno dei propositi per l’anno nuovo è chiamare le cose col loro nome, fare nostro il termine controriforme costituzionali che vorrebbero consacrare un sistema dove nessuno può più “disturbare il manovratore”.
Detto questo l’anno che verrà non deve essere contrassegnato solo da una volontà di resistenza pur nobile e doverosa. C’è un mondo di persone che vuole comprendere (anche da chi fa informazione) quali siano i progetti in campo su temi come la crisi climatica, la giustizia sociale, la pace e il disarmo, i diritti di cittadinanza, la fratellanza fra i popoli, i divari digitali (questione che sta subendo un’accelerazione che pochi colgono). Sono “territori” nei quali i “reazionari” hanno ben poco da dire, la loro visione di futuro è debole, non a caso intrisa di simbologie passatiste.
Veniamo da un trentennio dominato dall’ideologia neoliberista basata su una lettura solo individualistica del sociale. I risultati ce li abbiamo sotto gli occhi, un mondo frammentato, abitato da monadi in debito di ossigeno. Parole come solidarietà, cooperazione, interdipendenza, relazione vanno ritrovate. Insieme al concetto che la società esiste, per fortuna esiste.
(Nella foto una delle ultime proteste sociali contro le riforme reazionarie in Italia)