di Assostampa FVG
Dopo l’apertura dell’inchiesta da parte dell’Ordine regionale dei giornalisti,
riteniamo utile diffondere il testo completo dell’esposto che i rappresentanti
dell’Assostampa Fvg e del Coordinamento precari e freelance Fvg hanno presentato il
9 gennaio scorso, dopo aver ricevuto mandato in tal senso dagli organismi direttivi
del sindacato regionale dei giornalisti. Come si evince chiaramente dalla lettura,
non si tratta di un esposto “contro i direttori” di soli tre quotidiani (com’era
scritto nel comunicato stampa dell’Ordine), ma della documentata denuncia di
violazioni della Carta di Firenze – oltre che della legge sull’equo compenso appena
entrata in vigore – che avvengono da tempo “nelle maggiori testate della carta
stampata e radiotelevisive del Friuli Venezia Giulia”. Ma ecco il testo completo
dell’esposto:
Al Consiglio regionale
dell’Ordine dei Giornalisti
del Friuli Venezia Giulia
Corso Italia 13, 34122 Trieste
e al
Consiglio di disciplina territoriale
del Consiglio regionale
dell’Ordine dei Giornalisti
del Friuli Venezia Giulia
e p.c. a
Osservatorio permanente sulle condizioni professionali dei giornalisti
(ex art. 3 della “Carta di Firenze”)
c/o Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti
Via Parigi, 11
00185 Roma
e c/o Federazione Nazionale della Stampa Italiana
Corso Vittorio Emanuele II, 349-
00186 Roma
Oggetto: ESPOSTO ai sensi della Carta di Firenze sulle condizioni di lavoro dei
giornalisti collaboratori nel Friuli Venezia Giulia
I sottoscritti Carlo Muscatello, nella veste di Presidente dell’Assostampa Friuli
Venezia Giulia, Alessandro Martegani, nella veste di Segretario dell’Assostampa
Friuli Venezia Giulia, e Maurizio Bekar. nella veste di rappresentante del
Coordinamento giornalisti precari e freelance del Friuli Venezia Giulia, e quale
membro e coordinatore della Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi
PREMESSO
che l’8 novembre 2011 il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ha
approvato la Carta di Firenze (“Della deontologia sulla precarietà nel lavoro
giornalistico”), attualmente in vigore
che la Carta di Firenze, nel suo preambolo, afferma:
“Un giornalista precario e sottopagato – soprattutto se tale condizione si protrae
nel tempo – viene di fatto sospinto a lavorare puntando alla quantità piuttosto che
alla qualità del prodotto informativo, e con poca indipendenza, sotto l’ombra di un
costante ricatto che dal piano economico e professionale passa presto a quello dei
più elementari diritti, a partire da quelli costituzionalmente riconosciuti.
La condizionabilità e ricattabilità dei giornalisti sono inoltre strettamente
correlate alla possibilità di trasmettere una buona e corretta informazione, andando
a inficiare uno dei capisaldi del sistema democratico”
e che, alla luce di queste premesse, all’Art. 2, commi 3 e 4: la Carta di Firenze
recita:
“La richiesta di una prestazione giornalistica cui corrisponda un compenso incongruo
in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione, lede non solo la dignità
professionale ma pregiudica anche la qualità e l’indipendenza dell’informazione,
essenza del ruolo sociale del giornalista.
Ai fini della determinazione dell’adeguatezza dei compensi relativi a prestazioni di
natura giornalistica, i consigli regionali dell’Ordine dei Giornalisti adottano e
rendono pubblici criteri e parametri di riferimento”
Richiamato che il Tariffario 2007 dei compensi minimi per le prestazioni
giornalistiche autonome non regolate dal contratto collettivo di lavoro, pur non
essendo più vincolante ai sensi del decreto del 2007 sulle liberalizzazioni, resta
tuttora valido come punto di riferimento in sede giudiziale nel caso di assenza di
assenza di accordo fra le parti
Richiamato che è stata recentemente approvata dal Parlamento la Legge per l’Equo
compenso nel settore giornalistico autonomo, promulgata dal Presidente della
Repubblica (Legge 31 dicembre 2012, n. 233 Equo compenso nel settore giornalistico.
(13G00005) pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.2 del 3 gennaio-2013), la quale
all’Art. 1 comma 2 stabilisce che:
“Ai fini della presente legge, per compenso equo si intende la corresponsione di una
remunerazione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, tenendo
conto della natura, del contenuto e delle caratteristiche della prestazione nonché
della coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale
di categoria in favore dei giornalisti titolari di un rapporto di lavoro
subordinato”
e all’Art. 3 Comma 2 che:
“Il patto contenente condizioni contrattuali in violazione del compenso equo è nullo”
TUTTO CIO’ PREMESSO E RICHIAMATO
SI ESPONE A CODESTO CONSIGLIO REGIONALE DELL’ ORDINE
QUANTO SEGUE
Nel Friuli Venezia Giulia i compensi iniqui e la crescente precarizzazione del
lavoro giornalistico autonomo sono prassi largamente diffuse e consolidate, anche
nelle maggiori testate.
