Lei è Graziella Campagna ed aveva 17 anni, veniva da una famiglia numerosa e lavorava per aiutare la madre ed il padre a mantenere gli altri sette fratelli. Guadagnava 150mila lire al mese, per lavorare con turni massacranti in una lavanderia nel messinese.
Graziella trovò in una camicia che doveva lavare un’agendina. Tra le mani di Graziella passarono i segreti che nessuno doveva sapere: il documento rivelava che il vero nome dell’uomo fosse Gerlando Alberti junior, nipote latitante del boss Gerlando Alberti.
Qualcuno, da quella lavanderia, confermò ai mafiosi che Graziella avesse visto.
Ed è allora che il 12 dicembre 1985, mentre aspettava l’autobus per tornare a casa come ogni sera, venne fatta salire in macchina dai killer, portata in un prato e uccisa in quel modo.
Ho raccontato la sua storia, la sua sofferenza, ma anche i depistaggi iniziati sin da subito nel mio libro Traditori.
I depistaggi – per chi vorrà leggere ciò che racconto nel libro – iniziarono sin da subito.
La verità si ebbe grazie alla tenacia del fratello, un vero servitore dello Stato.
Graziella è una vittima innocente della violenza mafiosa, quella stessa violenza che è propria di chi ha le mani sporche di sangue ma anche di chi si gira dall’altra parte, dei politici che fanno patti con la mafia e degli imprenditori che cedono al ricatto.
Graziella voleva vivere e sognare. I mafiosi l’hanno uccisa, i traditori hanno tentato di nascondere la verità.
Perché conoscere è la prima forma di ribellione.