“Questa mattina dalle 9,30 alle 12, a un mese esatto dal voto, il Centro studi Pio La Torre, incontrerà i capilista siciliani per porre loro quelle domande di prammatica che tutti si aspettano da un Centro antimafia di antica storia. L’incontro sarà trasmesso dalla sede del Pio La Torre in diretta streaming dal sito www.piolatorre.it, esso è aperto alla stampa e agli amici e soci del Centro. Quasi tutti i capilista hanno comunicato la loro presenza”. Lo scrive Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre.
Chiederemo loro:
– le priorità parlamentari che solleveranno appena insediati;
-come stanno (almeno alcuni) vivendo la contraddizione di essere candidati in liste personali dopo anni di polemiche condotte dal movimento antimafia contro la personalizzazione della politica, sfaccettatura del populismo a sua volta brodo di coltura antidemocratico;
-quali scelte economiche sosterranno per una crescita libera da ogni condizionamento della finanza ed economia mafiosa;
– in che modo pensano di alleviare il disagio sociale, la nuova povertà, la crisi del tessuto produttivo e della piccola e media impresa contrastando efficacemente il peso dell’usura, del racket, cresciuto dal 2008 all’ombra della crisi economica, come documentano studi e indagini giudiziari;
– come tagliare il nodo gordiano della persistenza storica del fenomeno mafioso cioè del rapporto affari, mafia, politica;
– dopo la relazione, sulla cd “trattativa”,del Presidente della Commissione antimafia, senatore Pisanu, e sulla quale potrete leggere un approfondito commento di Gemma Contin, l’ex procuratore Grasso ha auspicato una specifica commissione parlamentare d’indagine. Non è più opportuna la scelta di affidare alla prossima Commissione antimafia anche lo specifico mandato di esplorare il rapporto mafia- politica e di avanzare al Parlamento concrete proposte politiche e legislative per prosciugare quella limacciosa palude del rapporto antico e nuovo tra le organizzazioni mafiose e quella frazione della classe dirigente (ripetiamo per i distratti e gli smemorati) economica, politica, istituzionale e sociale?
– è ancora rinviabile la scelta politica di attivare tutti gli strumenti finanziari e di controllo per esplorare e combattere i canali di comunicazione tra finanza ed economia criminale?
– norme incisive per debellare il riciclaggio e l’autoriciclaggio (ormai richiesto da tutti, anche dalla Confindustria),il conflitto d’interessi, sono nelle agende dei capilista siciliani assieme a un’efficace e non declamatoria legge anticorruzione, al Codice unico antimafia, alla gestione dei beni confiscati alle mafie e ai corrotti, alla reintroduzione della penalizzazione dei reati finanziari,( i cd reati sentinella), e a una buona legge elettorale fondata su collegi uninominali e controlli di esercizio della sovranità da parte dei cittadini ?
– poiché non tutte le liste hanno rispettato i codici etici allo stesso modo, non è venuto il momento di approvare una legge sull’incandidabilità più rigorosa di quella promulgata alla fine della legislatura?
In conclusione vorremmo che gli impegni per la buona politica fossero realizzati con buone leggi per la crescita e contro la corruzione, la quale svilisce la democrazia, mortifica lo sviluppo, l’impresa, il lavoro, deprime il futuro del paese. Urge raccogliere, prima che sia troppo tardi, l’indignazione che sale dal paese e congiungerla a un’azione dall’alto, democratica e concertata, del nuovo governo che avrà il compito difficile di guidare la crescita e rivitalizzare la democrazia sconfiggendo populismi e personalismi di destra e di sinistra. Riconquistare la fiducia della gente assicurerà la sua partecipazione permanente alla politica.
L’azione del nuovo governo ovviamente non dovrà né potrà affrontare solo i temi sensibili della legalità, ma ad essi comunque dovranno riferimento tutte le sue azioni: dal funzionamento della democrazia parlamentare e dal rapporto con le forze sociali ai diritti civili, dalle politiche economiche alla difesa dell’impresa e del lavoro.
Il Centro La Torre, assieme ad altre associazioni antimafia e la CGIL hanno inviato una lettera aperta ai segretari nazionali di partito sulle priorità antimafia e hanno avviato ( a Palermo si inizierà il 29 gennaio) la campagna di raccolta di firme per un ddl di tutela del lavoro e delle imprese che gestiscono quei beni confiscati alle mafie, da preservare quali beni comuni. Un esempio positivo di impegno popolare che indica una delle tante strade da percorrere per attuare la Costituzione voluta dai nostri padri costituenti e realizzare quella democrazia da loro sognata e ancora da realizzare.
L’Antimafia è lotta per la democrazia, pertanto non può fermarsi ai simboli, rischia di essere pura retorica, deve camminare sulle gambe e nella testa della gente, dei cittadini per diventare processo storico di cambiamento.