Carcere, arresti domiciliari o servizi sociali per i quattro agenti che il 25 settembre 2005 uccisero a Ferrara Federico Aldrovandi. Il tribunale di sorveglianza nei prossimi giorni depositerà l’ordinanza, per tre di loro: Paolo Forlani, Luca Pollastri e Monica Segatto. Udienza e decisione rinviate invece per Enzo Pontani, il capo pattuglia, per un errore di notifica si passa al 26 febbraio. Il giudice Francesco Maisto ha affrontato separatamente le quattro posizioni e il primo ad essere chiamato è stato Paolo Forlani. Tramite il suo legale Gabriele Bordoni il poliziotto ha presentato un certificato sul suo stato di salute e la lettera di scuse inviata alla mamma del ragazzo, dopo le volgari accuse pronunciate dallo stesso agente alla donna, all’indomani della sentenza definitiva della cassazione del giugno dell’anno scorso. “Scuse respinte” ha subito commentato Patrizia Moretti. Non credono al carcere i genitori di Federico, sei mesi è la condanna definitiva, 3 anni sono stati condonati per indulto, anche se, dichiarano, “da parte dello Stato sarebbe una prova di giustizia e un monito per altri casi come questo.” Dopo la condanna definitiva l’obiettivo però resta un altro: il licenziamento degli agenti che uccisero Federico (non hanno mai scontato alcun giorno di sospensione ma sempre regolarmente in servizio). “Lasciare quella divisa a chi ne è degno” lo chiedono da anni Patrizia e Lino insieme alle migliaia di persone che hanno firmato una petizione lanciata da articolo 21 e Amnesty International. A decidere sono i consigli provinciali con sede nei luoghi di lavoro degli agenti, il ministro dell’interno Cancellieri e il capo della polizia Manganelli hanno incontrato e scritto ai genitori del ragazzo garantendo trasparenza e tempestività, ma nel frattempo filtrano dal ministero indiscrezioni preoccupanti. Nell’inchiesta disciplinare interna le sanzioni previste vanno dal richiamo orale al richiamo scritto, pene pecuniarie,
deplorazione, fino alla sospensione dal servizio e alla destituzione. Fanno parte dei consigli provinciale il vicequestore, due funzionari della polizia con ruoli direttivi e due appartenenti alla polizia, designati dai sindacati di polizia, con qualifiche superiori a quelle dei colleghi sotto esame. L’inchiesta vera e propria è affidata ad un funzionario istruttore che deve appartenere ad un servizio diverso da quello degli inquisiti. Proprio da quanto sta emergendo pare prevalga una richiesta di sospensione dal lavoro per i quattro agenti. Una sanzione che non casualmente corrisponde esattamente con la pena definitiva stabilita dalla Corte di Cassazione. Il cerchio si chiuderebbe in gloria: laddove ad esempio, come è prevedibile, il tribunale di sorveglianza decidesse che Forlani, Pollastri, Pontani e Segatto dovessero scontare i sei mesi di condanna in affido ai servizi sociali, gli agenti salderebbero automaticamente come d’incanto anche la sanzione disciplinare e alla fine tornerebbero in divisa ai loro posti di lavoro. E’ “una giustizia ai saldi di pena” quella che fa dire a Patrizia in un’amara e provocatoria lettera indirizzata al presidente del consiglio “in fondo non è successo nulla, mio figlio Federico non è stato violentemente ucciso dopo un pestaggio di mezz’ora come hanno scritto le motivazioni di tre sentenze, chiedo scusa è colpa mia”. Questo il testo integrale della lettera di Patrizia Moretti:
Caro Presidente,
Mi chiamo Patrizia Moretti.
Lei non mi può conoscere ma il suo ministro degli Interni mi conosce eccome!
Io ho il grande torto , la grandissima colpa di avere avuto un Figlio, appena maggiorenne, incensurato ucciso da 4 agenti di polizia di Stato.
Ecco io ho la grande colpa di essere la madre di Federico Aldrovandi , morto a Ferrara mentre chiedeva e supplicava aiuto a 4 agenti di polizia che con ferocia disumana si stavano accanendo su di lui , inerme a terra.
Io ho questa colpa.
É per questo motivo che il PM di turno ha lasciato solo il mio ragazzo , cadavere, sull’asfalto di via Ippodromo, non degnandosi di intervenire per rendergli giustizia.
È per questo motivo che le prime indagini di quella terribile mattina sono state lasciate in mano ai colleghi di quegli agenti.
È per questo motivo che poi, alcuni di loro, sono stati a loro volta processati e condannati per i depistaggi compiuti proprio in quelle ore, rendendo così particolarmente difficile e doloroso il percorso della giustizia per fare verità .
È per questo motivo che se non fosse stato per me ed il mio avvocato mai si sarebbe potuta conoscere la verità sulla morte di mio Figlio.
Io sono colpevole di questo.
Sono responsabile della condanna di Enzo Pontani, Luca Pollastri, Paolo Forlani, Monica Segatto a tre anni e sei mesi di reclusione .
Questa è la mia colpa.
Allora , presidente, lo Stato deve fare qualcosa! Deve intervenire per rimediare a questa Giustizia!
Occorre restituire dignità al PM che ha sbagliato terribilmente quella mattina promuovendola ad un prestigioso incarico romano.
Ma non basta! Bisogna anche processare la madre di colui che dal procuratore capo di Ferrara venne definito ” un povero disgraziato”, per aver osato criticare quella PM nello stesso modo con il quale lo avevano già fatto i Giudici.
Ma non Basta!
Occorre risolvere il problema del lavoro e della libertà di quei quattro poveri poliziotti che in fin dei conti cosa poi avevano fatto di così male.
Allora le chiedo , Presidente un ultimo sforzo:
Faccia in modo che i due ministeri interessati ( Giustizia e Interni ) agiscano di concerto ed in sintonia!
Faccia sì che appena il tribunale di Sorveglianza giustamente conceda a quei condannati ogni beneficio alternativo alla galera, la commissione interna di disciplina li sospenda immediatamente per tutta la durata e non oltre della pena, onde evitare assolutamente che possano perdere il loro sacrosanto posto di lavoro.
Quando terminerà con la mia condanna il processo contro di me , allora potremmo finalmente dire che Giustizia sarà fatta.
Federico Aldrovandi non sarà mai esistito.
Grazie Presidente ! Confido in lei.