Papa Francesco ha voluto dedicare all’Intelligenza Artificiale il messaggio per la 57esima Giornata Mondiale della Pace: un vero e proprio manifesto dell’Umanesimo del XXI secolo, un omaggio alla scienza, alla conoscenza e alla saggezza, prerogativa incomparabile del genere umano.
La sua riflessione, esplora la convergenza tra tecnologia, etica e pace. Per evitare, tuttavia, banali analogie tra la persona e le “macchine pensanti” Francesco ha inteso marcare l’incommensurabilità tra queste due dimensioni suggerendo di adottare la locuzione forme d’intelligenza, riferita a quegli apparati che “per quanto sorprendenti e potenti, sono, in ultima analisi, frammentari, nel senso che possono solo imitare o riprodurre alcune funzioni dell’intelligenza umana”. L’uso del plurale evidenzia inoltre che questi dispositivi, molto diversi tra loro, vanno sempre considerati come sistemi socio-tecnici, una galassia di realtà diverse incarnate nei rapporti di potere e nelle gerarchie sociali; pertanto, per loro natura, non-neutrali. Il loro impatto, infatti, dipende non solo dalla progettazione ma anche dagli obiettivi e dagli interessi di chi li possiede e di chi li sviluppa, nonché dalle situazioni in cui vengono impiegati.
In assenza di una regolamentazione condivisa a livello globale, i rischi associati all’uso improprio dell’AI, in particolare nel settore delle armi sofisticate, può incrementare la deresponsabilizzazione, la perdita di umanità e a un aumento della virtualità nelle relazioni umane (la guerra come videogioco).
L’educazione all’uso di forme d’intelligenza dovrebbe mirare – afferma il Papa – soprattutto a promuovere il pensiero critico. È necessario che gli utenti di ogni età, ma soprattutto i giovani, sviluppino una capacità di discernimento nell’uso di dati e contenuti raccolti sul web o prodotti da sistemi di AI. Le scuole, le università e le società scientifiche sono chiamate ad aiutare gli studenti e i professionisti a fare propri gli aspetti sociali ed etici dello sviluppo e dell’utilizzo della tecnologia e questo non può non mettere in discussione i metodi di insegnamento e formazione.
Il Papa non concede nulla alle visioni apocalittiche, anzi evidenzia il potenziale positivo dell’intelligenza artificiale per lo sviluppo umano, sottolineando come possa portare innovazioni nell’agricoltura, l’istruzione e la cultura, migliorare la qualità della vita, promuovere la fraternità, favorire l’inclusione e aiutare i più deboli; senza tuttavia nascondersi che in un panorama “animato da una prometeica presunzione di autosufficienza, le disuguaglianze potrebbero crescere a dismisura, e la conoscenza e la ricchezza accumularsi nelle mani di pochi, con gravi rischi per le società democratiche e la coesistenza pacifica”.
Papa Francesco si interroga infine sull’esito di questo confronto: se le più avanzate applicazioni tecniche saranno impiegate per rendere ancora più distruttiva la guerra, piuttosto che per pavimentare le vie della pace; se non riusciremo a rendere più umana l’intelligenza delle macchine, rischiamo di assistere alla trasformazione dei nostri cuori in entità artificiali.
(Il testo integrale del messaggio del Papa)