La maggioranza allargata a Italia Viva di Renzi e Azione di Calenda per ora ha
vinto. Un altro tassello della velocissima e progressiva distruzione dello stato
democratico e del bilanciamento dei poteri è stato aggiunto con l’esultanza di
due forze che dovrebbero, sempre più teoricamente, collocarsi all’opposizione
del governo di estrema destra. Attendiamo reazioni dale altre opposizioni, che
hanno votato cotro l’emendamento che vieta la pubblicazione anche di estratti
delle ordinanze con cui i giudici per le indagini preliminari dispongono
il carcere, gli arresti domiciliari o altre misure cautelari nei confronti di
indagati che rischiano di reiterare i reati, fuggire o inquinare le prove.
Se il testo resterà in via definitiva possiamo francamente dire che viene
cancellato un bel pezzo del diritto di cronaca. Per il giornalismo investigativo è
un colpo di grazia. Quello che la destra e Renzi volevano da tempo, e che
molta politica approva magari anche silenziosamente e non esponendosi.
Una classe politica incapace e corrotta, del resto, cosa può volere di meglio che
mettere a tacere quella che, con una formula antica, veniva definita il cane da
guardia del potere? La stampa non lo è più o comunque lo è sempre meno. Ma
quella minoranza coraggiosa, resistente e con la schiena dritta, subisce adesso
un colpo forse fatale.
In 14 mesi il governo Meloni ha cancellato diritti, abitudini, prassi che avevano
rafforzato la repubblica parlamentare italiana nel corso di otto decenni,
consentendo un bilanciamento dei poteri, un welfare almeno per alcuni anni
dignitoso, una stampa in gran parte libera, una società che riconosceva molti
diritti civili. Il governo che rifiuta di definirsi antifascista, rifiutando quindi la
stessa Costituzione su cui ha giurato deve oggi essere contrastato con ogni
mezzo non violento. Con ogni mezzo. Una manifestazione per la libertà di
espressione è già in ritardo, ma va organizzata e svolta il più presto possibile
con chiunque ci stia e abbia voglia di dirlo in piazza.
Ma quello che potrà mantenerci ad un livello accettabile di libertà di
espressione sarà la disponibilità degli operatori dei media e dello spettacolo, di
tutto il mondo della comunicazione, alla disobbedienza.
Risuonano pesanti, vere, dolenti ma fortissime le parole di Don Milani:
l’obbedienza non è più una virtù se va a ledere i diritti civili degli uomini liberi.