Non rimarremo in silenzio sui bavagli e, meno che mai, sui diritti umani. A cominciare dalla tragica vicenda di Ilaria Salis, la maestra elementare milanese arrestata in Ungheria per una presunta aggressione a danno di alcuni militanti neo-nazisti, nel corso di una manifestazione non autorizzata ma tollerata dal governo Orbán, e ora detenuta, in condizioni indegne, in un penitenziario ungherese.
Per noi la persona dell’anno è lei, ma soprattutto lo sarà del prossimo. Ciò che sfugge, anche ad alcuni amici e compagni, infatti, è che qui a essere in ballo non è solo la vita di una donna, che già basterebbe per mobilitarsi, ma il principio democratico in sé, che non può essere messo in discussione, meno che mai nell’anno in cui si celebrano le elezioni Europee. Ebbene, vigileremo sulle condizioni di salute di Ilaria e ci batteremo al fianco della sua famiglia, affinché possa essere riportata e giudicata in Italia. Non possiamo accettare, difatti, che a giudicarla sia un Paese che prevede pene fuori dal mondo, fino a sedici anni di carcere, per un reato minimo, sempre che poi lo abbia davvero commesso. E non accettiamo il silenzio del governo, di una parte dei mezzi d’informazione e di tante, troppe personalità che vorremmo vedere un po’ meno assenti sul tema della dignità della persona. Senza i fondamentali, infatti, non esiste alcuna opposizione. Se viene meno la civiltà giuridica, viene meno tutto. Non lo consentiremo. Stiamo già assistendo a una perdita di credibilità internazionale dell’Italia che mette a rischio il nostro ruolo di paese fondatore all’interno dell’Unione Europea. Sulla libertà d’espressione e di manifestazione di cittadine e cittadini non intendiamo mollare.
Vigileremo, terremo i riflettori accesi, saremo scorta mediatica e ci batteremo in tutte le sedi affinché Ilaria possa tornare in Italia. Come non ci siamo arresi su Regeni, non ci arrenderemo stavolta. E invitiamo partiti, sindacati e il meglio della società civile a unirsi alla nostra battaglia. Perché i diritti di ciascuno sono i diritti di tutti. Se vengono meno, un giorno, potrebbe non essere rimasto nessuno a difenderci.
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