Donizetti e la sua bella figlia del reggimento deliziano orecchio, occhi e cuore al Teatro Bellini di Catania

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Opéra-comique in due atti, composta dal Maestro come La Favorite a Parigi, dove debuttò nel 1840, “La Fille du régiment” di Gaetano Donizetti, mescola amabilmente amore e guerra, miseria e nobiltà, come nella migliore tradizione operistica ottocentesca, recando tuttavia un’impronta personale nei toni e nella composizione musicale. L’opera si svolge in un paesino di montagna nel Tirolo, assediato dai nemici, dove giunge la marchesa di Berkenfield in cerca di Marie, vivandiera dell’esercito, una trovatella allevata amorevolmente a suon di marce e fanfare dal reggimento napoleonico e dal sergente Sulpice, al quale il padre l’aveva affidata prima di morire. La marchesa dice di essere sua zia e le impone di lasciare il paesino e l’esercito per seguire il destino della sua nascita. La povera Marie, innamorata di Tonio, che le ha salvato la vita, dovrà così lasciare l’esercito e l’amore. Condotta al castello, nostalgica e infelice, educata a nobili comportamenti e destinata a un matrimonio aristocratico, finirà per toccare il cuore della marchesa, in realtà sua madre, che consentirà le nozze con l’amato Tonio, accorso in suo aiuto con l’esercito-balia che invade il castello per prendere le parti di Marie.  Donna forte e passionale come le protagoniste delle opere di Donizetti, Marie incarna una prorompente fanciulla, bella, luminosa e mascolina, che impreca come un soldato e canta marce militari. Decisamente inadatta alla vita aristocratica che il destino le impone, troverà la forza di lasciare il “bel mondo” per inseguire il suo sogno d’amore e la sua formazione soldatesca, mostrando tenacia e ardore nel perseguire valori meno effimeri della ricchezza o della nobiltà di nascita.

Alternando l’allegria alla tristezza sia nella musica che nel recitato, quest’opera, considerata una tra le migliori commedie operistiche di tutti i tempi, si presenta diversa dalle commedie giocose del suo tempo, in cui prevale il carattere comico. Dall’umorismo delle scene traspare un’intonazione che in alcuni punti sterza sul malinconico e sulla profondità dei sentimenti, dall’amore al distacco dagli affetti e dai luoghi cari, rendendo più complessa l’atmosfera drammaturgica e musicale, che vanta melodie e virtuosismi famosi come l’Aria dei 9 DO di petto: Ah mes amis, quel jour de fête! che rese celebre Luciano Pavarotti, mentre il coro maschile, sempre in primo piano, sottolinea il carattere mascolino della protagonista e la sua formazione umana, che la rende intrepida come un soldato e tenera innamorata.

Zeffirelli, bozzetto ‘La fille du régiment’, 1959

La doppia natura del tema si evince già nell’Ouverture dell’opera che in questa edizione del Teatro Massimo di Palermo si avvale dello storico allestimento di Franco Zeffirelli, del ’59, ripreso con rinnovata freschezza dalla regia di Marco Gandini, che puntava felicemente su una suggestiva scenografia, con siparietti di legno ritagliato e dipinto e sgargianti  e volutamente vistosi costumi, ispirati alle stampe di soggetto militare di Épinal in epoca napoleonica, dando un’impronta favolistica  e giocosa all’opera che per le sue caratteristiche, tra cui l’en travesti della duchessa di Krakenthorp, sembrano annunciare l’operetta e il vaudeville del teatro europeo di fine Ottocento. La buffa contraddizione tra lo spirito guerresco e la tenerezza paterna dei soldati trova un riscontro nella natura mascolina e affettuosa della ragazza, che si rivela fin dalle prime battute del primo atto, ambientato nel paesino montano, e si conferma nel secondo atto, al castello della marchesa, dove la natura della ragazza ha il sopravvento sulle decisioni della marchesa. Il tessuto melodico che accompagna l’azione e il contrasto delle due nature, brioso e condito da suoni di fanfara e tamburi da una parte e di romantici mielismi dall’altra, si avvale della voce limpida e possente del Tonio di John Osborn, impeccabile nella famosa Aria Mes amis e dei gorgheggi raffinati della Marie del soprano Jessica Nuccio, di cui citiamo il delicato Il faut partir, coadiuvati da un cast eccellente e dal coro e dall’orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania. La partitura, che sottolinea l’amor di patria e gli affetti familiari, in un clima di velata ironia, trionfa nel concertato finale, con un festoso dispiegamento di voci e strumenti, dispensando il buonumore e la speranza in un mondo pulito e giusto, dove i buoni sentimenti si affermano sulla brama di potere e ricchezza. Somniare licet.

LA FILLE DU RÉGIMENT

Opéra-comique in due atti su libretto di Jean-François Bayard e Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges
Musica di Gaetano Donizetti

Marie Jessica Nuccio, Manuela Cucuccio, Federica Foresta
Tonio John Osborn, Valerio Borgioni
Sulpice Luca Galli, Enrico Marabelli
Marchesa di Berkenfield Madelyn Renée
Hortensius Francesco Palmieri
La duchessa di Krakenthorp Ernesto Tomasini

Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Massimo Bellini

Direttore Giuliano Carella
Maestro del coro Luigi Petrozziello

Allestimento storico, scene e costumi di Franco Zeffirelli
per la regia di Marco Gandini

Allestimento del Teatro Massimo di Palermo

Dal 20 al 28 Ottobre  2023 al Teatro Massimo Bellini di Catania

Donizetti e la sua bella figlia del reggimento deliziano orecchio, occhi e cuore al Teatro Bellini di Catania


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