La stagione concertistica da camera 2023 – 2024 dell’Accademia di Santa Cecilia ha ospitato – in collaborazione con il RomaEuropa Festival – il 7 novembre, presso la Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, il concerto per pianoforte di Simon Ghraichi. Un recital, “Augmented piano”, che unisce tre secoli di musica: dal Pianoforte al live computer.
Un ponte tra il repertorio classico e quello contemporaneo, passando infatti, dal Preludio e Fuga BWV 543 di Bach e la Sonata minore di Liszt alla Sonata per piano e live computer del compositore italiano Jacopo Baboni Schilingi. Quest’ultima Sonata commissionata dall’Accademia di Santa Cecilia ed eseguita in prima assoluta.
Una serata all’insegna delle performance espressive del pianoforte, “aumentate”, appunto, dalla tecnologia, ed affidate all’ecclettismo di un virtuoso del pianoforte come Ghraichi, dall’indiscussa fama internazionale.
Una collaborazione, quella tra Ghraichi e Baboni Shilingi consolidatasi negli anni, che mette al centro della loro attività lo studio del rapporto “uomo-macchina” e le possibili relazioni tra l’intelligenza umana, razionale ed emotiva, e gli algoritmi informatici. Al termine di ogni brano l’esecutore schiaccerà un piccolo sensore di respirazione myAir, appoggiato al pianoforte – deputato alla raccolta in tempo reale dei dati fisiologici della respirazione del pianista –, che darà vita alla registrazione di un interludio, composto e registrato, nel quale il finale della composizione appena ultimata si trasforma, nello spazio di qualche secondo, nell’inizio della nuova composizione, andando ad occupare, in tal modo, il “vuoto” che, normalmente, caratterizza la necessaria pausa tra una esecuzione e l’altra. Allo stesso modo, anche nell’esecuzione della Sonata di Baboni Schilingi, i medesimi sensori creano un dialogo interattivo, alimentato dai ritmi respiratori del pianista, tra il pianoforte e il computer che sarà proiettato in tempo reale su di un grande schermo.
Grazie a questa “tecnologia del respiro”, la Sonata crea un’ambivalenza creativa: un lavoro pensato, nella sua fase generativa attraverso i suoni prodotti dal computer, e un lavoro vissuto, nella sua fase interattiva attraverso la respirazione del pianista.
Una performance di grande impatto per gli amanti del pianoforte, dalle sue versioni classiche a quelle più contemporanee, contaminate dalla tecnologia.