“Se domani sono io…voglio essere l’ultima” l’urlo delle piazze il 25 novembre con le parole dell’attivista peruviana Cristina Torres Caceres è ancora nelle nostre orecchie, reazione collettiva addolorata, indignata e compatta alla morte di Giulia Cecchettin. Ci abbiamo creduto tutte e tutti che qualcosa potesse cominciare a cambiare, che il fare rumore avesse davvero aperto un discorso, acceso una luce su argomenti sempre più urgenti. Le parole femminicidio, patriarcato, violenza sulle donne circolavano. Se ne parlava nelle case e nelle scuole. Anche se “lo sapevamo tutte” che di strada ce n’è ancora da fare. Ma su quella parola “ultima” abbiamo messo l’accento, posto l’attenzione, la speranza. L’ultima donna uccisa per mano di un uomo violento. L’ultima vittima di un femminicidio. E invece no. Ad mese dalla morte di Giulia Cecchettin ieri è stata uccisa Vanessa Ballan. Aveva ventisette anni, un bambino di quattro ed era in attesa del secondo figlio. Lavorava come commessa in un supermercato, ma in queste settimane era in maternità. E’ morta nella sua casa. E’ stato il suo compagno a trovarla e a dare l’allarme, ma purtroppo i soccorsi sono stati inutili. E’ stato fermato l’uomo che al momento è sospettato dell’omicidio: si chiama Fandaj Bujar. Quarantenne di origini kosovare, stando alle prime fonti, sembrerebbe essere un cliente del negozio in cui la vittima lavorava e con cui potrebbe avere avuto una breve relazione in passato. Vanessa lo aveva denunciato per stalking lo scorso mese di ottobre. Dal Veneto nuovamente colpito da un femminicidio arrivano i primi commenti. Il Presidente Luca Zaia annuncia il lutto regionale, il sindaco di Riese Pio X si dichiara sconvolto e Monsignor Giorgio Piva, parroco del paese, chiede che arrivi “l’ora del silenzio”. In queste ore si fa fatica a trovare le parole ma il pensiero va al bambino di Vanessa. Un altro orfano a causa di un femminicidio. Un bimbo che ieri è tornato dall’asilo e non ha trovato più la sua mamma, che dovrà imparare ad affrontare la vita senza di lei e a farsi forza con il suo papà, che non conoscerà mai quel fratellino con cui magari aveva già immaginato di giocare e per cui- forse- aveva chiesto un regalo a Babbo Natale. Ecco, torniamo alla parola “ultima”. Con ancora più forza se è possibile, con ancora più rumore.