Gli altri ci guardano e sono preoccupati. Non da oggi, con l’ultimo ddl, bensì da mesi, anni. Reporters sans frontières a marzo 2023 ha pubblicato sul suo sito un lungo intervento di analisi della situazione italiana.
“Il Parlamento deve approvare una nuova legge per eliminare le pene detentive per la diffamazione, dichiarate incostituzionali dalla Corte costituzionale. Ciò sarebbe anche in linea con la raccomandazione contro le cause abusive (SLAPP) adottata un anno fa dalla Commissione europea”, aveva scritto RSF. Aggiungendo: “Le SLAPP (Strategic Lawsuit Against Public Participation) sono azioni legali spesso superficiali e prive di contenuto, basate su richieste esagerate e il più delle volte abusive, che mirano a intimidire, screditare professionalmente e molestare i destinatari, con l’obiettivo ultimo di ricattarli e metterli a tacere. Nell’indice mondiale della libertà di stampa di RSF, l’Italia occupa il 58esimo posto, il peggiore di tutti i Paesi dell’Europa occidentale (ad eccezione della Grecia). Nonostante il panorama mediatico vario e dinamico, la libertà di stampa risulta essere minacciata da lacune legislative, difficoltà economiche e conflitti d’interesse. Diversi giornalisti che indagano su mafia, corruzione e gruppi estremisti sono minacciati e, talvolta, aggrediti fisicamente. Sono circa 20 i giornalisti che vivono sotto scorta. I professionisti dei media italiani hanno bisogno di misure sistemiche – come una legislazione anti-SLAPP – che permettano loro di lavorare liberamente e di evitare l’autocensura. Il Consiglio d’Europa, nel rapporto annuale sul diritto d’informazione, ha scritto che l’Italia non solo non è riuscita a depenalizzare la diffamazione, ma il suo nuovo governo di coalizione ha dato il benestare a procedimenti legali volti a mettere a tacere coloro che lo criticano”.