Le retribuzioni inadeguate, le prassi spesso offensive della dignità professionale e
personale di freelance e collaboratori e le non applicazioni o elusioni delle norme
del contratto collettivo di lavoro giornalistico per i collaboratori sono fatti
largamente noti nella professione, ed oramai sempre più di dominio pubblico, e
ricadono nelle disposizioni della Carta di Firenze
Queste riguardano:
– i direttori responsabili e coloro che nella catena gerarchica non osservano la
prescrizione di promuovere il rispetto dei principi della Carta di Firenze (art. 1,
ultimo comma);
– i compensi iniqui, a partire da 3 euro lordi a pezzo, con una media di 10-15 euro
lordi a pezzo, cioè varianti dalla metà a un ottavo del compenso più basso previsto
dal tariffario Odg del 2007, intuitivamente “incongrui” e “inadeguati” – ai sensi
del disposto dell’Art. 2 della Carta di Firenze – nonché lontanissimi dal poter
essere considerati in “coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione
collettiva nazionale di categoria”, come previsto anche dall’art.1 dalla legge
sull’equo compenso giornalistico
– l’applicazione unilaterale da parte degli editori delle condizioni economiche,
spesso anche variandole al ribasso senza concordarle con i collaboratori, che ne
prendono così effettiva coscienza solo al momento della retribuzione, o anche a
fronte dell’assenza di contratti firmati tra le parti, o senza disporre a posteriori
di alcuno specchietto esplicativo della retribuzione dei singoli pezzi, ma solo di
un totale economico globale
– le richieste di prestazioni giornalistiche gratuite, come nel caso delle notizie
“brevi”, o in esubero rispetto a quelle pattuite a pagamento;
– il non riconoscimento di rimborso delle spese sostenute;
– i mancati pagamenti di servizi commissionati e poi non utilizzati;
– l’utilizzazione di collaboratori autonomi con modalità continuative, di
coordinamento e subordinazione tipiche dei lavoratori dipendenti, senza inquadrarli
come tali, neppure sotto la forma degli art. 2 e 12 del Contratto collettivo
nazionale di categoria
PIU’ IN PARTICOLARE
SI EVIDENZIANO LE SEGUENTI CONDIZIONI:
– Al quotidiano “Il Piccolo” la retribuzione media di un collaboratore risulta
essere di 15 euro lordi per i pezzi di cronaca, 12 lordi per l’Agenda, e circa 30-40
per la Cultura (tutti senza rimborsi spese). Sotto le 1500 battute (a volte così
ridotte dalla redazione senza preavviso) risulta che i pezzi vengano pagati la metà,
o 5 euro. Spesso i collaboratori non dispongono di contratti liberamente
sottoscritti tra le parti, ma di fatto imposti unilateralmente dall’editore, o non
hanno fisicamente sottoscritto alcun contratto, ma in entrambi i casi ricevono un
importo totale a fine mese in co.co.co, senza possibilità di verificare il dettaglio
dei loro compensi.
– Al quotidiano “Messaggero Veneto” vengono praticate retribuzioni e condizioni
lavorative solitamente analoghe a quelle de “Il Piccolo”, con la variante che i
pezzi c.d. “lunghi” (pare intesi superiori alle 1500 battute) vengono retribuiti con
10-12-15 euro lordi, quelli “medi” la metà, ma non risulta ai collaboratori
l’esistenza di un tariffario chiaro e ben determinato, e nemmeno risulta chiaro il
numero di battute che segna il limite fra un pezzo lungo e uno di lunghezza media.
Infine le “brevi” (anch’esse pari a un non chiaro numero di battute massime) tendono
ad essere richieste ai collaboratori, ma senza retribuzione alcuna. Il tutto
solitamente senza rimborsi spese.
– Al quotidiano “Il Gazzettino”, edizione del Friuli, le retribuzioni da tariffario
2009 fatto sottoscrivere ai collaboratori, pena l’esclusione dalle collaborazioni,
risulta essere di 3 euro lordi per pezzi entro le 1000 battute, 6 entro le 2000, 12
lordi entro le 3000, e 19 euro lordi oltre le 3000 battute. Il tutto solitamente
senza rimborsi spese. Da rilevare inoltre che i tariffari risultano essere inferiori
a quelli riconosciuti da tariffario ai collaboratori del Veneto per lo stesso
giornale e per lo stesso numero di battute, e che con il passaggio al formato
tabloid le pezzature degli articoli si sono considerevolmente ridotte, e
conseguentemente i relativi compensi. Il tutto senza rimborsi spese.
