BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

A Potenza in centinaia davanti alla Chiesa della Trinità, solo per Elisa. E per la verità

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Anche Articolo21 ha voluto dare il suo sostegno, a Potenza, al sit in promosso da Libera e della famiglia di Elisa Claps. Centinaia di persone hanno risposto all’appello e si sono ritrovate davanti all’ingresso principale della Chiesa della Santissima Trinità nella quale, nei giorni scorsi, si è tornati in sordina a celebrare la messa.

Un dolore lungo 30 anni, la ”fine pena mai” di chi perde una figlia, una sorella, un’amica di 16 anni per mano assassina e la cerca per 17 anni prima di ritrovare i poveri resti nel sottotetto della chiesa nella quale la ragazza si era recata ed era stata vista per l’ultima volta. Davanti a quella chiesa il dolore e la voglia di conoscere non la verità, ma tutta la verità, hanno sostituito il silenzio delle campane della Trinità che anche oggi non hanno suonato per richiamare i fedeli alla celebrazione della messa.

E se questa non è una preghiera, ditemi voi qual è. Se aggiungere voci a chi ha subito la più grande delle ingiustizie non è una preghiera, ditemi voi qual è.

Se trovarsi insieme e abbracciare il dolore di una famiglia non è preghiera, ditemi voi qual è.

Se stare dalla parte degli oppressi non è preghiera, ditemi allora qual è.

Il nome di Elisa urlato, gli applausi all’arrivo del fratello Gildo, la musica che lei tanto amava. Sotto il sole di una domenica di novembre Elisa ha trovato conforto nell’amore di tutti davanti alla chiesa che per 17 anni è stata la sua tomba. ”Potenza siete voi. Siamo noi- ha detto Marianna Tamburrino, referente di Libera- abbiamo bisogno di raccontare a questo Paese che siamo diversi e che c’è tantissima gente che vuole essere vicino alla famiglia”. ”Li avete visti con quanta arroganza sono entrati in chiesa. Loro sono dentro, al buio. Noi siamo qui alla luce. Alla luce di Elisa- ha detto Gildo- La città risponde all’appello e loro continuano a non volerlo ascoltare. Abbiamo cercato in tutti i modi una conciliazione e non hanno voluto ascoltare. Abbiamo chiesto che prendessero atto di quello che è accaduto in tutti questi anni e che per una volta avessero il coraggio di chiedere scusa”.


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