– Si segnala inoltre che dei contratti a cococo con retribuzione fissa a forfait,
stipulati ad personam con alcuni collaboratori sia de Il Piccolo che del Messaggero
Veneto, prevedono retribuzioni lorde mensili varianti usualmente dai 700 ai
1000-1200 euro circa, a fronte di un impegno per il collaboratore a fornire diverse
centinaia di articoli l’anno, pari a dei teorici compensi unitari sostanzialmente
analoghi a quelli dei collaboratori pagati “a pezzo” (10-15 euro lordi a pezzo, con
eventuali riduzioni per i pezzi più brevi)
– Si evidenzia infine che, come risulta da un’indagine-censimento realizzata nel
2010-2011 dal Coordinamento precari e freelance dell’Assostampa Friuli Venezia
Giulia per l’Fnsi, generalmente più del 50% del lavoro curato da freelance e
collaboratori esterni o parasubordinati di quotidiani, radio e tv private della
regione viene retribuito dai 3 ai 12 euro lordi a pezzo, senza rimborsi spese. Con
compensi cioè intuitivamente “incongrui e inadeguati” ai sensi dell’Art. 2 della
Carta di Firenze, professionalmente avvilenti e ben lontani dal poter essere
ritenuti in “coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva
nazionale di categoria”, prevista dall’art.1 dalla citata legge sull’equo compenso
giornalistico.
A DOCUMENTAZIONE DI QUANTO SOPRA ESPOSTO
– si allega copia della relazione e dei dati di sintesi della citata indagine
conoscitiva sulle condizioni di lavoro dei freelance italiani curata nel 2010-2011
in regione dal Coordinamento giornalisti precari e freelance dell’Assostampa Friuli
Venezia Giulia per conto della Commissione Nazionale Lavoro Autonomo della FNSI
– si possono citare a testimonianza i membri dei Comitati di redazione e fiduciari e
le stesse strutture sindacali dell’Assostampa Friuli Venezia Giulia
Si sottolinea inoltre che, ovviamente, “l’ombra di un costante ricatto”
esplicitamente richiamata dal testo della Carta di Firenze, rende assai problematico
per i colleghi autonomi, freelance e parasubordinati esporsi in prima persona per
denunciare le proprie condizioni lavorative.
D’altra parte le modalità di sfruttamento e precarizzazione sono fatti oramai di
pubblica conoscenza, ben noti a tutti i colleghi del Friuli Venezia Giulia, e l’Art.
2, Comma 7 della Carta di Firenze recita “Tutti i giornalisti sono tenuti a
segnalare ai Consigli regionali situazioni di esercizio abusivo della professione e
di mancato rispetto della dignità professionale”.
E, peraltro, la possibilità per i Consigli regionali dell’Ordine dei giornalisti di
procedere d’ufficio secondo i suoi poteri d’intervento, in casi di violazioni della
Carta di Firenze, è esplicitamente richiamata dalla recente lettera circolare dell’8
novembre del Presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine ai Consigli regionali
dell’Ordine, nella quale si afferma «E’ necessario (…) che la nostra istituzione
si attivi a livello territoriale al fine di accertare l’esatta dimensione del
problema per procedere, in caso di violazione della Carta, all’adozione dei
conseguenti provvedimenti». E ancora «E’ un impegno ineludibile per rafforzare la
credibilità nella professione e per il rispetto che è dovuto ai nostri colleghi che
si trovano in difficoltà».
PER TUTTE QUESTE RAGIONI
i sottoscritti Carlo Muscatello, Alessandro Martegani e Maurizio Bekar, a nome e per
conto dell’Assostampa Friuli Venezia Giulia e del Coordinamento giornalisti precari
e freelance del Friuli Venezia Giulia assumono l’iniziativa di:
– denunciare attraverso il presente esposto al Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti
del Friuli Venezia Giulia e al suo Consiglio di disciplina territoriale che, salvo
poche eccezioni, nelle maggiori testate della carta stampata e radiotelevisive del
Friuli Venezia Giulia si possono riscontrare violazioni delle disposizioni della
Carta di Firenze attraverso il verificarsi di fatti come quelli sopra elencati;
– chiedere all’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia e al suo Consiglio
di disciplina territoriale, l’applicazione della Carta di Firenze avviando con
urgenza i relativi procedimenti di verifica, a cominciare nelle maggiori testate
della carta stampata ed emittenti radiotelevisive, al fine di poterne quindi
accertare le violazioni e quindi procedere nell’emanare le relative sanzioni
previste dall’ordinamento giornalistico.
(Trieste, 9 gennaio 2013)